Karma è una parola sanscrita che significa “azione”.
Sicuramente ne avrai già sentito parlare, e anch’io ne ho fatto cenno in articoli come “Vata, Pitta, Kapha: quale è la tua energia dominante?!” e “Dimensioni quantistiche e Yogin vegani: l’inutilità spirituale della dieta vegana”.
“La legge del Karma”, “avere un Karma negativo”, “questione di Karma”… Ormai sono frasi entrate a far parte del linguaggio comune, utilizzate sia dai buddhisti, che credono fermamente in questo principio, che da chi professa altre religioni.
Siamo sicuri però di utilizzare tali riferimenti nel modo corretto?
Cos’è davvero il Karma secondo coloro che ne hanno trasportato il concetto attraverso i millenni?
Come funziona e come può tornarci utile nella vita di tutti i giorni?
Cerchiamo di scoprirlo insieme…partendo dalle interpretazioni errate!
Il Karma non è fatalismo
Spesso tendiamo ad associare il concetto di Karma con qualcosa di inevitabile, indipendente dalla nostra volontà.
Non è così, e ce lo rivela il significato stesso del termine. Eseguire “un’azione” infatti presuppone compiere una scelta, la quale a sua volta deriva da un pensiero cosciente…
Il dubbio può essere questo: siamo davvero coscienti dei nostri pensieri?
Spero proprio di sì! Altrimenti addio libero arbitrio…
Potremmo approfondire la questione, ma non voglio andare fuori tema.
Stiamo parlando del Karma, e della severa legge di causa e effetto che sottintende.
Ogni azione infatti ne determina un’altra, in una catena infinita di conseguenze la cui eco riverbera da una vita alla successiva, per l’eternità.
Così azioni, emozioni, parole e pensieri negativi (le cause) producono effetti negativi, che raccoglieremo nell’immediato futuro oppure in una prossima incarnazione. Lo stesso vale, naturalmente, per tutto ciò che è positivo!
Il Karma, l’Inferno e il Paradiso
Noi occidentali abbiamo più familiarità con il concetto di “Inferno e Paradiso”: se durante la vita ti comporti bene, allora la tua anima guadagna il diritto di bearsi nel regno dei cieli; se invece compi azioni empie, ti aspettano torture e fuoco eterni…
Personalmente ho abbandonato i dettami del Cattolicesimo da moltissimi anni, tuttavia è sempre sbagliato condannare una dottrina senza un’analisi approfondita, o basandosi sulle atrocità commesse da chi ne è portatore… Inoltre è opportuno considerare la cultura all’interno della quale si è sviluppata, e l’indole degli uomini che ne hanno deciso i parametri.
Infatti, come ho già accennato nell’articolo “Reincarnazione e vite precedenti: la testimonianza dello psichiatra Brian Weiss”, fu l’imperatore Costantino I, durante il concilio di Nicea (anno 325 della nostra era) a rimuovere il dogma della reincarnazione, fino a quel momento parte integrante della religione cristiana…
Chissà, forse temeva semplicemente che un popolo sottomesso, conscio di disporre dell’eternità per redimersi, non avrebbe chinato così facilmente la testa ai soprusi dei potenti…
Sì, la questione continua ad essere tremendamente attuale, ben diciassette secoli dopo!
Ma non occorre rispolverare dogmi perduti (o censurati) per poter integrare la legge del Karma con l’idea di Inferno e Paradiso.
Se per un istante accettiamo di credere nella reincarnazione, allora sarà facile capire come il nostro Karma concorra a determinare i nostri personalissimi Inferni e Paradisi…
Chi decide in quale corpo nasciamo?
Ecco la domanda chiave!
Come viene individuata la nostra condizione natale? La famiglia, il ceto sociale, eventuali malattie e malformazioni congenite…
Tutte queste caratteristiche hanno un’incidenza incredibile sul nostro futuro, e non di rado determinano una vita d’inferno o un’esistenza paradisiaca.
Certo, potremmo anche “dare la colpa” al caso o a un Dio – o agli Dèi – ingiusti e sadici, ma questa è la strada più semplice, è un “esonero di responsabilità”… E se stai compiendo un percorso di ricerca spirituale, sono certo che non ti accontenterai della soluzione più facile!
Sta a noi comunque scegliere se maledire il destino oppure accettare che tutto ciò sia stato un effetto del nostro agire passato… In ogni caso ricorda che è lo sforzo che facciamo per cambiare la nostra condizione presente che sancisce il nostro libero arbitrio.
Naturalmente a condizione di orientare la nostra mente e la nostra energia verso precisi obiettivi. E per farlo è necessaria una volontà ferrea… Ti interessa sapere come ottenerla? Leggi l’articolo “Il potere della forza di volontà tra presente e passato”! Ma intanto torniamo a parlare di Karma!
Il Karma – Uno sguardo ravvicinato
Nell’universo duale in cui abitiamo, il nemico più grande è la nostra mente, fedele compagna dell’Ego.
Nel saggio “Grande concentrazione e visione profonda”, Tien T’ai afferma che “la causa interna – la mente – è ciò che provoca l’effetto latente. Viene anche chiamata Karma.”
