Il mistero delle mappe impossibili: antichi navigatori o esploratori alieni?

1 Feb 2021 | Viaggi e Ambiente

Non è facile dare un taglio scientifico ad un articolo sul cui titolo compaiono gli “alieni”!

Sebbene ormai molti scienziati ammettano l’esistenza di forme di vita extraterrestri, non posso fare a meno di storcere il naso di fronte alla storiella dell’omuncolo verde o grigio che attraversa la galassia per rapire mucche e ignari passanti…

Sia chiaro, non rientro tra coloro che ritengono il pianeta Terra l’unico abitato, o l’uomo in cima alla scala evolutiva. Parlando di probabilità, in un universo infinito mi risulta difficile concepire la Terra come unico “regno di vita intelligente”

Ma in quanto all’aspetto e alle modalità di “viaggio spaziale”… diciamo che i parametri forniti dalla cinematografia non mi hanno convinto.

In ogni caso lo scopo di questo pezzo non è certo quello di parlarti della mie idee sugli alieni!

Voglio piuttosto portare alla tua attenzione una delle pagine più controverse della storia… Della quale naturalmente nessuno ti ha mai parlato.

Mi riferisco alle antiche mappe che contengono dettagli impossibili per l’epoca, tracciate con un’accuratezza degna dei più moderni sistemi satellitari!

Ne ho già fatto cenno nell’articolo “I misteri irrisolti e la sindrome della teoria del complotto”, citando un estratto del mio romanzo, “Il Viaggiatore”, ma stavolta voglio accompagnarti in un’esplorazione dettagliata di questo affascinante mistero millenario!

 

La storia e l’universo: gli orizzonti del mistero

Vuoi svegliarti la mattina e pensare che il futuro sarà fantastico – e questo è ciò che significa essere una civiltà che viaggia nello spazio. Si tratta di credere nel futuro e pensare che il futuro sarà migliore del passato. E non riesco a pensare a niente di più eccitante che andare là fuori ed essere tra le stelle.”

Con queste parole Elon Musk, miliardario visionario e CEO di SpaceX, sintetizza uno dei più grandi sogni dell’umanità: svelare i misteri dell’universo.

I grandi successi di quest’azienda aerospaziale nell’ultimo ventennio hanno completamente stravolto gli orizzonti dell’esplorazione spaziale, arrivando perfino ad avanzare l’ipotesi di una colonizzazione del suolo marziano

[Se sei un fisico, ti invito gentilmente a spiegarmi nei commenti come è stato risolto il “problemino” delle fasce di Van Allen…!]

SpaceX è riuscita addirittura ad aprire i cancelli del volo spaziale ai privati, per una modica cifra – si fa per dire… – che si aggira tra i 50 e i 150 milioni di dollari!

Naturalmente sono in pochi a potersi permettere di investire tali cifre in simili progetti… Tuttavia, escludendo il fattore denaro, mi risulta quantomeno singolare la scelta di orientare gli sforzi conoscitivi in un’unica direzione: l’esterno, il futuro.

Che ne è delle nostre origini? (E della “salute” del nostro pianeta, ma questa è un’altra storia…)

Cosa sappiamo esattamente del passato della razza umana?

Non mi riferisco al luogo comune della “storia scritta dai vincitori e dai potenti”, o alle incongruenze degli ultimi secoli… Parlo di millenni or sono, quando secondo i libri di storia l’uomo viveva di caccia e raccolta, mentre anno dopo anno spuntano alla luce reperti di città apparentemente molto avanzate sia da un punto di vista architettonico, sia nelle scienze e nelle tecniche.

Viviamo in un’epoca di cambiamenti climatici, eppure nessuno scienziato è ancora riuscito a dare una spiegazione definitiva alle ere glaciali…

Prima di tuffarci in un salto di 10.000 anni, però, rivolgiamo l’attenzione ad alcuni eventi piuttosto recenti, che come al solito ci sono stati “tramandati” dalla scuola non privi dei dovuti filtri…

Eventi che, in qualche modo, hanno segnato una svolta nella storia del mondo intero, e che tuttavia conservano ancora molti lati oscuri.

