“Pendergast […] afferrò delicatamente la fodera tra il pollice e l’indice e la rimosse: sotto, pressato tra la fodera falsa e quella vera, c’era un dipinto su seta […]. Pendergast lo distese sulla moquette e lo scoprì.
Per un istante, la sua mente si svuotò. Fu come se una folata improvvisa di vento avesse spazzato via tutta la polvere dal suo cervello, lasciando solo una limpidezza cristallina. Poi la coscienza tornò, e l’immagine che aveva davanti si ricompose in una forma percepibile: era un antico mandala tibetano, incredibile, splendido, di una complessità che dava le vertigini.
Un labirinto di linee e forme che si intrecciavano ai limiti della follia, una turbinante fantasia geometrica bordata d’oro e argento, un’allucinante tavolozza di colori stagliata contro il nero dello spazio.
Si aveva l’impressione di fissare una galassia intera, uno sconfinato ammasso stellare formato da miliardi di corpi che roteavano attorno a un singolo nucleo gravitazionale d’indescrivibile potere.
Gli occhi di Pendergast vennero calamitati al centro del disegno con una forza impossibile da contrastare […]. Era come se la sua anima venisse risucchiata fuori in direzione del mandala, come se lui stesse diventando il mandala e il mandala stesse diventando lui…”
Ho scelto di iniziare questo articolo con un estratto del thriller “La ruota del buio”, di Douglas Preston e Lincoln Child, poiché contiene una descrizione impareggiabile del potere intrinseco dei maṇḍala.
Certo, in questo caso l’agente speciale Aloysius Pendergast vi trova condensato un male indicibile, una fonte di catastrofi per l’intera umanità… Ma, se così non fosse, che thriller sarebbe?!
Hai mai osservato da vicino un mandala tibetano?
Ti sei mai lasciato trasportare dalla sua perfezione geometrica, dalle sue “note di colore”?
Facciamo un passo indietro, e vediamo anzitutto che cos’è un mandala!
I mandala nel mondo
L’arte dei mandala ha indubbiamente origine in Oriente, e si integra con le pratiche induiste e buddhiste ormai diffuse su tutto il pianeta.
Sono stati fatti molti studi in merito all’argomento, ma ovviamente non possono essere riportati in un breve articolo di blog!
La storia di questi “diagrammi mistici” si perde nella notte dei tempi, così come il significato della parola “mandala” e lo scopo di tali disegni nelle varie culture.
Per cercare di capirne la funzione e l’importanza, ho scelto quindi di riferirmi alla tradizione tibetana, sicuramente la più “famosa” oggigiorno, ed in particolare al ramo del buddhismo Dzog-chen (o “Zógqen”, o “Dzogstchen”), la “Via dell’autoliberazione”: “una conoscenza integrale dello stato esistenziale dell’individuo, al di là dei limiti del credo religioso e della cultura.”
Corpo, mente e voce sono gli strumenti concessi all’uomo per fare esperienza di uno stato al di là della mente: la contemplazione. Non esiste un “oggetto da conoscere”, se non la propria natura primordiale, ed i mandala, come vedremo tra poco, sono uno strumento di indagine fondamentale.
All’approfondimento dello Dzog-chen ho riservato un intero articolo poiché, rispetto alle vie buddhiste della rinuncia e della trasformazione, è di grande interesse per chiunque cerchi strumenti pratici per conoscere se stesso, lontani dalle pratiche religiose.
Uno sguardo ravvicinato ai mandala della tradizione tibetana e Dzog-chen
Un maṇḍala (“cerchio”) è una rappresentazione geometrica dell’Universo, attraverso forme più o meno complesse, di solito inscritte appunto all’interno di un cerchio, spesso contenente a sua volta un quadrato.
I lati del quadrato rappresentano i quattro punti cardinali, a loro volta associati ad una specifica parte del corpo: l’Est alla testa, il Sud al lato sinistro, l’Ovest alla schiena e il Nord al lato destro.
Infatti, coloro che dipingono il mandala entrano in qualche modo a far parte del disegno, in una sorta di “catarsi” grafica, attraverso la quale la propria identità, le proprie emozioni e le proprie paure si svelano tra linee geometriche e colori.
