Non farti ingannare dai paroloni del titolo!
Anche se in questo articolo parlerò sia del concetto di “armonia” che di quello di “non-dissenso”, il pilastro della questione è molto semplice: stare bene.
Star bene con te stesso e con chi ti sta vicino, ma anche all’interno dell’ambiente in cui vivi e in cui lavori… Insomma, trovare un perfetto equilibrio tra la tua dimensione personale ed il mondo in cui, per caso, per scelta o per destino, ti trovi a “nuotare” ogni giorno!
Cos’è l’armonia?
È ufficialmente impossibile, per qualsiasi appassionato di oriente, separare il concetto di armonia da quello di Giappone!
和 – Questo è il kanji di “wa”, la cui traduzione in “armonia” appare alquanto limitata. Come ci svela la professoressa Imai Messina infatti, nel vocabolario monolingue Kōjien questo ideogramma abbraccia un’ampia gamma di significati: dall’andare d’accordo allo stare in perfetta armonia, dall’adattarsi al mescolarsi bene, fino a tutto quello che è quieto, mite, cordiale, sereno, amabile, tranquillo…
Potrei continuare, ma preferisco tirare le somme (un altro significato di wa!). Il paese del Sol levante ha perfettamente amalgamato la propria cultura con il concetto di armonia, perché consapevole dell’importanza di questo “stato” all’interno del suo popolo e del singolo individuo.
Non soltanto: c’è armonia nei comportamenti, nella natura, nella disposizione degli oggetti, nella costruzione degli edifici e nello stabilire gli orari…
La già citata Laura Imai Messina, nel suo “WA – La via giapponese all’armonia”, ci ricorda che persino “l’antico nome del Giappone era Yamato, che scomposto nei suoi ideogrammi significa oggi ‘Grande Armonia’”.
L’armonia nella pratica quotidiana
Non serve abbracciare una cultura così lontana per percepire la necessità di armonizzarsi con il nostro prossimo e con il mondo che ci circonda..!
Cosa significa vivere in armonia con gli altri?
Per i giapponesi il segreto risiede nell’avere pazienza, chiedere scusa anche se non si ha colpa, tenere in grande considerazione le emozioni altrui, sacrificarsi per gli altri e per la società, ignorare tutto ciò che è negativo (non facendo finta di non vederlo, sia chiaro, ma prendendone atto e proseguendo con grande positività).
Ed infine, non di meno conto, mantenere l’armonia equivale ad evitare a tutti i costi lo scontro…
Ecco che pian piano arriviamo al principio del non-dissenso, introdotto da Koichi Tohei, maestro di Aikido e fondatore della Ki Society.
L’armonia nell’Aikido
È il momento di spendere due parole su questa famosa arte marziale giapponese.
Chiunque può fare una rapida ricerca sul web e scoprire che gli ideogrammi che compongono al parola Aikido (合氣道) si traducono con “Via dell’armonia dello spirito”, oppure, in modo più elaborato, con “Disciplina che conduce all’unione ed all’armonia con l’energia vitale e lo spirito dell’Universo”.
Ciò che sfugge ad un primo approccio è la violenza insita in questa disciplina.
Sei rimasto stupito da quest’ultima affermazione?
Molti storceranno il naso, perché abituati a vedere l’eleganza dei movimenti e la “gentilezza” tipica dei praticanti di Aikido… Verissimo.
Tra ukemi (colui che attacca e poi “attutisce la caduta”) e nage (si legge “nàghe”, ovvero colui che applica la tecnica di proiezione per difendersi e al tempo stesso bloccare o atterrare l’avversario) si instaura un rapporto di armonia, rispetto e collaborazione praticamente unico.
Per quale motivo?
Te lo chiedo in un modo diverso: come potrebbe essere possibile il contrario?
Nel paragrafo precedente ho scritto che mantenere l’armonia equivale ad evitare a tutti i costi lo scontro, e infatti il principio del non-dissenso, che vedremo tra pochi paragrafi, ci insegna come fare… Ma in caso di “fallimento”, in caso fosse inevitabile, nelle Arti Marziali lo scontro definitivo è la morte.
L’idea autodistruttiva del “combattere”
Nell’articolo “Le Arti Marziali oggi: uno strumento versatile e accessibile a tutti” parlo di come le MMA e gli “sport da ring” in generale abbiano glorificato la violenza del combattimento.
Gli street fighters, le risse e perfino gli episodi di bullismo nelle scuole sono diventati una moda, un’esaltazione del “prevalere sull’altro con la forza”.
La cinematografia ha fatto il resto: ci eccitiamo alla vista del sangue, godiamo dell’“eroe” di turno che massacra di botte “i cattivi”.
E così rabbia, brutalità e frustrazione si esperiscono attraverso le azioni di “attori reali”, nei quali ci immedesimiamo per qualche minuto, senza accorgerci di quanto basse e autodistruttive siano le emozioni che fomentiamo.
Sappi però che queste “arti marziali” sono soltanto una linea piatta di grigia violenza, fine a se stessa. E che chi pratica questo genere di aggressività è facile preda di insicurezza e paura.