 

Cristoforo Colombo e la (ri)scoperta dell’America

Correva l’anno 1492 quando, il 3 agosto, dal comune portuale spagnolo di Palos de la Frontera salparono Cristoforo Colombo a bordo della Santa María, Vicente Yáñez Pinzón a bordo della Niña e Martín Alonso Pinzón a bordo della Pinta.

L’organizzazione del viaggio “per raggiungere attraverso l’Atlantico le Indie, il Catai ed il Cipango” (rispettivamente i nomi di Cina e Giappone riportati da Marco Polo nel suo “Milione”) non fu affatto scontata, né tantomeno di breve durata: Colombo chiese il primo finanziamento al re Giovanni II di Portogallo nel 1483, ben nove anni prima della partenza!

Al suo rifiuto ne seguirono molti altri, che portarono Colombo sull’orlo della bancarotta: per mantenere la sua famiglia il navigatore genovese si vide costretto a vendere i suoi libri e a disegnare mappe.

Disegnare mappe

Lasciamo un attimo in sospeso questo dettaglio e proseguiamo nella narrazione.

Convinta dal suo confessore, padre Juan Pérez, e da altri collaboratori, la regina Isabella di Castiglia decise finalmente di finanziare l’impresa di Colombo, accettando anche le sue esose condizioni: “il titolo di ammiraglio e la carica di viceré e “governatore delle terre scoperte”, che doveva essere ereditario, la possibilità di conferire ogni tipo di nomina nei territori conquistati e, inoltre, una rendita pari al 10% di tutti i traffici marittimi futuri.”

Tra principi di ammutinamento, tempeste e cambi di rotta, la mattina del 12 ottobre 1492 le caravelle riuscirono finalmente a sbarcare su un’isola chiamata, nella lingua locale, Guanahani, che Colombo battezzò con il nome di Isola di San Salvador (oggi probabilmente un’isola delle Bahamas).

Da qui in poi la storia la conosciamo tutti.

O meglio, la diamo per scontata: ci accompagna la vaga idea di “Colombo grande esploratore e scopritore delle Americhe, eroe di tempi remoti”… Fin quando poi, dopo un vuoto storico e temporale non indifferente, nella nostra mente si riallaccia la consapevolezza degli orrori compiuti dai conquistadores spagnoli…

 

Cristoforo Colombo e un paio di scomode verità

Lo storico statunitense David E. Stannard, nel suo saggio Olocausto Americano, ci mette a parte della reale condotta di Colombo nelle terre sotto il suo controllo, sottolineando i fattori culturali, personali e psicologici che lo pongono allo stesso livello dei futuri conquistadores spagnoli:

Sotto molti punti di vista, Colombo non fu altro che un’incarnazione attiva e teatrale della mente e dell’anima europea, e in particolare mediterranea, del suo tempo: un fanatico religioso ossessionato dalla conversione, dalla conquista o dallo sterminio di tutti gli infedeli; un crociato degli ultimi giorni in cerca di fama personale e ricchezza, che si aspettava che il mondo immenso e misterioso che aveva scoperto fosse pieno di razze mostruose che abitavano le foreste selvagge e di gente felice che viveva nell’Eden.

Provava anche un’intolleranza e un disprezzo tale per tutto ciò che non appariva e non si comportava come lui, per chi non credeva in ciò che lui credeva, che pensò che fosse accettabile imprigionare, rendere schiavi e uccidere le persone che non erano come lui.

Fu la personificazione secolare di ciò che più di mille anni di cultura cristiana avevano creato.

A questo punto, il fatto che abbia dato avvio a una campagna di orribili violenze contro i nativi dell’isola di Hispaniola non dovrebbe più sorprendere nessuno. Piuttosto sarebbe sorprendente se ‘non’ avesse inaugurato la carneficina.

Su Wikipedia si legge il seguente paragrafo:

Chi si oppone alla sovrapposizione netta tra l’operato di Colombo e quello dei successivi conquistatori spagnoli delle Americhe sottolinea come il vero e proprio genocidio dei popoli amerindi non fu dettato esclusivamente dalle brutalità e dallo sfruttamento ad opera dei colonizzatori ma il contesto di un contatto che portò con se virus e altre malattie che decimarono la popolazione delle Americhe.