Utilizzando la definizione dell’orientalista Giorgio Renato Franci, questo “cosmopsicodiagramma” “rappresenta e sintetizza da un lato la realtà del cosmo e le potenze che lo pervadono, dall’altro il gioco delle forze psichiche dell’asceta, che grazie ad esso le vede proiettare fuori di sé e, se ben diretto, può imparare a controllarle.”
Ho personalmente partecipato ad un seminario dove il maestro cinese di Dzog-chen Maha Ruba (张大色 Zhāng Dà Sè) ci invitava a disegnare un mandala a piacere, scegliendo i colori intuitivamente (dei quali parlerò tra poco), e ammetto che la sua analisi finale del mio disegno ha riflesso in tutto e per tutto la mia personalità!
Ecco una curiosità sui quattro punti cardinali di cui parlavo prima: probabilmente si tratta di un “fare di necessità virtù”, poiché su un piano bidimensionale è impossibile rappresentarne sei! In realtà infatti nelle tradizioni lamaiste e buddhiste tibetane si usava considerare sei punti cardinali, includendo anche lo Zenit e il Nadir!
Ne è un esempio la cerimonia di aspersione della prima tazza di tè prelevata dal calderone, che in passato veniva offerta alle divinità versandola nelle sei direzioni.
Ma torniamo a noi, lasciando ai diari degli esploratori del passato le affascinanti tradizioni di culture ormai sull’orlo dell’estinzione… Storie e leggende capaci di far viaggiare la nostra fantasia (almeno la mia, senza dubbio!) fino ai più remoti angoli del globo!
Stavamo parlando dei colori…
Così come le forme geometriche, anch’essi incorporano emozioni, sensazioni, vibrazioni… Che si integrano con mudra e mantra, come vedremo nei prossimi paragrafi.
In Tibet i colori sacri sono cinque, e sicuramente li avrai già visti nelle famose bandierine di preghiere appese in segno di buon auspicio e per promuovere pace, compassione, forza e saggezza. Essi sono il bianco, il giallo, il rosso, il verde e il blu. Alcuni aggiungono anche il nero, ma in realtà non c’è limite al numero di colori utilizzabili per dipingere un mandala… Ci sarebbe troppo da dire su questo argomento, quindi se ti interessa ti invito a leggere l’articolo a questo link.
Da parte mia, preferisco descriverti un esercizio di meditazione/visualizzazione da fare in preparazione al disegno del tuo mandala, insegnato dal maestro Maha Ruba, che coinvolge proprio questi cinque colori principali!
Un esercizio per prepararsi a disegnare il proprio mandala
Siediti in una posizione comoda, rallenta il respiro e svuota la mente, quindi procedi con le seguenti visualizzazioni, in ordine:
- Immagina una luce bianca che riempie i tuoi sette chakra (vedi “Kundalini, Chakra, Bandha e Granthi: sigilli nascosti e antichi poteri”), partendo dal settimo e scendendo fino al primo;
- Immagina una luce dorata che riempie tutto il tuo corpo;
- Visualizza un numero indefinito di fiori di loto rossi che sbocciano sul tuo corpo, ricoprendone tutta la superficie;
- Immagina un manto verde e luminoso che ricopre tutta la tua pelle;
- Osserva un brillante oceano blu formarsi sulla sommità della tua testa, che pian piano invade ogni angolo del tuo corpo, finché non straripa all’esterno, dissolvendo ogni percezione della materialità nell’infinito.
Bene! Sei pronto a disegnare e colorare il tuo primo mandala!
Prendi un foglio bianco, traccia un grande cerchio a lapis e poi lascia andare le redini della tua fantasia! Non ci sono regole precise da seguire, né errori da commettere. Ci sei solo tu, pronto a riflettere il tuo stato presente nel foglio che hai di fronte!
Sappi infatti che lo Dzog-chen parla anche di un “mandala interno”: il sistema dei canali del corpo umano in cui scorre l’energia sottile (vedi l’articolo “I meridiani del ‘pianeta corpo’: Nadi e Jingluo”), unione delle energie “solare” e “lunare”. Quando questi poli sono uniti, si raggiunge l’illuminazione, condizione latente dell’essere umano originario, superamento della realtà duale e obiettivo della contemplazione…
Meditare su un mandala apre porte interiori dal potere inimmaginabile, e ogni figura geometrica, ogni colore e ogni vibrazione dà adito a infinite combinazioni e possibilità, permettendoci di indagare le molteplici espressioni dell’identità e della coscienza… Ecco “spiegata” la citazione ad inizio articolo!
