Una ricetta per vivere sereni e consapevoli: impara a non farti guidare dal giudizio!

26 Mag 2020 | Scienza e Spiritualità

Le interpretazioni dei fatti – volontarie o meno – influenzano troppo la nostra vita!

Quante volte ti è capitato di inserirti all’interno di una conversazione già avviata e, mancandoti le prime battute ed il contesto generale, non hai potuto far altro che annuire in silenzio alle incongruenze degli altri?!

A me moltissime! Ma si trattava davvero di incongruenze? Oppure erano i dati mancanti a creare dubbi sulla veridicità di tali affermazioni?

Tutti noi “partecipiamo ad un mondo” del quale, per un motivo o per un altro, ci mancano nozioni fondamentali..!

La mia domanda adesso è questa:

Il nostro personale giudizio su un evento o su un oggetto esterno deriva soltanto dalle nozioni che possediamo sul “sistema”, analizzato dai nostri cinque sensi, oppure dipende anche da altri fattori?

E se ce ne sono, quali potrebbero essere? Tra poche righe lo scoprirai!

 

Saper giudicare: come distinguere la realtà dall’apparenza

Un esempio pratico

Camminando per strada ti capita di osservare questa scena: ad una signora cade del cibo mentre esce da un bar, e prosegue senza raccoglierlo mentre un cane randagio si avvicina per mangiarlo.

Il barista se ne accorge e allontana il cane tempestivamente, minacciandolo con una sedia.

Le tue prime reazioni saranno rabbia e indignazione. Che senso ha un simile comportamento? La signora in ogni caso non avrebbe potuto di certo recuperare quel dolcetto!

Allora ti avvicini furioso per prendere le difese dell’animale… Quando all’improvviso il barista esce di nuovo con un piatto pieno di cibo, e con tuo enorme stupore lo mette proprio di fronte al cane, attonito quanto te!

Non riesci a comprendere le ragioni di quanto hai appena osservato, e decidi di rivolgere le tue perplessità direttamente al negoziante.

Lui, ridendo, ammette che sì, i suoi modi sono stati un po’ rudi, ma l’ha fatto a fin di bene: il cibo caduto alla cliente era un dolce al cioccolato, estremamente nocivo per il randagio. Affamato com’era, simulare il lancio della sedia era l’unico modo per impedirgli di trangugiarlo in un sol boccone!!!

 

I fatti e le interpretazioni

La storiella appena letta non è che un banale esempio di come un gesto associato ad una particolare azione (quella di picchiare un animale indifeso) possa suscitare emozioni unilaterali, non sempre adeguate al contesto però.

Potremmo fare esempi infiniti, ma il principio rimane lo stesso: se ci sono mille persone, ci saranno altrettanti modi diversi di percepire un fenomeno.

I problemi sostanziali giungono quando le interpretazioni soggettive sono scambiate per verità…

 

Non tutto il male viene per nuocere…

In genere le persone sono incapaci di riconoscere la realtà oggettiva per un semplice meccanismo di autodifesa del cervello umano.

Nella nostra vita quotidiana infatti riceviamo continuamente un numero impressionante di stimoli sensoriali: immagini, suoni, odori, e così via. Sommati alle emozioni e alle reazioni che ne scaturiscono, costituiscono un fardello di informazioni insostenibile per la capacità analitica del nostro cervello!

Allora il subconscio agisce da filtro, eliminando tutto ciò che ritiene superfluo per alleggerire il lavoro del cervello, che altrimenti rischierebbe un sovraccarico!

Ecco perché, come ho già detto, mille persone giudicano una situazione in mille modi diversi: ognuno di noi interpreta il mondo filtrando soltanto ciò che ritiene opportuno in base ai propri interessi personali!

Che in ultima analisi sono proprio gli “altri fattori” di cui parlavo all’inizio!

 

Dove nascono gli “interessi personali”?

Mi riferisco alle nostre credenze, alla memoria esperienziale, alle emozioni positive o negative legate ad un determinato evento, e perfino alle nostre aspettative.

Tutto ciò influenza drasticamente la visione frammentaria che abbiamo dell’insieme, dei milioni di insiemi con i quali dobbiamo fare i conti ogni giorno!

L’oggetto non è quindi osservato per come è veramente, nella sua essenza (analizzerò questo aspetto tra pochissimo!), quanto piuttosto da una prospettiva distorta da sentimenti ed emozioni personali – il cosiddetto velo di Maya. È dunque necessario evitare la soggettivazione al fine di vedere l’oggetto per quello che è realmente.

Il Tao Te Ching recita così: “Non forzare nulla ma limitati a scoprire la natura delle cose.

