Non sono un medico, quindi ci tengo a precisare subito che, come ho evidenziato nel titolo dell’articolo, non analizzerò la questione “veganismo” da un punto di vista nutrizionale.
Inoltre sono già state scritte migliaia di pagine sull’argomento, la maggior parte di esse contraddittorie: c’è chi appoggia e promuove la dieta vegana, chi la condanna, chi la demonizza o santifica… Non c’è bisogno di aggiungere altra carne al fuoco (ops!).
Non è mia intenzione neppure dilungarmi in speculazioni filosofiche e morali, o argomentare un discorso di carattere politico sulle conseguenze economiche e ambientali degli allevamenti intensivi, del disboscamento a fini agricoli e del commercio globale degli alimenti. Ne ho parlato in “India, echi di una strage”, ma in un altro contesto.
Voglio invece iniziare ad esporre la mia tesi proponendoti di riflettere sulle parole attribuite a Krishna, “l’amante divino”, avatar del dio Visnu, tratte dalla Bhagavad Gita.
Gli indizi nascosti nella Bhagavadgita
Perché dovrebbe interessarci il “Canto del Divino”, opera remota tratta dal poema epico indiano del Mahabharata?
Perché, come tutte le storie o leggende del passato, contiene un insegnamento importantissimo… E non mi riferisco ai precetti religiosi di cui tutti sono a conoscenza.
Il tuo compito sarà cercare di tradurlo nella nostra “lingua”, di rapportarlo al tema di questo articolo: la dieta vegana ed il suo presunto legame con la “purezza spirituale”.
Pronto a cominciare?
Ti lascio un piccolo suggerimento… Non interpretare il testo come un qualsiasi scritto religioso, pensalo piuttosto come un’allegoria, un tentativo da parte di un genitore di spiegare al figlio un concetto altrimenti incomprensibile… Ti accorgerai che, leggendo tra le righe, questo antichissimo scritto nasconde più modernità di quanta potessimo immaginare.
Il dio Krishna e il guerriero Arjuna
La Bhagavadgita narra la battaglia di Kuruksetra, la piana dove si affrontano i due rami della famiglia Kuru. Nella vicenda il valoroso guerriero Arjuna, uno dei fratelli Pandava (figli di Pandu), si trova costretto a fronteggiare i cugini malvagi, i Kaurava (discendenti di Kuru), ed è improvvisamente colto da angoscia, pietà e tormento.
Krishna allora, sotto le mentite spoglie del suo cocchiere, guida il carro del grande arciere Arjuna tra i due eserciti e gli rivolge le seguenti parole:
“In verità mai ci fu un tempo in cui Io non esistessi, e anche tu e tutti questi regnanti, e mai nessuno di noi cesserà di esistere.
[…] Si sa che i corpi avranno comunque una fine, ma lo spirito che vi si incarna, il Sé, è indistruttibile, eterno e incommensurabile. Quindi combatti, oh Arjuna.
[…] Colui che pensa che il Sé uccida o che possa essere ucciso non lo conosce.
[…] Questo Spirito dimora nel cuore di ognuno ed è eternamente inviolabile, quindi, oh Arjuna, non dovresti affliggerti per nessun essere vivente.
[…] Queste dottrine sono animate da desideri che aspirano a gioie celestiali, e che parlano delle rinascite promettendo ricompense per le proprie azioni;
[…] Ma sappi che, in coloro che sono sedotti dal piacere e dal potere, […] non si può verificare l’Illuminazione.
[…] È tuo dovere e competenza solo l’agire, ma che questo non sia motivato dal desiderio dei frutti dell’azione. E non sorga neanche in te l’adesione al non agire.
[…] Avendo rinunciato ai frutti dell’azione, il saggio […] è anche liberato dalle catene delle rinascite.
[…] L’uomo che sa rimanere indisturbato, nonostante il flusso dei desideri, così come l’oceano rimane immutabile nonostante numerosi fiumi vi si gettino, ottiene la pace. Ma non può ottenerla chi anela a goderne.
[…] Raggiunge la pace l’uomo che, rinunciando ai desideri, vive senza senso di possesso, senza morbosità e senza egoismo.
[…] Non è con l’astenersi dal compiere ogni agire che l’uomo può liberarsi dai legami dell’azione e dalle loro conseguenze. E nemmeno la semplice rinuncia ai suoi frutti può innalzare l’uomo alla perfezione.
[…] Compi dunque le azioni che ti competono per dovere e secondo la tua natura, perché l’agire è meglio del non agire.
[…] Oh Arjuna, se quaggiù l’uomo non contribuisce a far girare questa grande ruota, così come è stata concepita, la sua vita è da considerarsi empia.
