Le Arti Marziali oggi: uno strumento versatile e accessibile a tutti

14 Lug 2020 | Arti Marziali e Salute

Questo articolo conclude l’analisi iniziata in “Le Arti Marziali Tradizionali nel XXI secolo”, dove ti ho mostrato i fattori che hanno influenzato la trasformazione e – purtroppo – sancito il declino degli stili Tradizionali durante la loro corsa alla “modernizzazione”.

Elementi sociali e culturali hanno determinato la scomparsa di gran parte del sapere antico legato alle Arti Marziali orientali, trasformandole spesso in “danze acrobatiche” o sport da combattimento.

In origine infatti la “scienza del combattimento” si integrava con lo studio di molte altre discipline, come la Medicina Tradizionale Cinese, l’Anatomia, la Psicologia, il Taoismo, il Buddhismo, il Confucianesimo, lo Sciamanesimo, la Metafisica e così via, indagando a trecentosessanta gradi la natura dell’essere umano.

La vita che conduciamo nell’occidente del ventunesimo secolo ci preclude l’accesso ad una simile conoscenza, anche soltanto per il fattore tempo!

Allora come si può “perseguire la Via” senza perdere per strada gli aspetti più importanti e “salutari” del percorso marziale?

In questo articolo cercherò di darti la mia risposta personale!

 

La mia personale interpretazione di Via Marziale

Nel nostro contesto storico e culturale entra in gioco un fattore da non sottovalutare per chi decide di dedicarsi alla Via Marziale: l’identità del singolo praticante. Così com’è ovvia l’impossibilità di accedere a tutte le conoscenze sopra citate, altrettanto ovvio è l’errore di chi rinuncia a “stare bene” nel tentativo spasmodico di imparare milioni di nozioni.

Quali di queste conoscenze sono davvero utili nella vita di tutti i giorni?

Quali possono concretamente aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi e a vivere sereni e felici, consapevoli di noi stessi?

 

Nuovi orizzonti!

In quale direzione può muoversi l’Arte Marziale del ventunesimo secolo, senza che per questo ne venga decretata la scomparsa dei valori originari?

Facciamo un passo indietro, senza dilungarsi troppo in speculazioni filosofiche o morali…

Per quale motivo ti sei avvicinato al mondo delle Arti Marziali?

Io me lo sono chiesto spesso… Fin dai primi anni della mia carriera scolastica e sportiva c’è sempre stata in sottofondo una passione sconfinata per tutto ciò che viene dall’oriente.

È stata questa passione a farmi esplorare un gran numero di stili, sia cinesi che giapponesi, e a farmi viaggiare in lungo e in largo per l’Asia.

Ma spesso le ragioni che determinano l’approccio alle Arti Marziali sono altre: irrobustire il corpo, superare l’insicurezza, scoprire la fiducia nelle proprie capacità, sapersi difendere, percorrere un “cammino spirituale dinamico”, ecc…

Tutti motivi validissimi!

Nella maggior parte dei casi però, dopo anni di allenamento ed enormi progressi, ci si accorge che nella vita quotidiana non capita nessuna occasione per mettere in pratica ciò che abbiamo imparato…

Molti allora si dedicano al combattimento sportivo.

Per gli altri invece, che come me non amano il mondo agonistico degli sport da combattimento, può sorgere il dubbio di non avere più un obiettivo da raggiungere…

È davvero così?

 

Il condizionamento dell’idea di Arte Marziale

Naturalmente anch’io ho compiuto un percorso di gare, con grandi soddisfazioni e una spinta motivazionale unica.

Però ad un certo punto si inizia a cercare altro.

Perfino un mio amico, istruttore di Kickboxing, dopo un decennio di combattimenti e un titolo italiano, mi ha detto ridendo che “salire sul ring” per lui era stato soltanto uno “sfogo adolescenziale”! Niente di più, niente di meno.

Purtroppo negli ultimi tempi le MMA, gli incontri nella gabbia e il bombardamento mediatico attorno agli “sport da ring” hanno messo in luce soltanto l’aspetto violento delle Arti Marziali. In questo modo l’idea che il grande pubblico si è fatto circa le finalità dell’allenamento marziale è piuttosto unilaterale.

Vige la legge del più forte, primeggia chi “picchia più duro”, è lecito sfogare la propria rabbia e la propria frustrazione malmenando i “responsabili” delle nostre sventure…

Questo è il messaggio sottinteso della miriade di video che circolano sui social e su YouTube, con milioni di visualizzazioni in tutto il mondo…

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Le Arti Marziali uno sport violento? Sfatiamo i pregiudizi!

Personalmente ritengo questa interpretazione molto triste e limitante. Nel percorso di cui parlavo prima, arriva il momento in cui il combattimento non è più sfogo o manifestazione d’ego, e si inizia a cercare qualcosa “al di là”, più che altro dentro di sé.

Mi aiuto con le parole di Koichi Tohei, maestro di Aikido e fondatore della Ki Society (Ki no Kenkyūkai, 1971):

È sbagliato credere che non è possibile raggiungere una posizione più alta rispetto ad un altro se non attraverso la soppressione di costui; corretto è progredire permettendo agli altri di progredire a loro volta.

