Nel precedente articolo, “Il mistero delle mappe impossibili: antichi navigatori o esploratori alieni?”, parlando dei possibili disegnatori delle antiche e dettagliatissime mappe del mondo emerso, ho citato l’ipotesi di un’origine aliena…
Come non sorridere pensando ai nostri amici verdi?!
Tuttavia oggi ti racconterò una vicenda davvero curiosa, un “fatto” la cui storia si mescola alle leggende di una sperduta tribù africana: i Dogon.
Premesse storiche e moderne
L’idea che civiltà aliene visitino il nostro pianeta con allarmante regolarità è entrata a far parte dell’immaginario collettivo a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, quando in America è “nato” il fenomeno degli avvistamenti UFO.
Da lì in poi è stato un susseguirsi di testimonianze, rapimenti, complotti, Aree 51 più o meno segrete e Serie TV più o meno divertenti!
Non posso fare a meno di parlarne con la dovuta ironia, perché, come ben sappiamo, all’umanità contemporanea piace prendere le cose molto sul serio.
Il fatto è che, in ogni caso, le fantomatiche “prove”, se ce ne sono, ormai sono state talmente inquinate o ridicolizzate che è impossibile ricavarne qualche elemento concreto.
In quanto alla credibilità dei testimoni, sappiamo bene cosa si è disposti a fare per qualche minuto di notorietà…
Con tutto il rispetto per chi ha sinceramente cercato di svelare qualcosa al mondo addormentato… Tuttavia torniamo al medesimo problema: in questo ambito non ho gli strumenti per discernere il vero dal falso, e quindi per portare avanti un’analisi concreta basata su “elementi alieni moderni”!
Non resta che rivolgerci a testimonianze più datate, non influenzate dalla cinematografia o dal senso dell’umorismo moderno.
Testimonianze di visitatori alieni nei testi antichi
Devi sapere che moltissime civiltà antiche ci hanno tramandato testimonianze scritte di “incontri ravvicinati del terzo tipo”.
Non era raro infatti, a quanto pare, rivolgere lo sguardo al cielo di duemila o tremila anni fa e vederlo attraversato da “carri infuocati”, “navi degli dèi” o “giganteschi oggetti volanti”.
Così dalla Grecia all’Egitto, dal Sud America alla Cina, dalla Norvegia all’Himalaya, si contano centinaia di riferimenti a contatti con popoli provenienti da altri mondi, siano essi mescolati alle leggende del passato o scolpiti nella roccia con rudimentali strumenti…
Fino ad arrivare all’India, i cui testi sacri, i Veda, si spingono perfino a classificare le varie tipologie di Vimana, le navi spaziali adibite al trasporto di merci, esseri umani o “creature divine”!
In questo articolo tuttavia ci limiteremo a rispolverare la storia dei due antropologi francesi Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, partiti alla volta dell’Africa nel 1931…
La tribù dei Dogon
I due antropologi si stabilirono presso i Dogon, una tribù africana stanziata nella Repubblica del Mali, a circa 300 km di distanza da Timbuktù, nella regione della falesia di Bandiagara. I Dogon sono scultori, fabbri, coltivatori di miglio, caffè e tabacco e… non certo scienziati!
Detto questo, come in ogni tribù che si rispetti, i segreti degli antenati e i culti spirituali e religiosi sono appannaggio esclusivo di una stretta cerchia di anziani, alla quale si può accedere solo dopo aver superato determinate prove ed aver dimostrato di essere degni di grande fiducia.
Fu così che Marcel Griaule dovette attendere ben quindici anni prima di essere iniziato ai segreti spirituali dei Dogon dallo sciamano Ogotemmȇli.
L’incredibile storia è conservata in un articolo del 1950, pressoché sconosciuto: “Il sistema della stella Sirio nel folclore sudanese”, pubblicato sulla rivista “Jurnal de la Société des Africanistes”.
Le conoscenze astronomiche dei Dogon
Sebbene una ricerca superficiale su questa tribù conduca alle solite nozioni scontate, come la loro religione animista, le influenze di altri culti, gli esseri mitologici con caratteristiche ricorrenti ecc., lo studio dei nostri antropologi ha rivelato molto di più…
Le conoscenze astronomiche dei “selvaggi Dogon” sono infatti sbalorditive: erano al corrente dell’esistenza degli anelli di Saturno e delle lune di Giove, invisibili a occhio nudo, sapevano che la Luna è “secca e morta”, che i pianeti ruotano attorno al Sole e quali sono le fasi celesti di Venere.
Possedevano inoltre conoscenze relative alla costellazione del Cane, precise e dettagliate, alcune delle quali non ancora confermate neppure dagli scienziati occidentali!
Secondo la mitologia Dogon infatti, Sirio (conosciuta anche come “Stella del Cane”), distante 8,7 anni luce dalla Terra, ha due compagni, invisibili senza strumenti scientifici avanzati.