Perciò impegnati nel compiere l’azione che ti compete, ma con l’animo distaccato dal volerne godere, perché l’uomo che agisce con tale spirito raggiungerà il sommo Bene.
[…] È difficile comprendere le intricate vie dell’agire. Bisogna prima distinguere la natura intrinseca dell’azione, dell’azione sbagliata e del non agire.
Colui che può vedere l’agire nel non agire, e il non agire nell’agire, è il più savio tra gli uomini. Egli è unificato nello yoga e svolge sempre i suoi compiti.”
Mi fermo qui.
Ci sarebbe molto da dire, e ancor di più da aggiungere, ma lascio che tu assimili quanto espresso in questo scritto.
Lo yoga… Il sommo bene… Combattere il nemico anche se è un familiare, purché non si aspiri ai frutti di tale azione, consapevoli dell’immortalità del Sé di ogni creatura vivente…
Difficilissimo da comprendere per chi è nato da questa parte del mondo.
Eppure così profondo…
Migliaia di anni di antica sapienza concentrati in una “storiella allegorica”.
Cos’è il “Sé”?
Quale è lo “scopo”?
E il “sommo bene”?
Non ci interessa rispondere a questi quesiti eterni, né abbiamo le competenze per farlo!
Il punto è un altro… Come possono questi “indizi” aiutarci a vivere bene nel ventunesimo secolo?
Cos’è la fisica quantistica
Prima di analizzare la relazione che intercorre tra fisica quantistica e Yoga, e in quale misura la prima può orientare le scelte alimentari di chi pratica l’antica disciplina indiana, occorre capire di cosa stiamo parlando.
Per quanto riguarda lo Yoga, ti consiglio di leggere il mio precedente articolo “Cos’è lo Yoga”, dove l’argomento ha ampio spazio.
La fisica quantistica invece, o teoria dei quanti, è la scienza più moderna e attualmente più complessa, che si occupa di descrivere il nostro universo, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande.
Non farti spaventare dai prossimi paroloni!
Si tratta soltanto di un breve preambolo per cercare di introdurre la teoria della multidimensionalità, di cui sicuramente avrai già sentito parlare in qualche film o serie TV!
Senza entrare troppo nel dettaglio quindi, possiamo dire che la fisica quantistica analizza le interazioni tra materia ed energia (radiazione), elementi descritti al tempo stesso come fenomeni ondulatori ed entità particellari – al contrario della fisica classica, che imponeva una netta separazione tra le due caratteristiche, negando il dualismo onda-particella.
Questa relazione tra natura ondulatoria e corpuscolare è stata formalizzata nel principio di indeterminazione di Heisenberg [già introdotto negli articoli “Il problema del linguaggio – come tradurre le antiche culture orientali in scienza occidentale” e “Perché cadiamo prima di addormentarci?”], il quale, in parole semplici, afferma che non è possibile misurare contemporaneamente le proprietà di una particella all’interno di un sistema, poiché l’osservazione ne causa un’immancabile variazione-perturbazione.
Questa tesi sottintende la capacità dell’osservatore di influire sul fenomeno osservato, cioè, ad esempio, sulla posizione o sulla velocità della particella.
Come te, neppure io sono un esperto di fisica, ma sono certo che riesci ad intuire le implicazioni di una simile affermazione!
La mente umana ha il potere di agire sulla materia…
Ma non è questo il tema del presente articolo!
Queste nozioni servivano soltanto a darti un’idea degli enormi passi fatti dalla scienza occidentale negli ultimi anni, e se ti interessa approfondire ti consiglio di leggere l’articolo sull’entanglement quantistico, strettamente correlato a quanto detto sopra!
Naturalmente, per spiegare tutto ciò, i fisici hanno dovuto ammettere/ipotizzare l’esistenza di altre dimensioni.
Il Tesseract degli Avengers!
Cosa c’entrano gli Avengers in un articolo sulla fisica quantistica e la dieta dei praticanti di yoga?!
Ebbene, come non mi stanco mai di ripetere, nei più disparati ambiti di conoscenza ci sono infiniti collegamenti invisibili!
Ed ecco quindi che, chiamando “quarta dimensione” il tempo, gli scienziati hanno cercato di descriverlo visivamente, in favore dei nostri limitati cinque sensi.
Ne è risultato un disegno geometrico particolare, un ipercubo quadridimensionale costituito da 16 vertici, 32 spigoli, 24 facce quadrate e 8 facce tridimensionali cubiche… chiamato tesseratto!
Proprio così! In inglese è il Tesseract della saga Marvel, uno strumento multidimensionale dotato di grande potere.