DK Yoo, moderno artista marziale, ricercatore e filosofo, ci suggerisce di “acquisire una chiara visione sulle apparenze esterne prima di esprimere un giudizio o agire. […] Le sensazioni del nostro corpo sono relative, non assolute, così come soggettive sono le percezioni e le interpretazioni di tali sensazioni.

 

La percezione intuitiva

Innanzitutto occorre sottolineare che la percettività è un’abilità cognitiva di alto livello, di fondamentale importanza sia nelle Arti Marziali che nella vita di tutti i giorni.

Sto parlando delle percezioni intuitive, libere dalle interpretazioni dovute al contesto e al vissuto personale di colui che percepisce.

Citando il mio maestro di Aikido, il dott. Stefano Bartoli, dobbiamo sempre tener presente che “tutto ciò che percepiamo esiste, proprio perché lo percepiamo: non ci interessa sapere se è autosuggestione, un sesto senso o un’energia sottile. Semplicemente esiste, quindi perché non utilizzarlo?

Eccola! La percezione libera da ogni giudizio o riflessione!

In un combattimento il desiderio di vincere, la bramosia, l’essere consapevole degli occhi dell’avversario, perfino il desiderio di liberarsi delle interpretazioni, non sono altro che interpretazioni!” Ci ricorda DK Yoo.

“L’utilizzabile” è l’intuizione istantanea della realtà presente che ci circonda, altrimenti il ragionamento logico che ne deriva viene compromesso dal nostro bagaglio mnemonico ed emotivo… E la sconfitta è certa!

Per riuscire in una simile impresa non devi far altro che procedere per gradi!

Puoi raggiungere lo “stato di concentrazione” calmando la mente per 12 secondi, e se riesci a perdurare nell’intento per due minuti e mezzo puoi ottenere lo “stato di immersione”!

Nei miei corsi ti spiegherò come fare, mentre alla fine dell’articolo ti consiglierò un semplice esercizio da provare subito!

Il traguardo dei trenta minuti di silenzio mentale equivale invece allo “stato di Samadhi“.

 

Lo scienziato e il bambino

Ormai avrai capito che amo cercare le risposte nelle parole dei saggi del passato. Voglio allora rispolverare un libro che è stato importantissimo nella mia “formazione extrascolastica”!

Sto parlando de “Il mattino dei Maghi”, di Louis Pauwels e Jacques Bergier.

Nella parte terza, nella sezione dedicata alla nozione di stato di risveglio, gli autori parlano della nascita di una nuova epoca nel mondo (considera che Pauwels e Bergier sono vissuti nella seconda metà del ventesimo secolo), e di un nuovo approccio alla conoscenza chiamato, appunto, “stato di risveglio”, ben diverso da ciò che prima di loro aveva anticipato il famoso mistico Gurdjieff…

Ma torniamo al risveglio descritto nel Mattino dei Maghi, altrimenti rischio di dilungarmi troppo!

“[…] non sarà né del tutto religioso, né del tutto esoterico, o poetico, né del tutto scientifico. Sarà un po’ di tutto questo contemporaneamente, e non a piombo su tutte le discipline. Il Rinascimento è questo: un mescolarsi e un contemperarsi dei metodi dei teologi, degli scienziati, dei maghi e dei bambini.

Anche il Confucianesimo parla di questa “consapevolezza”, riferendosi ad essa con il termine Zhōng (centro), che implica uno stato mentale libero da tempo e spazio. A questo concetto è legato il significato di “cambiare e diventare come un bambino”: ritornare all’attitudine mentale della non-discriminazione, dove la consapevolezza è paragonata di nuovo all’innocenza dei bambini.

 

I neuroni specchio: uno strumento fornito di default!

I neuroni specchio hanno la funzione di acquisire la conoscenza e le esperienze degli altri come se fossero le proprie. Questa capacità di personalizzazione abilita anche il Tou Quàn, la tecnica marziale che consiste nell’imitare i movimenti di un altro.

Questi neuroni si scambiano segnali per capire il significato di un comportamento percepito. Possono inoltre enfatizzare le emozioni altrui percependole come proprie, capacità importantissima nella vita comunitaria. Sì, sto parlando proprio di empatia, un “pianeta” che merita un articolo a sé!

La funzione più importante rimane comunque quella di farci percepire noi stessi dalla prospettiva degli altri, generando le basi della cosiddetta autoconsapevolezza oggettiva.

Quale miglior soggetto di te stesso per sperimentare una chiara visione della realtà?!

Per prima cosa occorre porre l’attenzione sull’immutabilità dei fatti oggettivi, come certi fenomeni naturali che sono irrilevanti alle emozioni. Un fatto non può essere cambiato con uno sforzo, ma l’interpretazione che lo riguarda sì.

