Già in un paio di articoli ho accennato al potere della volontà: in “Resilienza: cos’è e perché non puoi farne a meno”, e in “Cosa significa essere forti? Arti marziali, volontà e Misogi”…
Tuttavia si tratta di un tema che ricorre spessissimo, sia nello sport che nella vita quotidiana.
“I nostri corpi sono i nostri giardini dei quali le nostre volontà sono i giardinieri”, “Imporre la propria volontà agli altri, è segno di forza. Imporla a se stessi, è segno di forza superiore”, e così via… Da Shakespeare a Lao Tsu, il principio di fondo è sempre lo stesso: volere è potere!
Tutto questo però lo sai già. La teoria è a portata di tutti… Ma nella pratica, come si esercita – e soprattutto, come si allena – il potere della volontà?
Attento a ciò che desideri!
Prima di proseguire, voglio fare una precisazione.
Spesso tendiamo ad associare “una forte e ben orientata volontà” con “l’esaudire i propri desideri e raggiungere i propri obiettivi”.
È giusto che sia così, altrimenti cosa ce ne facciamo della volontà?
Però questo ragionamento nasconde una trappola insidiosa: la dipendenza da materialismo ed ego.
Prima di decidere un obiettivo, dovremmo riflettere attentamente su cosa vogliamo davvero ottenere, e cosa invece desideriamo “per conto di altri”.
Cosa significa?
I canoni moderni di “benessere” hanno decisamente spostato l’ago della bilancia dello “star bene”. Vogliamo cose di cui non abbiamo bisogno, tendiamo a consumare per il puro gusto di farlo, desideriamo oggetti inutili e standard di vita spesso dannosi per la salute…
Non voglio scrivere un trattato di economia né di morale, ma credo che tu abbia afferrato il concetto!
“Apparire e possedere” sono ormai gli imperativi da seguire, gli obiettivi da raggiungere.
Dov’è l’identità in tutto ciò?
Tentativi moderni di canalizzare la volontà
Si parla molto di volontà oggigiorno: dai corsi motivazionali alle sette spirituali, dagli psicologi sportivi ai comunicatori carismatici…
Alla luce di quanto detto nel precedente paragrafo, quanto di tutto ciò fa davvero bene al singolo individuo?
Qui ognuno deve scegliere la propria risposta…
Come autore dell’articolo, però, non posso fare a meno di escludere alcune di queste pratiche dagli strumenti consigliati nel metodo Hashi.
L’esempio più eclatante è la tecnica dei 101 desideri di Igor Sibaldi: elencare 101 desideri in un quaderno, seguendo precise regole, e rileggerli ogni giorno per un anno intero! Dopodiché, buttare il quaderno e non pensarci più.
Lo scopo? Capire a fondo cosa desideriamo e orientare la volontà verso l’ottenimento di tali obiettivi, che spesso si realizzano… soprattutto se materialistici…
Una tecnica simile è la legge di attrazione, spiegata nel libro di Rhonda Byrne “The Secret”, tratto dall’omonimo documentario che raccoglie le interviste a grandi formatori e manager di successo statunitensi.
Il succo è questo: un essere umano può attrarre a sé, proprio come un magnete, tutte le situazioni o gli oggetti materiali che desidera, semplicemente pensandovi intensamente!
Avremo modo di approfondire queste tecniche nell’articolo “I ‘superpoteri’ dei mistici orientali spiegati dalla scienza moderna”; per il momento mi limito a dirti, in breve, che questo principio vede le sue origini nel movimento New Thought, nato negli Stati Uniti a metà ottocento: si tratta di una corrente di pensiero che riunisce organizzazioni scientifiche, credenze religiose e principi metafisici, secondo i quali la natura divina dell’uomo fa sì che un pensiero positivo e affermativo possa guarire la maggior parte delle malattie, che si originano dalla mente.
Rispetto ai 101 desideri e alla legge di attrazione, quest’ultimo movimento possiede sicuramente connotazioni spirituali di un certo valore, ma non posso fare a meno di storcere il naso di fronte alla sua “forma”… Per non dilungarmi troppo in questa sede, se vuoi sapere cosa intendo ti consiglio di leggere il precedente articolo “Cinque consigli per esplorare in sicurezza il mondo spirituale”!