Che è un po’ come negare che un altro olocausto sia in corso nel continente Africano ormai da 700 anni…

Comunque, lasciando da parte correnti di pensiero e prese di posizione politiche, inutili per la nostra analisi, voglio portare la tua attenzione su un’altra interessante controversia: la retrodatazione della scoperta del continente americano.

Sebbene anche Wikipedia (faccio riferimento alla famosa enciclopedia online perché, in linea di massima, è la “fonte di sapere” più a portata di mano) ammetta la scoperta delle Americhe da parte di altri navigatori precedenti a Cristoforo Colombo, non si entra mai nel dettaglio, o nelle implicazioni che avrebbe la conferma di tale “teoria”.

 

Il mondo e le sue antiche mappe

Scavando tra archivi, antichi volumi e… sabbia, il giornalista ed esploratore scozzese Graham Hancock ci rivela un curioso antefatto all’impresa di Colombo, nascosto nella leggenda irlandese della navigazione di San Brandano.

La versione più antica giunta a noi è riportata nella “Vita di san Colomba”, dell’abate Adamnano, scritta prima dell’anno 704 della nostra era.

Qui si può leggere “di come Brandano, dopo essere salpato dall’Irlanda, nel VI secolo, assieme a un gruppo di monaci, avesse navigato l’Atlantico, riuscendo a trovare, alla fine della sua spedizione, ‘un’immensa terra a ovest… la Terra Promessa’”.

Hancock non può fare a meno di notare come, ancora una volta, le antiche nozioni marinare Mediterranee e Europee fossero “ossessionate dalla stessa idea geografica che era stata esposta da Platone: quella cioè che un ricco e quasi sconfinato ‘continente opposto’ aspettasse l’arrivo di navigatori tanto temerari da tentare la traversata dell’Atlantico.

Dov’è nata questa idea? Per quale motivo?

E soprattutto… quando?!

Domande inevitabili per gli appassionati di misteri storici…

Non è semplice trovare una risposta, soprattutto senza tirare in ballo il mistero di Atlantide, che non possiamo permetterci di affrontare in un breve articolo!

Tuttavia, se ben ricordi, poco fa ti ho chiesto di mettere da parte un dettaglio interessante, ovvero i 9 anni trascorsi da Colombo a studiare e a disegnare mappe, in attesa di ricevere il finanziamento per far vela verso ovest…

Ma come si disegnano mappe sulla terraferma?

Semplice: copiandone altre più antiche

 

Il pirata turco Piri Re’is

Esiste una mappa datata 1513, ad opera dell’ammiraglio turco Pīrī Re’īs (“Re’īs” significa proprio “ammiraglio”), che riporta in modo sbalorditivo i confini delle Americhe appena scoperte, ed uno sconcertante trafiletto scritto a mano circa l’origine del “sogno” di Colombo:

Sembra che a scoprire questa regione fu un infedele, un genovese chiamato Colombo. Ecco come accadde: nelle mani di questo Colombo capitò un libro, grazie al quale egli apprese che il Mare Occidentale aveva un limite, in altre parole che a occidente c’era una terra, con le sue sponde e le sue isole, ricca di diversi minerali e pietre preziose.

Avendo letto attentamente questo libro, egli riferì ogni cosa agli anziani di Genova e disse: ‘Orsù, datemi due navi e io andrò e scoprirò questi luoghi’. E gli anziani dissero: ‘Folle, come puoi credere che il Mare Occidentale abbia fine? Esso affonda nelle nebbie dell’oscurità.’

L’ultima frase è ovviamente un retaggio della “teoria della Terra piatta” diffusa dalla chiesa cattolica, ennesimo insulto all’evidenza e all’evoluzione umana, propagandato per allinearsi alla perversa interpretazione dei testi cristiani…

In realtà anche questo punto va chiarito una volta per tutte: la circonferenza della Terra fu misurata per la prima volta – almeno secondo la storia oggi accettata – nel terzo secolo prima della nostra era, da Eratostene di Cirene, bibliotecario della Biblioteca di Alessandria.