Nel suo libro “La meravigliosa legge del Loto”, Richard Causton ci spiega infatti che “ogni tentativo di migliorare le nostre condizioni è destinato all’insuccesso se contemporaneamente non modifichiamo dentro di noi quelle tendenze che hanno prodotto le nostre condizioni attuali.”
Per dirla con il suo esempio, è inutile cambiarsi i vestiti se non ci facciamo la doccia… Il cattivo odore si sentirà comunque!
Questo effetto latente si ripercuote anche su chi gravita attorno a noi: un pensiero, una parola, un’azione o un’emozione, soprattutto se negativi, hanno il potere di influenzare la mente e l’emotività di coloro con i quali li condividiamo, consapevolmente o meno (le famose “mele marce” in tal caso saremmo proprio noi!).
Rimane comunque fermo il principio di “indipendenza karmica”: se è qualcun altro ad avvicinarci con “latenze negative”, è sempre una nostra scelta entrare o meno in risonanza con le sue vibrazioni. Possiamo scegliere se corrompere il nostro stato karmico oppure se proseguire per “la retta via”.
Anzi, chi ci avvicina con negatività ci offre l’opportunità di incrementare il nostro Karma positivo, semplicemente offrendogli l’aiuto necessario per distruggere le tendenze negative con le quali l’altro affronta la sua vita e il mondo.
Non siamo tutti uguali…
Un titolo del genere fa pensare subito a sessismo e razzismo. Ma non è a queste differenze che mi riferisco.
Sto parlando delle scelte che ognuno di noi fa in ogni momento, ogni giorno, in ogni vita fin dalla notte dei tempi.
Come si può essere giunti tutti allo stesso “livello di Karma”?
Non è possibile, ed è sotto gli occhi di tutti, in ogni ambito della società, indipendentemente dal credere o meno alla legge del Karma.
La semplice scelta di non vedere o di non sentire un determinato stato di cose può risultare assurda e incomprensibile per gli altri.
Allo stesso modo tutti noi abbiamo presente la sensazione di incredulità – e rabbia? – quando osserviamo qualcuno mostrare indifferenza di fronte al disboscamento intensivo, alle torture inflitte agli animali in nome della “ricerca scientifica”, all’inquinamento sconsiderato dei mari, agli incendi dolosi, alle morti bianche per fame… Soltanto per fare alcuni esempi.
A volte sembra che il mondo vada in direzione di ciò che, secondo i più ovvi canoni del buon senso, è moralmente inaccettabile.
Cos’è che afferra con forza la volontà di coloro che provocano simili scempi?
Soltanto un immenso Karma negativo? O qualcos’altro..? Per uno spunto di riflessione “fuori dalle righe” ti consiglio di leggere l’articolo “La mente nel cuore: un antico metodo scientifico per ritrovare il benessere psicofisico”.
Per il momento limitiamoci ad osservare gli effetti del Karma sui singoli individui…
L’individuo in un’ottica più ampia
Per quanto il mondo sia un luogo ingiusto e meschino, la sua tendenza a “sbagliare”, globalmente parlando, si ripercuote sui singoli individui offrendo loro una possibilità da non sottovalutare: evolvere attraverso la sofferenza.
Avrai notato che, per quanto bella e ricca possa essere la vita di qualcuno, nasconde sempre dei lati oscuri…sempre!
Non c’è milionario, né personaggio famoso o divo della TV che riesca a sottrarsi a questa legge universale.
Malattie, incidenti, lutti, depressione, traumi psicologici… In qualche modo trovano sempre la via per colpire anche i “più fortunati”, quando meno se lo aspettano.
Nelle tradizioni orientali, per quanto assurdo possa sembrarci, questa è considerata una fortuna: una vita senza sfide è una vita inutile. Trovandoci su questo piano inferiore di materia, corrotto e transitorio, è quindi opportuno sfruttare ogni “benevola” ingiustizia che distrugge la nostra zona di comfort, approfittandone per evolvere spiritualmente e liberarsi dagli attaccamenti terreni dell’Ego.
La scienza della morte e le sei classi di esseri senzienti
A questo punto è necessario spendere qualche parola in più sulla visione buddhista del processo di reincarnazione.
I mistici tibetani, in particolare, non si sono accontentati dei dogmi del Buddhismo classico, e nel corso dei secoli i più grandi metafisici della storia hanno fatto della morte una vera e propria scienza, esplorandone i confini e tornando coscientemente tra i vivi.
Anche se tutto ciò è lontano da quello in cui credi – e ne hai tutte le ragioni! – non fa mai male lanciare un’occhiata in questo oceano di conoscenze, che abitualmente passano del tutto inosservate nelle nostre istituzioni scolastiche…
Ecco allora che il Bardo Thodol, meglio conosciuto come “Il Libro Tibetano dei Morti”, ci descrive le peregrinazioni dei defunti nell’al di là, le modalità di morte e separazione dello spirito dal corpo e le possibilità che ci aspettano al momento della successiva incarnazione.