Altre dimensioni in fisica…
Quello del Tesseract è soltanto un esempio di come ormai le tre dimensioni sotto i nostri occhi non siano più sufficienti a dimostrare la realtà fisica che ci circonda.
Addentrandosi nei meandri della fisica quantistica ci imbattiamo così nell’ipotesi dell’esistenza di altre sei dimensioni, oltre a quella del tempo, collegate alla teoria delle stringhe.
Inutile proseguire su questa strada.
Sappiamo quel tanto che basta per essere certi di non parlare di leggende metropolitane…
Adesso è il momento di fare un salto nel passato, e osservare come le “scienze antiche” definissero ciò che la più moderna scienza occidentale sta cercando di spiegare con la fisica quantistica.
Dimensioni vibrazionali
Il concetto di dimensioni vibrazionali spazia su molti campi, e ne troviamo esempi in tutte le culture più datate, provenienti da ogni parte del mondo.
Siano esse di natura religiosa o spirituale, storica o mistica, in qualche modo conservano la conoscenza di realtà superiori a quella percepibile dai nostri cinque sensi.
La “casa dell’anima”, per capirci…
Una simile consapevolezza abbraccia ogni ramo dello scibile umano, equiparando l’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, e creando insomma una perfetta integrazione tra uomo e universo, di cui ho già parlato negli articoli sopra citati e in “Vivere in armonia grazie al principio del non-dissenso”.
Perfino Ermete Trismegisto, alchimista e sapiente leggendario risalente all’età pre-classica, inizia la sua famosa Tavola Smeraldina con le seguenti parole:
“È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare il miracolo della cosa unica. […]”
Senza approfondire l’origine di tale scritto e lasciando i miracoli alle religioni, è opportuno osservare l’intuizione che ne determina l’importanza: ciò che avviene nella più piccola cellula umana, avviene anche nel profondo dello spazio interstellare, tra galassie e pianeti lontani.
L’implicazione di nostro interesse in questo trattato è una soltanto: le dimensioni descritte dalla fisica quantistica esistono al tempo stesso sia nell’universo che nella “macchina umana”!
Ora… Indipendentemente dall’esistenza di un appropriato linguaggio scientifico per descrivere questa realtà, cerchiamo di aiutarci a capire con gli esempi forniti dagli antichi sapienti.
Corpo, energia, spirito, anima
Come ho già introdotto in “Perché cadiamo prima di addormentarci?”, parlando di vibrazioni, frequenze e onde, l’essere umano è considerato da tutte le antiche culture del pianeta come un agglomerato di più parti sovrapposte (tema che approfondisco nell’articolo “La composizione della macchina umana: corpi sottili e aggregati vibrazionali”).
Dando per certa la reincarnazione, gli orientali, fin dai tempi remoti, hanno capito che quella “di materia” non è la naturale condizione umana. Anche perché, parlando senza peli sulla lingua, sappiamo che sul pianeta Terra l’indice di mortalità è sempre del 100%!
Hanno allora definito dei “substrati” sovrapposti al corpo di materia, chiamandoli corpo emotivo, corpo energetico, corpo eterico, corpo spirituale, anima e così via… Esistenti su frequenze d’onda non percepibili ai comuni cinque sensi.
Se è vero che per gli scienziati la quarta dimensione è il tempo, è altrettanto vero che per gli orientali questa “bolla spazio-temporale” è contenuta in uno specifico campo elettromagnetico, che costituisce la “manifestazione energetica” delle emozioni, del pensiero razionale, del dualismo yin-yang, del mondo astrale e dell’energia animale, a sua volta fonte della “vitalità” dei nostri corpi.
Indipendentemente (di nuovo!) dal nome che preferiamo dargli – tempo o elettromagnetismo astrale – questa quarta dimensione fa parte a tutti gli effetti del mondo in continua decadenza della materia.
Il mondo dove esistono morte e sofferenza.
Il nostro mondo.
Non è una visione pessimistica, ma una banale presa di coscienza della realtà dei fatti.
Le nostre emozioni, la rabbia, l’euforia, la tristezza, ma anche le energie sessuali, quelle derivanti dal cibo, quelle che respiriamo sotto forma di prana, perfino la stessa legge del karma… altro non sono che aggregati appartenenti alla realtà duale nella quale, in un modo o nell’altro, ci troviamo imprigionati.
Fortuna che, secondo questa antica sapienza, non dovremo rimanere per sempre ancorati a questo mondo, ma evolveremo, trasportando la nostra essenza su dimensioni più elevate…
Questa è la teoria…
Non è affatto necessario prenderla per buona!