 

Dove può trovare quindi il risveglio della consapevolezza l’uomo moderno?

Voglio aprire una brevissima parentesi. Nel linguaggio comune “coscienza” e “consapevolezza” sono utilizzate come sinonimi, ma in psicologia corrispondono a due fasi diverse: la coscienza è lo stato di puro pensiero e riflessione, la consapevolezza è la misura di quanto siamo “presenti in ciò che facciamo”.

Tutto ciò si collega all’incapacità del telencefalo – la corteccia cerebrale, sede del pensiero cosciente – di influenzare in modo significativo il paleoencefalo, o “mente antica”, matrice delle sensazioni ataviche e responsabile delle risposte impulsive, corrispondenti a circa l’80% dell’agire umano!

[Per maggiori informazioni leggi l’articolo “La mente nel cuore: un antico metodo scientifico per ritrovare il benessere psicofisico”.]

Anche se è in linea con quanto detto finora, un simile approccio esula dal tema di questo articolo. Per non rischiare di perdere di vista l’obiettivo, eviterò quindi di inoltrarmi in analisi tecniche, continuando ad utilizzare “coscienza” e “consapevolezza” senza badare troppo alla loro accezione scientifica.

Anche perché non sono uno psicologo!

 

Il vero cambiamento comincia modificando il tuo mindset e scoprendo l’essenza dei fenomeni!

Affinché l’essere umano possa acquisire – di nuovo! – una piena “coscienza di sé”, deve innanzitutto padroneggiare una chiara visione sulle apparenze esterne (la stessa di cui parla DK Yoo), ricordando sempre che anche le emozioni non sono altro che interpretazioni.

Il sapere da solo non è conoscenza, occorre anche applicarlo. E nell’applicare queste semplici regole giungerai all’Essenza, base e radice immutabile di tutti i fenomeni!

Una volta realizzata l’Essenza, l’equilibro trovato non sarà più soggetto alle alterazioni causate dalle circostanze mutevoli del vivere quotidiano.

Le tue emozioni e i tuoi ricordi saranno adagiati sul fondale del profondo lago della tua mente, la cui superficie non verrà più increspata dai venti ostili dell’apparenza!

 

Il primo passo verso la consapevolezza: osservare un pensiero a distanza

Come ben sai, le radici di ogni azione sono i pensieri, che si originano nelle profondità del subconscio.

Quando rimane solo il fatto, libero da emozioni associate, la mente diviene calma e le azioni naturali. Ricordati che vale anche il contrario! Un approccio sereno alle prove della vita facilita la comprensione degli eventi, letti da una mente calma piuttosto che da un cuore agitato, preda di emozioni impulsive.

Se è vero che spesso la causa di un’emozione negativa è soltanto un’interpretazione soggettiva, allora una mente forte ci permetterà di affrontare ogni circostanza senza “perturbazioni”. Al pari della resilienza però (alla quale ho dedicato un intero articolo), occorre tempo e volontà per ottenere un simile “potere”!

Dobbiamo cogliere ogni avvenimento che ci capita nel presente come un’opportunità per allenare la mente, per calmarla e far sì che i pensieri non siano più innescati dai sensi fisici, frutto di mere interpretazioni.

 

Una ricetta quotidiana

Focalizziamoci allora sul presente, sul qui e ora, e impariamo ad osservare i pensieri a distanza, senza spingerli via o trattenerli con forza, ma lasciando che svaniscano come polline nel vento.

Esistono molte tecniche per farlo, e ne parlerò approfonditamente nei miei corsi e in altri articoli del blog! Lo so, la teoria è chiara, ma metterla in pratica non è poi così scontato..!

C’è però una semplice regola che puoi già applicare:

Distingui il pensiero da colui che pensa, l’oggetto osservato da chi lo osserva, e giungerai alla stessa conclusione di Won Hyo (617-686), scrittore e commentatore della tradizione buddhista coreana: “Tutte le cose sono create soltanto dalla mente.

Allora, calmando la mente e abbracciando il silenzio interiore, sarai libero dalla tempesta emotiva dell’apparenza mondana e da circostanze e fenomeni esterni fuori controllo.

Potrai così vivere serenamente, in linea con le tue aspirazioni e con le intuizioni più profonde del tuo vero io.

A presto!

Roberto Fagnani

COACH DI GUERRIERI MODERNI E CONSULENTE DI VIAGGI INTERIORI

Coach di crescita personale per scoprire te stesso attraverso metodi non convenzionali: Arti Marziali orientali, libri, viaggi e antiche scienze spirituali.

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