Possiamo tuttavia cogliere un importante indizio da questi “metodi sconsigliati”: la volontà è in qualche modo collegata alla mente, e agisce sul corpo di chi ne fa uso.
La volontà: un passo indietro
Perché ho escluso le tecniche più famose volte ad utilizzare la volontà?
Per due motivi:
- Come ho già accennato, non ritengo costruttivo orientare i nostri sforzi verso un obiettivo finché non siamo sicuri che sia quello giusto; inoltre, spesso tale obiettivo risponde alle dinamiche dell’ego e del materialismo, e quindi, anche se raggiunto, è controproducente nell’ottica della crescita spirituale (non che non si debba stare bene materialmente! Ma attenzione a non farsi prendere troppo la mano…);
- La seconda ragione è più “terra terra”: per canalizzare la volontà bisogna prima possederla!
Spesso infatti diamo per scontato il primo step di questo strano processo: com’è possibile mettere in pratica tecniche sull’orientamento della volontà, quando non sappiamo bene cosa sia quest’ultima e dove ricercarne la fonte?
Inoltre, nella mia esperienza personale, ho scoperto che è proprio il processo di incremento della volontà a darti gli strumenti per capire poi dove orientarla!
Procediamo per gradi, partendo da un esempio sotto gli occhi di tutti… La DAD: la didattica a distanza!!!
Le conseguenze del “non allenare la volontà”: un esempio contemporaneo
Potremmo parlare all’infinito di quanto sia importante possedere una forte volontà, ma finché non ne analizziamo gli “effetti sul campo”, rimangono parole vuote.
Ecco allora un nuovo punto di vista sulla modalità di insegnamento – e sulle sue conseguenze! – che la situazione sanitaria globale ha imposto nel corso dell’ultimo anno.
Dopo circa due mezze stagioni di lezioni online, sia in ambito scolastico che in campo sportivo, chiunque sia nel ramo dell’insegnamento si è accorto che il rendimento non è lo stesso.
Sono state analizzate diverse possibili ragioni:
- Le difficoltà comunicative attraverso lo schermo;
- L’impossibilità di richiamare l’attenzione degli studenti, di tenerla “viva”, o di impedire loro di farsi distrarre dai molti stimoli esterni;
- La distanza sociale, ovvero l’impraticabilità del lavoro di gruppo;
- La mancanza di empatia nel rapporto allievo-insegnante;
- Gli evidenti ostacoli nel seguire lo studente, passo dopo passo, nell’esecuzione di un qualsiasi esercizio;
- La scarsa motivazione nel partecipare alle lezioni online…
Potremmo aggiungere altri punti all’elenco, ma voglio approfondire l’ultimo: il calo motivazionale riscontrato tra studenti e sportivi nel partecipare alle lezioni.
Se per molti l’origine di questo comportamento è scontata, contiene implicazioni da non prendere alla leggera…
Occorre innanzitutto suddividere i due campi: sport e scuola.
Tutti noi siamo o siamo stati adolescenti!
Sono certo che hai ben presente l’enorme differenza tra la voglia di andare a scuola e quella di fare sport con gli amici!
La motivazione è completamente diversa: lo sport si fa per passione, a scuola ci andiamo perché costretti.
È un dato di fatto, anche se poi, in età adulta, ci rediamo conto dell’importanza dello studio e del tempo trascorso tra i banchi di scuola…
Di fatto però, all’atto pratico, sono rari i giovani che vanno a scuola per passione!
Ecco quindi il primo fattore di rilievo: la passione con cui facciamo una determinata attività, che va di pari passo con la nostra volontà di svolgerla.
Tradotto: pratichi uno sport con passione? Allora non hanno importanza le modalità in cui lo svolgi, né il gruppo con cui ti alleni abitualmente. Continui ad allenarti e basta! Non hai spazio a sufficienza in casa? Lo trovi! Non ti trovi con le sedute di allenamento online? Ne fai a meno e ti alleni da solo!
Che sia una strada di fronte casa, una porta tra due sedie, un cerchio disegnato sul muro come canestro, due pezzi di tatami arrangiati in soggiorno… Qualunque sia la disciplina, il fuoco della passione trova il modo di permetterti di praticarla, sempre!
E i progressi arrivano, insieme ai risultati!
Ma per quanto riguarda la scuola?