Adesso è naturale che tu ti chieda: ma allora a cosa servono le Arti Marziali?
Per i guerrieri che hanno praticato e tramandato gli antichi stili di combattimento, la risposta era univoca: le Arti Marziali servono per uccidere l’avversario.
Una simile affermazione deve necessariamente essere contestualizzata: nei secoli delle grandi battaglie, prima dell’invenzione delle armi da fuoco, chi scendeva in battaglia era consapevole che quello sarebbe stato il suo ultimo atto in vita.
Come poteva essere altrimenti?
Avere forza a sufficienza per vincere in guerra, così come per proteggere le persone che amiamo, implica necessariamente l’accettazione della possibilità di morire, e quindi l’assenza di paura. Essere pronti a sacrificare se stessi, e quindi, all’opposto, ad uccidere il nemico.
Torniamo a noi, nel nostro tempo e nella nostra società…
Tutto ciò acquista un sapore di storia passata, di gesta “eroiche” di un tempo descritto nei romanzi… È così, ma purtroppo qualcuno di noi sa che esperienze estreme possono ancora capitare.
Allora come è possibile “allenarsi allo scontro estremo”, alla morte, nel ventunesimo secolo?
Di certo non praticando l’omicidio!
Quindi, in un mondo duale caratterizzato da opposti in equilibrio – e finalmente arriviamo al principio del non-dissenso! – l’unico modo per allenasi allo scontro estremo rimane quello di praticare il suo opposto: l’armonia.
Nella vita quotidiana tutto ciò porta a seguire l’unica via possibile: il “fare del bene”! Poiché soltanto gli estremi si bilanciano e compensano a vicenda: il bianco ed il nero sono potenti…al contrario della piatta linea grigia della violenza.
Il principio del non-dissenso
“L’universo è un’entità assoluta, con la quale non abbiamo motivo di combattere. Le battaglie iniziano quando appare l’idea di dualismo; questa racchiude l’universo all’interno di concetti dualistici, quali il movimento e la calma, […] l’unione e la separazione.
Sedotti dal mondo duale, siamo arrivati alla conclusione che combattere sia cosa naturale e inevitabile, che questo sia veramente un mondo sottoposto alla legge della giungla.
Abbiamo dimenticato la vera forma dell’universo – l’unità – e riusciamo a ritrovarla solamente quando entriamo nel regno dell’assoluto.”
Con queste parole Koichi Tohei introduce il suo principio del non-dissenso.
Il “combattere” di cui parla include le liti quotidiane, il voler vincere ad ogni costo, il primeggiare e lo scalare le gerarchie sociali a discapito dell’altro.
Per questo motivo sono in molti a muovere critiche a questo principio: si legge debolezza e codardia in un comportamento remissivo, che evita lo scontro e accetta l’ingiustizia.
Ma non è questo il vero significato del principio del non-dissenso!
Tale principio richiede una comprensione dell’universo e delle sue leggi, ed il conseguente incremento esponenziale delle proprie forze mentali e volitive!
Dobbiamo capire come armonizzare la negatività proveniente dall’esterno, guidandola e deviandola a nostro piacimento, rimanendo al tempo stesso stabili e forti nelle nostre convinzioni, saldi nel perseguire i nostri obiettivi, nel rispetto di chi percorre la nostra stessa strada.
Si torna quindi al concetto di “vincere senza combattere”, ovvero a “guidare il nemico dove volevamo, rendendolo inoffensivo in quanto gli abbiamo tolto la volontà stessa di combattere”.
Soltanto nel rispetto degli altri e dell’armonia dell’universo è possibile evolvere la propria persona e vincere.
“Se facciamo progressi senza causare sofferenze e senza provocare danni, raggiungeremo il punto in cui saremo sempre vittoriosi, cioè la vittoria reale. Se smettiamo invece di vincere su noi stessi, anche se vinciamo su tutti gli altri, non stiamo facendo nulla che non sia soddisfare il nostro egoismo e la nostra vanità.”
“Una vittoria relativa è fragile ma una vittoria su se stessi è assoluta.”
Come fare quindi per applicare il principio del non-dissenso nella vita quotidiana?
Esistono tecniche di introspezione e centramento della mente sul baricentro, che affronto in modo dettagliato nei miei corsi, corroborate dagli studi sui principi e le leggi che governano l’universo, materiale e soprasensibile.
Il primo passo importante rimane comunque quello di ampliare la propria visione del mondo, includendo quante più conoscenze possibile, in modo da migliorare la propria armonia e la propria consapevolezza, sia per quanto riguarda il cosmo che per quanto riguarda la propria persona.
Infine, come dice il grande maestro Tohei, occorre applicare “i principi dell’universo nella vita di tutti i giorni e mantenere una ferma visione del mondo ed uno spirito assolutamente inamovibile”. Reso tale, voglio aggiungere, da consapevolezza e volontà orientate in una quotidiana pratica del bene e dell’armonia!
Un esempio pratico tratto dalle cronache samurai!
Citando ancora l’articolo “Le Arti Marziali oggi: uno strumento versatile e accessibile a tutti”, riporto un estratto che, a fronte di quanto hai appena letto, sarà più facile interpretare.