Dicono che uno di questi, battezzato “Sirio B” dai nostri astronomi, è denso e pesante, costituito da una materia che non esiste sulla Terra, e che compie un’orbita ellittica (addirittura leggermente decentrata rispetto alla stella!) della durata di cinquanta anni attorno a Sirio… Nozioni che corrispondono al vero!
L’esistenza di Sirio B era stata sospettata fin dalla metà del diciannovesimo secolo, e fu osservato per la prima volta nel 1862, anche se la descrizione completa del corpo celeste risale agli anni Venti.
È stato infatti soltanto nel 1928 che Sir Arthur Eddington ha postulato la sua teoria sulle nane bianche: stelle i cui atomi collassano internamente, facendo sì che un solo frammento di questa materia pesi alcune tonnellate.
Oggi sappiamo che Sirio B è grande come la Terra, ma pesa più del Sole!
Possibile che, tra il 1928 e il 1931 (anno della partenza di Griaule e Dieterlen), i due antropologi abbiano studiato la teoria delle nane bianche e abbiano deciso di diffonderla tra i Dogon?!
Alquanto improbabile direi.
Ma le sorprese non sono finite qui!
Infatti, secondo i Dogon, c’è un ulteriore corpo celeste vicino alla stella Sirio. Stella – o più probabilmente pianeta – origine delle conoscenze dei Dogon…
Quest’ultimo corpo celeste, chiamato per comodità “Sirio C”, non è ancora stato osservato dai telescopi più avanzati, ma considerando la grande luminosità di Sirio (35,5 volte più brillante e calda del nostro Sole) e l’immensa forza di gravità di Sirio B (scoperto appunto per le perturbazioni che imponeva all’orbita della sua stella), non è difficile capire perché: se esiste, deve trovarsi nell’estrema e oscura periferia del sistema di Sirio!
L’origine aliena delle conoscenze astronomiche Dogon
Tutte queste nozioni derivavano dall’incontro tra gli antenati dei Dogon e le creature provenienti da Sirio C, esseri anfibi, metà umanoidi e metà pesci, che indottrinarono la tribù circa i misteri del cielo.
La creatura alla quale fanno particolare riferimento le leggende Dogon è chiamata Nommo, ed è venerata come un dio.
Gli antichi disegni indigeni raffigurano perfino la nave spaziale utilizzata da questi alieni per raggiungere la Terra, e la mitologia specifica il punto dello sbarco – a nord-ovest dell’attuale stanziamento della tribù, a quanto pare sede dell’antico insediamento dei Dogon – e le fasi dell’atterraggio.
Si parla di “un vortice di sabbia sollevato dall’apparecchio vibrante, mentre dal retro si sprigionava una fiamma, e in alto nel cielo si scorgeva un oggetto simile ad una stella” (probabilmente l’astronave madre).
Lo so… stiamo sconfinando nella fantascienza!
Ma il mondo è grande, e non è certo la prima volta che sentiamo parlare di “storie” che, per un motivo o per l’altro, sono state etichettate a priori come impossibili…
Riguardo alla triplice natura del sistema Sirio, è interessante notare un’analogia con la cultura egizia: dal 3200 avanti Cristo almeno, la stella Sothis (come chiamavano Sirio gli egiziani) sorge subito dopo il tramonto, all’inizio del nuovo anno, segnalando i moti di esondazione del Nilo. Questa caratteristica le assicurò l’immensa importanza riservatale dagli egizi!
La stella Sothis divenne la dea delle acque crescenti, o Iside, raffigurata a bordo di una barca con due assistenti, Anuki e Satis. Secondo Robert Temple, uno studioso di orientalistica che a Parigi affiancò Germaine Dieterlen nello studio dei Dogon, questa triade dimostra che anche gli antichi Egizi conoscevano l’esatta composizione della costellazione del Cane, e quindi l’esistenza di Sirio B e Sirio C.
Quale che sia l’origine delle conoscenze dei Dogon, nessuno è mai riuscito a trovare tracce di un’influenza esterna – ma comunque terrestre! – nelle loro antiche leggende, né nei manufatti giunti fino alla nostra epoca…
Altre prove o mistificazioni?
Nonostante l’opera indefessa dell’orda degli scettici, sempre attivi per smontare il lavoro di Griaule e Dieterlen e negarne l’autenticità, sono certo che i ricercatori sinceri e con la mente aperta sapranno discernere il vero, in un mondo sempre più abituato ad aggrapparsi alla “verità” più pubblicizzata…
In realtà esistono moltissime “testimonianze” scritte – o scolpite! – di esseri metà uomo e metà pesce/rettile che nel corso dei secoli sono entrati in contatto con le antiche civiltà del pianeta… Ma non sarò io a rivelarti quali!
Se quanto hai appena letto ti ha incuriosito, ti invito a cercare in prima persona corrispondenze e analogie celate tra i miti del passato, e a riportare nei commenti i nomi più significativi delle “divinità” che incorporano le caratteristiche dell’astronauta Nommo!
Valuta in prima persona l’attendibilità di queste “leggende”, e soppesa attentamente la ricorrenza delle coincidenze significative, nascoste nella trama del tempo…
Buona indagine!
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