Una combinazione di strumenti arcaici
Comunque, senza perderci nei meandri della metafisica, sappi che l’esterno riflette l’interno, il microscopico riflette il macroscopico, e l’uomo, attraverso gli strumenti di cui è dotato (corpo, mente e voce nella tradizione Dzog-chen), può accedere alle sue facoltà sopite ed evolvere spiritualmente.
Per questo all’arte dei mandala sono spesso associati mudra e mantra…
Sebbene meno conosciuti, mudra e mantra sono strumenti che, al pari dei mandala, hanno il potere di agire sulle energie sottili dell’essere umano.
Aiutandoci ancora con suddivisione della “macchina umana” propria dello Dzog-chen, scopriamo una corrispondenza tra “parti” e “strumenti-modalità” di utilizzo: se è vero che la nostra persona è costituita da corpo, mente e voce (senza necessariamente tirare in ballo Spirito, Anima, energie sottili ecc.), allora il mandala deriva dalla nostra immaginazione, e quindi dalla mente, il mudra dal nostro corpo ed il mantra dalla nostra voce!
Vediamo di cosa si tratta!
I mantra
I mantra sono formule verbali ritenute sacre, che con la giusta combinazione di suoni/vibrazioni riescono ad attivare i preposti canali energetici e psichici.
Come ho introdotto nell’articolo “Perché cadiamo prima di addormentarci?” infatti, ogni suono ha una specifica frequenza, e quest’ultima può vibrare alla stessa lunghezza d’onda di una determinata energia sottile, richiamandola, incrementandola o semplicemente provocandone il movimento.
Oltre ad abbinare vocali e consonanti in un ordine specifico, è importante anche il timbro con cui vengono pronunciate, la tonalità ed il numero di ripetizioni.
Qualcuno, semplicisticamente parlando, potrebbe associarle alle comuni “preghiere” occidentali!
Sai per quale motivo i monaci in oriente meditano pronunciando la litania “Ooommm”?
Pare che i suoni che formano tale sacra sillaba – “a”, “u”, “m” – siano quanto di più simile alla radiazione di fondo: l’eco dell’immane esplosione che ha generato questo universo (il famoso “Big Bang”), udibile ancora oggi!
Alcuni credono che per udirlo sia sufficiente tapparsi le orecchie con le dita, ed ascoltare attentamente…
In ogni caso, gli asceti che cercano la perfetta integrazione con la natura di questa dimensione, fino a valicarne i confini per esplorare i mondi della mente e dello spirito, hanno trovato nella fusione dei suoni di “Oṃ” il “compendio della realtà universale nei suoi diversi livelli di manifestazione e negli stadi della nostra esperienza psichica.” [Così ci ricorda ancora Giorgio Renato Franci in “Yoga”, citando la brevissima Māṇḍūkya, commento ad una tarda Upaniṣad vedica.]
In quest’ottica, ti sarà più semplice comprendere il significato delle cosiddette “sillabe-seme” (bīja o bijakshara: “lettera-seme-origine-vibrazione”) associate ai chakra, di cui abbiamo parlato nell’articolo “I sette Chakra… e tutti gli altri!”.
Altri esempi famosi sono il mantra “Nam Myoho Renge Kyo”, essenza del Sutra del Loto, adottato nel buddhismo di Nichiren Daishonin come pratica per se stessi e per gli altri, e le “ruote della preghiera” presenti in molti templi e monasteri orientali, sulle quali è tradizionalmente impresso il mantra Oṃ Maṇi Padme Hūṃ in caratteri sanscriti, lingua sacra per eccellenza (nell’immagine qui sotto).
Se tutto ciò non bastasse, un’ulteriore testimonianza ci viene data dagli scrittori e viaggiatori astrali Anne Givaudan e Daniel Meurois. Esplorando le dimensioni superiori dell’esistenza, incontrano un maestro spirituale che rivela loro le seguenti parole: “[…] il Verbo umano va usato come un estratto vegetale, ovvero con infinite precauzioni: è la dose assorbita che può trasformare il rimedio in un veleno potente. Possiate sopprimere tutti i vocaboli della paura… le nozioni che essi veicolano si estingueranno allora dai cuori a poco a poco, come certi popoli che chiamate selvaggi potranno brillantemente dimostrare…”
I mudra
Un mudra è una posizione delle mani o un modo di intrecciare le dita che ha effetto sul flusso di una determinata energia interna, o sulla circolazione della stessa all’interno di uno specifico canale.