Si tratta del breve dialogo tratto da “Neko no Myoujutsu” (“Le tecniche misteriose del vecchio gatto”), di Issai Chozan, nom de plume del samurai Niwa Jurozaemon Tadaaki (1659–1741).
“[…] Shoken quindi chiese: “Qual è il significato di ‘nessun nemico, nessun sé’?”
Il gatto rispose: “È perché siamo presenti che c’è un avversario. Se non ci siamo, non c’è nessun avversario. Le parole ‘nemico’ e ‘avversario’ denotano un confronto. È come per yin e yang, oppure fuoco e acqua.
Quando non c’è opposizione non c’è antagonista. Questo vuol dire: ‘nessun nemico, nessun sé’. Dimenticando sia il sé sia l’oggetto, quando assumi uno stato di equilibrata non azione, sei equilibrato e, se vinci il nemico, te ne accorgi appena.
Non che tu sia inconsapevole; piuttosto in tale stato, in cui non vi sono pensieri consci, ti muovi d’intuito. Quando la mente raggiunge lo stato di non azione, il mondo diviene il tuo mondo.”
Scommetto che le parole di Koichi Tohei ti sono di aiuto nell’interpretazione di questo enigmatico trafiletto!
Riassume tutto ciò che è stato detto finora: l’armonia nell’equilibrio degli opposti, il vincere senza combattere, l’idea di scontro e di confronto…
Come iniziare
Dopo aver acquisito queste informazioni, dove puoi trovare gli strumenti per vivere in armonia con te stesso e con l’ambiente e le persone che ti circondano?
Abbracciare una disciplina orientale non è l’unica strada…
Essere in armonia con se stessi significa fare pace con le proprie scelte, capire cosa si vuole dalla vita ed avere il coraggio di intraprendere il nostro cammino, per quanto difficile possa sembrare…
Ho affrontato simili argomenti in precedenti articoli, come ad esempio “Una ricetta per vivere sereni e consapevoli: impara a non farti guidare dal giudizio!” e “La regola d’oro per un viaggio indimenticabile!”, ma adesso voglio darti un suggerimento più pratico e facilmente applicabile!
Hai mai sentito parlare del Feng Shui?!
Il Feng Shui ed il Ka-So
Per definire il Feng Shui lascio la parola ad un consulente di fama internazionale, Simon Brown!
Secondo lui quest’antica pratica cinese è “l’arte di organizzare edifici e abitazioni al solo scopo di favorire il successo degli occupanti”.
Letteralmente queste due parole si traducono con “Vento e Acqua”, considerati appunto gli elementi fondamentali dai quali dipende l’energia del nostro corpo e del pianeta Terra.
Questa ricerca architettonica di equilibrio tra uomo e natura fa un passo ulteriore nella sua variante giapponese, il Ka-So.
Le energie sottili delle tre dimensioni spaziali sono infatti messe in sinergia con la quarta dimensione: il tempo.
L’arredamento minimal ed il mobilio ridotto all’essenziale rispecchiano la componente temporale del vuoto, elemento fondamentale quanto le 72 stagioni nel quale veniva anticamente suddiviso il calendario giapponese – e cinese.
Questo per fare solo un esempio dell’importanza data dagli orientali ai mutamenti nella natura e al conseguente adattamento del corpo umano e del ritmo di vita ad essa, al fine di ricercare equilibrio e armonia con tutta la dimensione del creato.
Ho parlato di mutamenti, ma questa è un’altra storia… Riguarda l’I Ching, il famoso oracolo cinese, e la legge di sincronicità introdotta da Carl Gustav Jung.
Affronterò quest’ultimo argomento nell’articolo “I ‘superpoteri’ dei mistici orientali spiegati dalla scienza moderna”, ma ancora una volta abbiamo la prova di come le antiche conoscenze costituiscano un universo ampio e inscindibile, nel quale ogni ramo di sapere è strettamente legato a quello adiacente.
Tornando a noi… Se è vero che certe volte alcune scelte sfuggono alla nostra capacità decisionale, è altrettanto vero che sulla nostra abitazione, sul nostro spazio vitale, abbiamo il 100% del controllo!
Si dice che l’ordine esteriore rifletta quello interiore… Ma stando a quanto abbiamo asserito, cioè che gli opposti si bilanciano a vicenda, potremmo dare un grande aiuto al nostro ordine interiore semplicemente organizzando in modo adeguato l’ambiente che ci circonda!
Aggiungi una pianta, un paio di mensole nell’angolo giusto, una fontanella elettrica o un incenso profumato… Imbianca le pareti, o cambiane il colore! Sposta i mobili – nei limiti del possibile – per avere più luce e vedere il sole che sorge o tramonta. Circondati di libri interessanti, quadri e oggetti che appagano il tuo senso estetico…
I modi sono molti! Utilizza la fantasia e scopri nuove idee nella natura e nelle pagine web dei luoghi che ti piacerebbe visitare!
Provare per credere..!
Armonizza la tua persona all’ambiente dove vivi e dove lavori, e fammi sapere nei commenti come tutto ciò si riflette sul tuo stato d’animo e sulla qualità della tua vita!
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