E ancora:

Non combattiamo contro un avversario per vincere o perdere. Entrambi i praticanti si correggono vicendevolmente i punti deboli, si perfezionano l’uno con l’altro […]

Se le parole di un maestro qualsiasi non bastano, ecco la voce della scienza, citata nell’articolo della scuola Wado Waza Karate:

[…] Ulteriori ricerche hanno poi dimostrato una correlazione tra la pratica assidua di Arti Marziali Tradizionali e la diminuzione del tasso di aggressività e dei comportamenti antisociali, con un conseguente aumento della capacità di regolare e gestire i propri stati emotivi (e pertanto lo stress).

La cosa che colpisce è che in due diversi studi indipendenti, condotti dai ricercatori Nosanchuk (1981) e Trulson (1986), questa correlazione appariva soltanto nei praticanti di Arti Marziali Tradizionali, mentre era del tutto assente e – attenzione! – a volte addirittura inversa nei praticanti di Sport da Combattimento.

In altre parole, nell’ambito delle due ricerche, alcuni atleti degli Sport da Combattimento (spesso full-contact) hanno mostrato un incremento, innescato dalla stessa pratica sportiva, degli stati di rabbia e dei conseguenti comportamenti antisociali.

 

I 7 principi del Bushido e la storia del vecchio gatto

Ricercare la perfezione attraverso un’antica arte… Superare i limiti del proprio corpo e i confini della propria mente con pratiche e conoscenze che si perdono nella storia dell’umanità… Realizzare se stessi per mettere a disposizione del mondo volontà e rettitudine, disciplina e senso del dovere, i pilastri su cui dovrebbe poggiare l’agire di ogni vero praticante di Arti Marziali.

Siamo sicuri che simili principi siano nati nel corso dell’era moderna, in contrapposizione alla violenza – sempre più “di moda” – e lontani da guerre e campi di battaglia?

Perché a me ricordano molto i principi del Bushido, la via del guerriero samurai!tori.57e9d2454c 1920

  • 義, Gi: Onestà e Giustizia
  • 勇, Yu: Eroico Coraggio
  • 仁, Jin: Compassione
  • 礼, Rei: Gentile Cortesia
  • 誠, Makoto: Completa Sincerità
  • 名誉, Meiyo: Onore
  • 忠義, Chugi: Dovere e Lealtà

Non mi sembra che uno di questi principi sproni ad impegnarsi a fondo nelle Arti Marziali per massacrare di botte l’avversario… E a te?

Se è vero che la violenza è un aspetto innegabile della natura umana, è anche vero che un conto è riconoscerne e accettarne l’esistenza, un altro è vivere in funzione di essa.

Ancora una volta Koichi Tohei evidenzia come l’angoscia del combattente sia spesso generata dalla battaglia interiore tra istinti innati e ragione acquisita, fintanto che lo spirito, però, non subentra da paciere, incanalando le due “fazioni” verso un obiettivo superiore. Obiettivo che si esplicita nel principio del non-dissenso, un argomento che ha meritato un articolo a sé!

Un esempio significativo e datato si trova nel breve dialogo tratto da “Neko no Myoujutsu” (“Le tecniche misteriose del vecchio gatto”), di Issai Chozan, nom de plume del samurai Niwa Jurozaemon Tadaaki (1659–1741).

[…] Shoken quindi chiese: “Qual è il significato di ‘nessun nemico, nessun sé’?”

Il gatto rispose: “È perché siamo presenti che c’è un avversario. Se non ci siamo, non c’è nessun avversario. Le parole ‘nemico’ e ‘avversario’ denotano un confronto. È come per yin e yang, oppure fuoco e acqua. Quando non c’è opposizione non c’è antagonista. Questo vuol dire: ‘nessun nemico, nessun sé’.

Dimenticando sia il sé sia l’oggetto, quando assumi uno stato di equilibrata non azione, sei equilibrato e, se vinci il nemico, te ne accorgi appena. Non che tu sia inconsapevole; piuttosto in tale stato, in cui non vi sono pensieri consci, ti muovi d’intuito. Quando la mente raggiunge lo stato di non azione, il mondo diviene il tuo mondo.

 

L’Arte Marziale

Il combattimento come arte

Forse l’esempio appena fatto non era poi così pratico… Verrà approfondito nel già citato articolo “Vivere in armonia grazie al principio del non-dissenso”.

Adesso voglio fartene uno più moderno!

Da un po’ di tempo seguo su Instagram il Martial Club, un gruppo di giovani stuntman e attori, abilissimi praticanti di tricking e wushu.

Tra i commenti di un loro video ce n’è uno che critica la presunta inutilità dei loro calci acrobatici in un vero combattimento…

Ora… Quei calci sono spettacolari!!! Sono unici, hanno un’esecuzione perfetta e sono praticamente impossibili da emulare! Il livello atletico dei fratelli Le è soltanto da ammirare, e la passione che mettono in ogni loro seduta di allenamento è un modello da seguire per tutti!

Quindi, per quale motivo qualcuno dovrebbe sentirsi in diritto di criticare il loro modo di esprimersi?!