Il suo metodo originario è andato perduto, ma la versione semplificata ci è stata tramandata da Cleomede – astronomo e matematico greco – e prende in considerazione la città di Alessandria d’Egitto e quella di Siene (oggi Assuan), la perpendicolarità dei raggi solari durante il solstizio d’estate, ecc… Ti ricorda nulla?

Scommetto che anche tu hai avuto un flash delle scuole elementari!

Comunque, senza entrare troppo nei dettagli, il risultato finale fu impressionante per l’epoca: determinò la lunghezza della circonferenza terrestre con un errore di circa l’1,4%!

Insomma, fin dall’antichità si sa che la Terra è sferica, indipendentemente dai falsi miti e dai vari e ripetuti tentativi di sabotaggio della conoscenza (se pensi che ancora oggi c’è chi crede che la Terra sia piatta…).

Detto questo, e tornando alle nostre mappe, quale poteva essere il fantomatico libro dal quale, secondo Pīrī Re’īs, Colombo aveva tratto la sua cartografia e – forse – il suo segreto intento di riscoprire un continente perduto?

Se fosse “Il Milione” di Marco Polo, o l’“Introduzione geografica” di Tolomeo, o l’“Imago Mundi” del cardinale d’Ailly, “il paradigma codificato della scoperta del Nuovo Mondo sarebbe salvo”, dal momento che tutti quei testi riconoscevano già la sfericità della Terra ed erano contemporanei di Colombo.

Tuttavia, come ci ricorda lo storico ed esperto di cartografia Gregory McIntosh, nessuno dei volumi citati ammetteva la possibilità di raggiungere l’Asia navigando verso ovest dall’Europa, né tantomeno conteneva elementi che facessero pensare ad un ulteriore continente tra i due già conosciuti.

Quindi il mistero rimane tale: da quali fonti aveva ricavato la sua mappa Colombo?

Tale mappa, insieme ad altre 19 provenienti dalla biblioteca di Alessandria d’Egitto, era stata utilizzata perfino dallo stesso Pīrī Re’īs per disegnare la propria, già citata, datata 1513…

Una mappa che, oltre alle Americhe “appena scoperte”, riporta un ulteriore dettaglio inspiegabile: i confini dell’Antartide, scoperta soltanto nel 1818

 

Antichi navigatori o esploratori alieni?

Il mistero si infittisce man mano che vengono alla luce altri portolani – mappe medievali – contenenti dettagli impossibili da conoscere per i cartografi dell’epoca.

Rimaniamo su quella di Pīrī Re’īs, che non ha ancora finito con le sue sorprese!

Su di essa infatti è segnalata la presenza della dorsale atlantica, i rilievi montuosi sommersi che sono stati scoperti soltanto grazie all’utilizzo di macchinari moderni come il sonar e l’ecoscandaglio.

Possibile che, al tempo dei redattori delle mappe originali, tali catene montuose non fossero ancora sommerse dalle acque?

Il salto nel tempo fino a 10.000 anni fa, accennato ad inizio articolo, sembra sempre più inevitabile…

Infatti c’è un altro dettaglio sconvolgente nascosto nella mappa di Pīrī Re’īs, dettaglio che ci costringe ad esplorare un mondo molto più antico di quanto avevamo previsto: i confini dell’Antartide tracciati sulla mappa descrivono le terre non ancora ricoperte dai ghiacci.

Qual è la portata di una simile scoperta?!

Si tratta di riscrivere la storia così come la conosciamo, partendo da due ipotesi assai difficili da dimostrare:

  • Prima delle ere glaciali sono esistite civiltà di navigatori molto evolute, in grado di circumnavigare il globo e di tracciarne tutti i confini;
  • In un passato di cui abbiamo perso la memoria, civiltà extraterrestri hanno esplorato il pianeta Terra e ne hanno tracciato i confini, aiutando poi i primi esseri umani nel percorso evolutivo.

Lo so… L’ipotesi degli alieni fa sempre sorridere.