La scuola e la “volontà di studiare”
Genericamente parlando, la maggior parte dei giovani tra i 12 e i 18 anni vanno a scuola perché costretti!
Come dicevo, ci siamo passati tutti, quindi è inutile fingere di non saperlo.
Quel “vanno a scuola” è la chiave del concetto che voglio esprimere: fino ad un anno fa, ogni mattina tutti erano costretti ad alzarsi dal letto, vestirsi e spostarsi fisicamente fino alla struttura scolastica.
E adesso?
Ora è sufficiente accendere il computer – e non la videocamera! – per “partecipare” alle lezioni da ogni luogo e in ogni condizione…
Oltre all’attenzione, è venuto meno anche lo studio da casa: nelle ore pomeridiane lo stimolo allo studio è decisamente calato, nonostante il background, in questo caso, sia rimasto il medesimo.
Perché?
Cosa c’entra tutto questo con la volontà?
Mettendo da parte la “passione per lo studio” e la voglia individuale di dedicarsi o meno alle materie scolastiche, quali elementi possiamo ricavare dall’analisi obiettiva della situazione, per trovare la radice di un problema non ancora affrontato, ovvero il crollo della volontà?
Il segreto della volontà: dare per ricevere
È una ricetta semplice, ai limiti della banalità, eppure non ce ne sono altre: la volontà va allenata. Si dà qualcosa e se ne riceve qualcos’altro in cambio.
In quest’ottica, “essere costretti ad andare a scuola”, con la sua routine di svegliarsi presto, prepararsi e trasferirsi all’interno dell’edificio scolastico, è l’allenamento ideale per trasformare un obbligo in un’abitudine, che diventa fonte di forza per svolgere tutte le attività legate ad essa: prestare attenzione, studiare e fare i compiti a casa!
Quest’abitudine è stata spezzata, sostituita dall’apatica risposta allo stimolo visivo di un computer/telefono, criticato nell’ambito dell’intrattenimento (social media) e del gioco virtuale come origine di crisi relazionali e di alienazione dalla realtà.
In Giappone hanno gli hikikomori… Speriamo di non arrivare a tanto, anche se le premesse già ci sono!
Tornando al legame tra volontà e abitudini, lo studio del 2010 “How habits formed: modeling habit formation in the real world”, afferma che un gruppo di soggetti impegnati a svolgere un compito assegnato, iniziano a ripeterlo volontariamente dopo un periodo compreso tra 70 giorni e 9 mesi, durante i quali tale compito deve essere svolto quotidianamente.
La rapidità con la quale l’abitudine si forma dipende dalla facilità di esecuzione e dal piacere personale che ne deriva!
Ecco spiegati i diversi risultati in ambito scolastico e in campo sportivo… E per quale motivo ho detto che “è proprio il processo di incremento della volontà a darti gli strumenti per capire poi dove orientarla!”
Impegnandoti in ciò che più è affine alla tua identità, otterrai maggiori risultati in minor tempo, e la tua passione ti permetterà di fare ciò che ad altri richiederebbe uno sforzo incredibile, ottenendo in cambio un’enorme quantità di volontà per perseverare nello scopo!
Ma andiamo oltre, osservando da vicino cosa comporta lo sforzo di generare un comportamento abitudinario.
I legami tra intenzione, volontà, azione e desiderio nelle “scienze antiche”
Un recente articolo su Focus svela cinque trucchi per ottenere una “super volontà”:
- Dirlo per crederci;
- Utilizzare ricompense e incentivi;
- Punirsi con un’auto-multa in caso di mancati obiettivi;
- Nascondere messaggi subliminali come post-it sparsi per casa;
- Guardare video divertenti (ti giuro che non ho capito per quale motivo!).
In ogni caso alla base di tutto c’è l’azione, e l’autocontrollo…
Gli induisti praticano l’ascetismo per sviluppare il controllo sul corpo e sulla mente, e per incrementare le abilità sensoriali e la concentrazione.
In sanscrito la parola per “ascetismo” è “tapas”, che originariamente indicava “un’attività per scaldare qualcosa attraverso il calore – la fiamma”.
Questo calore, questa fiamma, è generato dal desiderio di cambiamento che alberga dentro ciascuno di noi, dalla volontà di migliorare e raggiungere i propri obiettivi, di spezzare le vecchie abitudini per crearne di nuove e più costruttive!