Molti meridiani energetici infatti (nadi/jingluo, analizzati nel già citato articolo) iniziano o terminano nelle mani, considerate un microcosmo del corpo e dell’intero universo.
Alla mano destra è generalmente associata la dimensione spirituale dell’essere umano, mentre alla sinistra quella fisica-corporea.
Inoltre, entrando più nello specifico, ad ogni dito è attribuita una facoltà/funzione:
- Il pollice indica la coscienza e la presenza di spirito;
- L’indice proietta l’energia dall’interno all’esterno;
- Il dito medio unisce i due mondi, fungendo da collegamento con il mondo spirituale;
- L’anulare è preposto al controllo dei sentimenti,
- Il mignolo, infine, rappresenta l’equilibrio tra il mondo materiale e quello spirituale.
Le mani giunte e le dita intrecciate in molteplici combinazioni danno quindi vita a potenti “sigilli energetici”, che attivano, potenziano e dirigono l’energia vitale interna ed esterna al nostro corpo. Alcuni affermano che le figure create con le dita evochino i caratteri di antichi alfabeti sacri, ma è difficile verificare questa informazione.
Un’altra funzione intrinseca dei mudra è quella di influenzare il subconscio dell’osservatore, anche se distratto, richiamando alla sua mente una figura archetipa in modo inconsapevole.
Pensa all’universalità di alcuni gesti, come le mani giunte all’altezza del cuore, in segno di pace; un pugno agitato minacciosamente; il pollice che sfrega sulla punta delle altre dita, ad indicare il denaro; l’atto scaramantico di intrecciare indice e medio… O quest’ultimo sollevato!
Insomma, come puoi constatare, le nostre utilissime mani nascondono ben altre potenzialità, che, unite al suono della nostra voce e alle geometrie che possono disegnare, ne fanno uno strumento di fondamentale importanza per conoscere e conoscersi.
Le “geometrie sacre” attorno a noi
Anche se siamo ben consapevoli di ciò che facciamo con le nostre mani e della potenza di alcuni suoni, come ad esempio certi motivi musicali (guarda caso, la musica è stata bandita dalle gare ufficiali di atletica leggera, in quanto doping naturale!), altre espressioni di queste arti celano le loro potenzialità… e il loro pericoli!
Pensa ai messaggi subliminali, che influenzano le nostre scelte anche se non ce ne accorgiamo, siano essi visivi o sonori!
Rifletti su quanto il mondo pubblicitario condizioni le nostre scelte. Si tratta di moda? Di “oggetti di integrazione sociale”? Oppure attiva dei meccanismi nel nostro subconscio che inspiegabilmente ci portano ad acquistare un determinato prodotto?
Razionalmente sappiamo quanto sia inutile, eppure eccolo là, sul carrello della spesa!
Queste “arti” hanno un ulteriore effetto, decisamente sottovalutato: la capacità di influenzare il nostro umore attraverso la disposizione degli oggetti che ci circondano.
Se infatti mudra e mantra trovano la loro applicazione in preghiere e gesti da un lato, messaggi subliminali dall’altro, i mandala possono essere utilizzati come “architettura” dell’ambiente che ci circonda.
Ne sono un esempio alcune avanzatissime tecniche agricole di semina, il Feng Shui (di cui ho già parlato nell’articolo “Vivere in armonia grazie al principio del non-dissenso”), ed il semplice abbinamento di colori e forme nel paesaggio all’orizzonte!
Senza essere esperti di Feng Shui possiamo infatti percepire se un ambiente è energeticamente positivo oppure no, se stimola la nostra creatività o ci rende apatici e svogliati… Perfino i colori dei nostri abiti a volte incidono sul nostro stato d’animo!
Se ti è capitato di rifletterci, sappi che non stavi sprecando il tuo tempo.
Riserva un po’ della tua attenzione all’armonia che ti circonda, nel luogo dove lavori o dove studi, e nei colori che indossi… Ti assicuro che presto ne raccoglierai i benefici!
A presto con il prossimo articolo!
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