 

Un’idea alternativa di Arte Marziale…

Da quello che ho imparato, le Arti Marziali non sono altro che uno strumento per scoprire e sondare la nostra identità. Soltanto attraverso la piena consapevolezza di sé e inseguendo la passione che anima il nostro cuore potremo riuscire nei nostri intenti, qualunque essi siano!

La dedizione con cui i ragazzi del Martial Club si dedicano ogni giorno ad allenare i tricks e a perfezionare gli stili imitativi ha già concesso loro di realizzare un grande sogno: allenarsi con il loro eroe ispiratore, Jackie Chan!

Inoltre, di mese in mese conquistano più followers e parti sempre più importanti nei film di arti marziali!

Che altro chiedere?

Chi dovrebbero “picchiare” con i loro calci volanti?!

Quando l’insicurezza iniziale è superata, la foga di combattere si è esaurita, la spinta dell’ego a voler primeggiare – a discapito di qualcun altro – è sulla via della sconfitta (sono questi i veri nemici!)… L’obiettivo dell’allenamento marziale è tutt’altro che raggiunto!!!

La passione diventa più forte che mai, allineata con un’identità ritrovata e con la voglia di esprimersi e conoscersi attraverso il movimento, la respirazione e l’armonia del corpo e della mente, un tutt’uno con lo spirito del mondo che ci circonda!

Questo è il vero retaggio delle antiche discipline Marziali, scarnificato dall’idea di violenza che purtroppo si è ormai sedimentata nella comune concezione di Arte Marziale.

Ricorda che il corpo è lo strumento con il quale possiamo far risuonare il nostro spirito, vibrando di vitalità come un “mandala umano”. Ogni forma, ogni geometria del mondo fisico ha infatti una sua eco vibrazionale, una frequenza archetipa che la collega all’universo soprasensibile…

Ma questa è un’altra storia, e se ti interessa ti consiglio di dare un’occhiata all’articolo “Mandala, Mantra e Mudra: arti del suono e geometrie sacre”.

Per il momento voglio darti soltanto un ultimo spunto di riflessione…

 

Sviluppi imprevisti… Da non sottovalutare!

Cosa significa secondo te il detto: “rendersi invincibili significa conoscere se stessi”?

E “sconfiggere il nemico senza combattere è la massima abilità”?

Sono entrambi di Sun Tzu (o Sun Zi), generale e filosofo cinese vissuto, si pensa, tra il VI e il V secolo prima della nostra era.

Nella sua più famosa opera, “L’arte della guerra”, tali massime si riferiscono intuitivamente alla preparazione bellica e all’utilizzo dei principi strategici per vincere ogni battaglia… Ma siamo sicuri che non ci sia di più?

DK Yoo, filosofo e artista marziale contemporaneo, nel suo libro “DK Consciousness” dice che “when your mind is silent and unperturbed, even heaven will not be able to harm you” (“quando la tua mente è silenziosa e imperturbabile, neppure il cielo sarà in grado di nuocerti”), subito prima di portare ad esempio una parabola di Zhuang Zhou sui galli da combattimento di Re Xuan.

Nella breve citazione l’addestratore ritiene l’animale pronto quando “il gallo, anche se circondato, non risponde agli avversari. Sembra fatto di legno, osservandolo da distanza. La sua virtù è divenuta perfetta. Gli altri galli non osano avvicinarsi e scappano via.

Gli animali selvaggi sono spesso presi come esempio dai praticanti di Arti Marziali – pensa soltanto a tutti gli stili imitativi del Kung Fu! I loro istinti naturali, sia predatori che di difesa, sono temprati dalla “legge della giungla”, e quindi sempre all’apice delle potenzialità.

Dove nasce il loro istinto?

Come si sviluppa il loro sesto senso, la loro capacità di “vincere senza combattere”?

Non si può certo parlare di “strategia bellica”… Ad alcune bestie feroci basta uno sguardo per imporre il loro volere, il loro carisma.

Da questa parabola si evince che la vittoria perfetta non si ottiene con la forza fisica, ma con la potenza della volontà e la tenacia della calma, una grande forza interiore combinata con la disciplina della Via.

Come?!

Osservando la natura e formulando le domande giuste possiamo raggiungere conoscenze superiori, delle quali non sospettavamo neppure l’esistenza!

Fino al punto di riuscire addirittura a rendere inoffensivo un nemico, guidandolo dove vogliamo con una presenza inamovibile, spegnendo le braci della sua volontà di combattere.

Mi fermo qui, avrò modo di affrontare questi argomenti nei miei corsi e in altri articoli… Per iniziare a farti un’idea puoi leggere “Il potere della forza di volontà tra presente e passato”…

Ricorda però che Arte Marziale è anche questo: non fermarsi alle apparenze, indagare fino in fondo ogni fenomeno e cercare instancabilmente la verità.

Roberto Fagnani

COACH DI GUERRIERI MODERNI E CONSULENTE DI VIAGGI INTERIORI

Coach di crescita personale per scoprire te stesso attraverso metodi non convenzionali: Arti Marziali orientali, libri, viaggi e antiche scienze spirituali.

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