In fondo, in mancanza di esperienza diretta, qualunque credenza non è altro che una scelta personale.
L’alimentazione “purificatrice”
Torniamo a noi parlando degli Yogin, coloro che hanno impostato la propria vita in funzione di questa “evoluzione trascendente”! Pratiche meditative, disciplina rigorosa e dieta ferrea costituiscono il loro quotidiano… Per quale motivo?
Intanto…chi sono gli Yogin?
Secondo la definizione riportata sul Libro Tibetano dei Morti, uno Yogin (Yoginī al femminile) è “colui che cerca di unirsi alla fondamentale natura della realtà”, cioè un cultore dello Yoga: un individuo che segue intensivamente le vie spirituali dello stadio di generazione e dello stadio di perfezione della meditazione, come anche la Grande Perfezione.
Come abbiamo detto nei paragrafi precedenti, loro considerano questo mondo di materia, questa bolla spazio-temporale racchiusa nell’elettromagnetismo astrale, un luogo transitorio di sofferenza e morte.
Inoltre nell’articolo “Perché cadiamo prima di addormentarci?” avrai già letto del manas, la nostra copia eterica che durante il sonno si separa spontaneamente dal corpo fisico, per potersi rifornire delle energie sottili alle quali, altrimenti, non avrebbe accesso.
Ecco allora che, tra le energie sottili che “abitano” questo mondo, acquisiscono importanza fondamentale anche quelle derivanti dal cibo di origine animale: non proteine e grassi, non ATP, zuccheri e amminoacidi, ma l’emotività stessa dell’animale, il suo istinto, il suo vissuto.
Come le conoscenze giuste possono evitare scelte dannose per l’organismo
So che sono concetti estranei per un occidentale… Ma, alla luce di quanto detto finora, immagino tu capisca l’importanza che questa “teoria” acquisisce per un assiduo praticante.
Ora… Riprendendo il discorso affrontato in “Le Arti Marziali Tradizionali nel XXI secolo”, ciò che ci arriva dall’oriente non sempre è privo di adattamenti o “deviazioni di percorso”.
Gli amici che hanno scelto di diventare vegani per adempire alle “prescrizioni spirituali” della disciplina yogica, lo hanno fatto in nome di questo messaggio:
“Le energie animali, dense di istinti primordiali, non possono che inquinare i nostri corpi, trasformando e abbassando il livello delle nostre energie sottili, carburante delle nostre scelte e della nostra evoluzione spirituale.”
È il momento di riallacciare i fili della nostra analisi.
Non è con il corpo fisico, né con il manas, né con le energie animali e astrali, che si evolve nel Sé immortale di cui parla proprio Krishna nella Bhagavad Gita!
Il corpo fisico muore!!! E le sue energie si disperdono…
Tra le pagine degli antichi testi contenenti le “istruzioni spirituali” che tanto amiamo scimmiottare, scopriamo infatti che tutto ciò appartiene in realtà al mondo di terza e quarta dimensione, il mondo corruttibile, decadente e mortale, dove l’umanità si lascia spesso guidare dagli istinti peggiori, e viene inevitabilmente colpita da disgrazie e malattie.
Come qualche antico sapiente ci ha tramandato tramite le parole di Krishna, colui che pensa che il Sé uccida o che possa essere ucciso non lo conosce, ed è nostro dovere e competenza solo l’agire, ma che questo non sia motivato dal desiderio dei frutti dell’azione.
L’uomo che sa rimanere indisturbato, nonostante il flusso dei desideri, così come l’oceano rimane immutabile nonostante numerosi fiumi vi si gettino, ottiene la pace.
Il flusso dei desideri legati alle emozioni, alle energie che ricaviamo dal cibo e nell’astrale, all’interno della bolla spazio-temporale di quarta dimensione… Un flusso che, in ultima analisi, dipende dalla nostra volontà.
Chi possiede una volontà forte può orientare i propri istinti in qualsiasi direzione, libero di ricercare il Sé nelle dimensioni superiori alla quarta, dove, sempre secondo le antiche scritture, ha sede l’Anima immortale, la Coscienza, l’Io Superiore.
Sentiti quindi libero di scegliere qualsiasi alimentazione tu ritenga più opportuna per la tua salute, ma non lasciarti convincere da chi promuove dubbie abitudini alimentari in nome di chissà quale sviluppo spirituale.
Scegli in base alle tue convinzioni, e non stancarti mai di verificare le teorie proposte da chicchessia, soprattutto nell’ambito del benessere personale!
Fammi sapere cosa pensi di tutto ciò nei commenti!
A presto con un nuovo articolo!
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