Forse però non conosci la storia dei Dogon, una tribù africana stanziata nella Repubblica del Mali, i cui anziani sono in possesso, fin dal secolo scorso, di conoscenze astronomiche moderne e impeccabili… Stando ai racconti, tali nozioni furono comunicate ai loro antenati dal “dio Nommo”, un essere anfibio, metà umanoide e metà pesce, proveniente dalla costellazione del Cane Maggiore, nei pressi della stella Sirio.

Te ne parlerò a fondo nell’articolo “Tracce di antichi astronauti in Africa… Prove di visitatori alieni?!

Riguardo alle ere glaciali, anche questo argomento necessiterebbe di una spiegazione approfondita. Ciò che serve sapere, per il momento, è che l’ultima di esse si è verificata in un periodo compreso tra 110.000 e 12.500 anni fa, durante i quali ci sono stati picchi e retrocessioni nell’avanzamento dei ghiacci.

Cos’ha fatto l’essere umano durante questo lunghissimo lasso di tempo?

 

La risposta più concreta: il diluvio universale

Sebbene molti scienziati continuino a ribadire l’idea che le moltissime leggende sul diluvio, presenti in ogni cultura terrestre, non siano altro che un’esagerazione di sporadici eventi isolati, le prove scientifiche a favore aumentano di anno in anno: una serie di cataclismi simili alle grandi alluvioni mitologiche ha davvero stravolto la superficie del pianeta in un periodo compreso tra i 17.000 e gli 8.000 anni fa.

Non è difficile immaginare popolazioni di navigatori, residenti in città portuali, che hanno abitato le coste dei continenti emersi nei millenni precedenti alla glaciazione, e durante la stessa!

Ne sono una prova le complesse strutture ritrovate lungo le coste di tutto il mondo, dall’India al Giappone, dall’America all’Africa… Si tratta di città “antidiluviane” ormai registrate dalla comunità scientifica, ma mai inserite nei libri di scuola: la loro esistenza, datata oltre 11.000 anni fa, determina il crollo di molti pilastri della storia.

Eppure sono lì, in fondo all’oceano (il 70% del pianeta, gran parte del quale ancora inesplorato…), che aspettano soltanto di essere rivelate al mondo.

Enormi blocchi di pietra disposti seguendo precise geometrie, resti di costruzioni, reperti simili ripescati agli estremi opposti del mondo…

E ancora il mito di Manu, raccontato nel Mahābhārata e nei Purāṇa, che, assieme al Rāmāyaṇa, costituiscono la base della letteratura mitologica dell’induismo… Il navigatore fu avvertito dell’imminente diluvio dal divino pesce Matsya, avatar di Vishnu, e incaricato da quest’ultimo di salvare se stesso ed il pesce, insieme ai “semi dell’umanità”. Si dice che la sua nave sia ancora incagliata tra le cime dell’Himalaya

La tradizione vedica riporta anche il mito dei Sette Sapienti, o rishi, saggi del passato che aiutarono l’umanità a progredire.

Gli stessi Sette Sapienti compaiono anche nella mitologia sumera, ma stavolta hanno un aspetto anfibio, e sono descritti come “emersi dal mare in tempi antidiluviani per insegnare la saggezza all’umanità”…

Ti ricorda nulla?

I ‘fili’ ci sono tutti e, sebbene l’intrico sia complesso, sono molte le prove a sostegno del “fantastico”.

Occorrerebbe molto più spazio per approfondire argomenti di tale portata, ma spero comunque di essere riuscito a stimolare la tua curiosità e la tua voglia di sapere.

Scrivi nei commenti le tue idee in proposito!

Qual è l’ipotesi più accreditata per spiegare l’origine delle mappe impossibili?

A presto con il prossimo articolo!

 

 

Roberto Fagnani

COACH DI GUERRIERI MODERNI E CONSULENTE DI VIAGGI INTERIORI

Coach di crescita personale per scoprire te stesso attraverso metodi non convenzionali: Arti Marziali orientali, libri, viaggi e antiche scienze spirituali.

0 commenti

Rispondi