L’India tra spiritualità, cultura e agribusiness
Sinossi
Il presente studio è nato in seguito ad un viaggio di tre mesi nel subcontinente indiano, periodo di tirocinio universitario che mi ha permesso di entrare in contatto con la cultura autoctona, di studiare l’agricoltura e l’economia locali, di intervistare i protagonisti – e le vittime – del “progresso” contemporaneo e di insegnare la lingua inglese presso le scuole dell’Andhra Pradesh.
Questa tesi fornisce una panoramica globale su vari aspetti della cultura indiana, con particolare attenzione all’influenza dell’Occidente nello sviluppo socioeconomico degli ultimi due secoli. Dalle molteplici fedi religiose alle guerre, dalla colonizzazione alle multinazionali, dalla tradizione alla tecnologia, i contrasti sembrano caratterizzare l’anima stessa dell’India moderna.
È in questo contesto che assistiamo ad un’impennata dei casi di suicidio tra gli agricoltori indiani, oppressi dai debiti e incapaci di stare al passo con le innovazioni portate dalle multinazionali. Ed ecco che i diritti di proprietà intellettuale, le sementi geneticamente modificate, l’espropriazione delle terre e gli altri interventi delle aziende statunitensi sembrano corrispondere, dati alla mano, ai picchi massimi di suicidi registrati dal National Crime Record Bureau indiano.
Come trovare felicità e giustizia in un Paese dove la verità viene messa al servizio del denaro, e dove l’istruzione non è che l’ennesimo metodo per favorire un “progresso” che sancisce la povertà del 95% della popolazione?
Che senso può avere imporre una “modernità straniera” ad un popolo le cui necessità sono agli antipodi rispetto al materialismo occidentale?
Fino a che punto la crescita economica può giustificare la distruzione delle risorse ambientali e umane del pianeta?
Domande apparentemente senza risposta, fintanto che l’umanità non tornerà a chiedersi che costo può avere la direzione intrapresa dalla moderna civiltà sulla sua stessa anima.