Tralasciando le tecniche utilizzate dai grandi lama per aiutare le persone comuni durante la morte del veicolo fisico, mantenendone viva la consapevolezza man mano che i cinque sensi vengono meno, spingendo il loro spirito a fuoriuscire dalla sommità della testa piuttosto che da altri punti, consigliando la giusta strada al fine di evitare i tranelli del mondo astrale, ecc… Ecco quali possibilità ci attendono nelle nostre innumerevoli esistenze.
Si tratta di sei classi di esseri animati, viventi e senzienti, appartenenti comunque alle più basse dimensioni dell’esistenza: la terza (la nostra) e la quarta, con tutti i suoi livelli e substrati sottili. [Se ti interessa approfondire leggi gli articoli “La composizione della macchina umana: corpi sottili e aggregati vibrazionali” e “Perché cadiamo prima di addormentarci?”]
Ovviamente la scelta è determinata dalla natura e dal grado di maturazione delle proprie azioni passate, che tradotto corrisponde al livello di evoluzione spirituale raggiunto nella somma di vite già vissute:
- Gli dèi (o deva): esseri celesti, ma pur sempre mortali, il cui stato mentale è generalmente quello dell’orgoglio e dell’esaltazione egoica;
- I non-dèi, o antidèi (gli asura): una sorta di Titani, ostili e gelosi;
- Gli esseri umani, influenzati dai cinque stati mentali dissonanti: secondo la letteratura dell’Abhidharma, questi sono l’attaccamento, l’avversione, l’orgoglio, il dubbio e le idee discordanti, che a loro volta derivano dall’ignoranza fondamentale, ovvero l’incapacità umana di comprendere la vera natura della realtà;
- Gli animali, che vivono dominati dall’istinto;
- I non-umani, o spiriti, i quali, a seconda dei testi di riferimento, comprendono geni, fate, folletti ecc, generalmente benevoli, e gli spiriti tormentati (preta), dominati dall’attaccamento e dal desiderio;
- Gli abitanti dei regni infernali (naraka o yidag): esseri mostruosi perennemente torturati da fame e sete, oppure abitanti dei vari purgatori, dominati da odio, rabbia e paura.
Tutti questi esseri mortali rappresentano in qualche modo la proiezione dei nostri stati mentali, e infatti in alcune tradizioni si ritiene che le cause di rinascita in uno dei sei regni siano rispettivamente l’orgoglio, la gelosia, l’attaccamento, l’illusione, l’avidità e l’odio.
Distruggere il Karma in un istante
Sul Karma ci sarebbe ancora molto da dire, ma non voglio annoiarti con antiche nozioni esoteriche. Lo spazio di un articolo è limitato, quindi voglio concludere con qualcosa che possa spazzar via la visione pessimistica tipica di chi crede alla legge del Karma!
L’accumulo di azioni negative nell’arco di moltissime vite può infatti portare a credere di dover impiegare altrettanto tempo per ripulirsi di tali effetti e conseguire la liberazione, la Buddhità.
Qui sta l’inghippo!
Nei 3000 possibili stati d’animo dell’essere umano, esiste sempre, in ogni istante, anche la potenziale Buddhità! Come mi ricorda una cara amica, la mia maestra sciamana, dobbiamo tener presente che il tempo esiste soltanto in questa dimensione terrena…e che forse, al di fuori di essa, il nostro Io spirituale osserva divertito tutte le nostre incarnazioni…simultaneamente!
Abbiamo detto che cambiare stato è una questione di scelta, uno sforzo di volontà che supera la mente e l’emozione, guidato da un istinto atavico che riecheggia la nostra più intima natura.
Anche il mio vecchio maestro di metafisica ha sempre ripetuto che la comprensione – se il termine è più tangibile di “Illuminazione” – può colpirci in ogni momento, non importa la quantità di Karma negativo accumulato o le azioni compiute in un certo periodo.
Seguire le regole è difficile, modulare il proprio temperamento ai canoni imposti da altri quasi impossibile… Occorrerebbe studiare, meditare, fare tutto nel migliore dei modi e forse il tempo di una vita non basterebbe. Allora dovremmo ricominciare dall’inizio, senza memoria e con il rischio di inciampare negli stessi errori…
Ma la scelta di essere noi stessi avviene nel qui ed ora, ed è il qui ed ora l’unica realtà esistente fuori dal tempo!
Lo stesso vale per l’interruzione del ciclo di morti e rinascite… Avviene in un istante, sospeso fuori dal tempo, appartenente ad un’altra realtà. Eppure in un qui ed ora assolutamente umano e terreno…e alla portata di tutti.
Adesso però basta filosofeggiare!
Quale che sia la tua interpretazione della legge del Karma, spero che l’articolo ti sia piaciuto, e ti saluto consigliandoti uno dei miei libri preferiti: “Siddharta”, di Hermann Hesse.
Ci sono più risposte in questo breve testo che in mille trattati di metafisica ed esoterismo!
Ma come sempre…tocca a noi scovarle tra le righe, risuonando sulla stessa lunghezza d’onda di tutti quegli uomini e quelle donne che nei millenni hanno cercato la risposta alla più famosa di tutte le domande: “chi sono io?”
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