Spostandoci dall’India alla Cina, troviamo il motto “Yì dăo qì, qì dăo lì”: “la mente guida l’energia, l’energia guida la forza”.
Questa energia (vedi anche “Jing, Qi, Shen, i tre tesori: risveglia il tuo potenziale e vivi in salute”) è il calore di cui parlavamo prima, la fiamma alimentata dalla volontà di una mente forte e controllata, che orienta la propria azione verso un preciso obiettivo, trovando così la forza per raggiungerlo.
Nel già citato articolo sulla Resilienza, ho inserito una serie di ideogrammi legati al senso di questo modo di dire, che ripropongo anche qui:
意 – “yì”: idea, pensiero, desiderio, intenzione;
意志 – “yìzhì”: volontà, potere della volontà, determinazione;
“zhì” è a sua volta composto da:
士 – “shì”: soldato, persona addestrata in un determinato campo;
心 – “xīn”: cuore, sentimento, intenzione, ma anche mente, spirito, anima… (se ti interessa approfondire la storia e il significato nascosto di questo ideogramma, leggi l’articolo “La mente nel cuore: un antico metodo scientifico per ritrovare il benessere psicofisico“).
Infine:
武士 – “wǔshì”: guerriero, dove 武 “wǔ” indica tutto ciò che è marziale…
Lascio a te le dovute deduzioni… Gli ideogrammi però non sono come le nostre parole, formate da lettere; nascondono una storia, tracciano un percorso verso antichi segreti, come fili di seta non ancora districati dal bozzolo, ma neppure spezzati dal tempo…
Ecco allora la ragione del perseverare, dell’insistere su un’attività apparentemente inutile, del fare un tuffo in un fiume ghiacciato in pieno inverno…
Gli indizi raccolti da Madame Blavatsky
“È “upā”, o l’intenso desiderio, quello che produce la volontà, ed è la volontà quella che sviluppa la forza, la quale ultima genera la materia, ossia un oggetto che ha forma”, afferma Madame Blavatsky in “Iside Svelata”.
Questa volontà è l’unica in grado di utilizzare al meglio l’energia di cui il nostro organismo è pervaso fin dalla nascita, dandole una direzione prima che si dissipi irrimediabilmente. Infatti “questo principio vitale, abbandonato a se stesso, seguirà ciecamente le leggi della natura […]”.
“Io voglio, e il mio pensiero, attraversando lo spazio, avvolge il corpo di un altro individuo che non fa parte del mio […] e, dominando le sue facoltà, se sono più deboli, lo costringe ad una data azione. […] La fascinazione, che possiamo vedere esercitata da alcuni animali, ad esempio dai serpenti sugli uccelli, è un’azione cosciente della volontà e il risultato di un pensiero.”
È il “vincere senza combattere” che si usa dire nelle arti marziali riferendosi ai più forti, è la capacità di “certe persone che, pronunciando date parole, arrestano tori e cavalli selvaggi lanciati al galoppo […]”, come testimonia anche Francesco Orioli, scienziato, medico, letterato, archeologo e politico italiano, tra i fondatori della Repubblica Romana.
In quanto alla pronuncia delle “date parole”, e del potere del suono, sarò più dettagliato nell’articolo “Mandala, Mantra e Mudra: arti del suono e geometrie sacre”.
Ottenere un’immensa volontà
Basta con le parole!
È il momento di mettere in pratica ciò che abbiamo capito: la volontà è un “dare per ricevere”, o meglio, un “fare per ricevere”!
Quindi non resta che capire cosa vogliamo fare, e farlo pian piano, un passo alla volta, con costanza e senza troppe aspettative…
Funziona?
Diventa un’abitudine?
Se sì, sei sulla strada giusta, altrimenti devi cambiare qualcosa.
L’importante e che tu non ti arrenda, che continui a provare, ed il semplice sforzo di perseverare ti fornirà la volontà di cui hai bisogno per orientare la tua fiamma interna verso il successo ed il conseguimento del risultato!
Ricordati però che non sempre seguire la via diretta è l’unica strada: impegnarsi a fondo in un’attività, anche se non piace, rafforza comunque la tua volontà! Quindi impegnati sempre nelle sfide che la vita ti propone, finché la “sfida giusta per te” non si presenterà, e allora avrai accumulato abbastanza forza di volontà per affrontarla e vincerla!
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