I benefici dell’attenzione sul baricentro

22 Giu 2021 | Arti Marziali e Salute

Arti marziali tradizionali e benessere psicofisico percorrono sentieri comuni.

L’associazione tra “marzialità” e “violenza”, infatti, è soltanto il recente sviluppo di un’interpretazione tutta occidentale di “combattimento sportivo” (l’argomento è stato già trattato nell’articolo “Le Arti Marziali Tradizionali nel XXI secolo”).

Nell’antichità, oltre all’applicazione bellica, la disciplina marziale forniva ai praticanti un insieme di regole volte a promuovere la salute, a prolungare la vita e ad incrementare la resistenza alle malattie e agli agenti atmosferici.

Questo era, in linea di massima, il trend di tutte le arti orientali: sviluppare l’essere umano nel suo complesso, integrando le sue parti (corpo, mente e spirito) e al tempo stesso facendo sì che vivesse in piena armonia con l’ambiente circostante.

Ne è un esempio l’intero sistema dell’I Ching, introdotto in un precedente articolo.

Tra questi principi, linee guida per un corretto utilizzo del corpo e del respiro, oggi analizzeremo l’attenzione sul baricentro, fondamento di tutte le discipline marziali di origine asiatica.

 

Il centro fisico del corpo umano

Ogni forma tridimensionale ha un suo baricentro (che in questa sede non è importante distinguere dal “centro di massa”), punto “che ha la proprietà di muoversi come se in esso fosse concentrata la massa, e ad esso fosse applicata la risultante delle forze esterne agenti sul sistema.

Il baricentro del corpo umano è collocato all’interno dell’addome, tre o quattro centimetri sotto l’ombelico.

Come saprai, abbassare il baricentro migliora la stabilità, e molti esercizi marziali mirano proprio a questo scopo: posizioni basse delle gambe, piedi distanti tra loro e busto eretto.

Il movimento però non è l’unico modo per abbassare il baricentro: soltanto divenire mentalmente consapevoli del proprio centro può migliorare esponenzialmente la propria condizione.

Il Zhan Zhuang (l’esercizio cinese del “palo immobile”, una forma di Qi Gong statico), in particolare, lavora sulla percezione del proprio corpo in una condizione di equilibrio meccanico, ovvero nella quale sono coinvolti il minor numero di muscoli possibile.

Stando fermi sul posto, focalizzando l’attenzione sul baricentro del corpo, si lavora sulla muscolatura strutturale, sull’allineamento posturale, sulla presenza mentale e sullo sblocco del flusso energetico…

Al di là delle infinite implicazioni e applicazioni di tale esercizio, che necessiterebbe di un intero libro per essere spiegato a dovere, “percepire” questo punto è considerato di fondamentale importanza in qualunque disciplina orientale, dal Karate al Kung Fu, dallo Yoga al Qi Gong, dall’Aikido al Jujitsu, e così via.

Ciò che sfugge a noi occidentali è proprio la modalità, o meglio, le modalità attraverso le quali acquisire questa percezione del “centro”.

Vediamo alcuni trucchi per esserne consapevoli durante la nostra routine quotidiana!

 

Respirare “con la pancia”

Nonostante in molti critichino quest’abitudine, “respirare con la pancia” è il metodo con cui i bambini espandono il proprio diaframma per facilitare l’immissione dell’aria nei polmoni.

In Occidente, diventando adulti perdiamo quest’abitudine, spostando il “centro del respiro” sul petto. Al contrario, in Oriente – e in particolar modo coloro che praticano arti marziali – si sforzano di mantenere il fulcro del movimento respiratorio sul baricentro.

Enfatizzare l’espansione del torace favorisce inoltre l’accumulo di ansie e angosce, che spesso, infatti, si manifestano proprio attraverso le tipiche sensazioni di “groppo alla gola” e pesantezza sul petto. L’utilizzo della respirazione diaframmatica aiuta a dissipare questo sgradevole stato d’animo.

Naturalmente l’aria immessa non “va nella pancia”: la dilatazione dell’addome per mezzo del diaframma permette di creare più spazio negli alveoli polmonari inferiori, aumentando la capacità polmonare.

Per di più, e questo è il punto di nostro interesse, inspirare dilatando l’addome ed espirare contraendolo porta automaticamente la nostra attenzione sul baricentro, favorendo l’equilibrio psicofisico.

Torneremo sulla mente tra poco, mentre adesso è importante ricordare come questo centro sia tenuto in gran conto da tutte le discipline sopra citate:

  • In giapponese il termine generalmente utilizzato è Hara (腹, “ventre”), che indica tutta la regione addominale; il famoso harakiri dei samurai non è altro che il “taglio del ventre”, sede dello spirito e della forza vitale del guerriero. Questa pratica caratterizzava il seppuku, il suicidio rituale dei samurai del passato. Scavando ancora, è possibile scoprire il “centro del centro”, punto denominato Tanden (che infatti richiama subito alla mente la parola cinese Dantien), centro dell’Hara e baricentro naturale del corpo.
  • In cinese il corrispondente centro è chiamato, appunto, Dantien inferiore (“Xia”, “campo del cinabro”, custode del Jing, l’essenza vitale, come abbiamo già approfondito nell’articolo “Jing, Qi, Shen, i tre tesori”).
  • Nelle discipline yogiche, invece, il baricentro viene associato al secondo chakra (vedi “I sette chakra… e tutti gli altri!”), lo Svadisthana Chakra, “sede di una forza vitale”. Lo Yantra Yoga afferma che, nello stato di veglia, “[…] la coscienza e i venti – energie sottili – dimorano entrambi nel chakra dell’ombelico, e si manifestano i pensieri e i concetti della vita quotidiana. Per questo motivo chiamiamo il chakra dell’ombelico chakra della manifestazione, o nirmanachakra.” (Tratto da “Curarsi con lo Yantra Yoga”, di Elio Guarisco e Phuntsog Wangmo).

 

Spostare la mente

Con il nostro bagaglio culturale è difficile entrare nell’ottica di “percepire energie sottili”, o comunque di allenare l’invisibile (vedi anche “Il problema del linguaggio”).

L’allenamento marziale però prevede anche questo, e se il qi rimane un concetto troppo “evanescente”, possiamo sempre partire da qualcosa di più comprensibile, per quanto intangibile: la volontà.

È un argomento già toccato più volte, in articoli come “Il potere della forza di volontà tra presente e passato” e “Le Arti Marziali oggi: uno strumento versatile e accessibile a tutti”, ma è il segreto di qualsiasi forma di conseguimento.

La volontà muove la mente, che indubbiamente guida il nostro “sentire”, soprattutto nelle prime fasi dell’addestramento.

Concentrando l’attenzione su una mano, ad esempio, è facile percepire un cambiamento nel nostro “sentirla”: la mano in questione diventa più pesante, più calda, più presente… e la sensazione è spesso accompagnata da un lieve formicolio o da una vibrazione.

Cosa accade se questo tipo di attenzione viene portata sul punto tre o quattro centimetri sotto l’ombelico, al centro del nostro corpo?

Riusciamo a “sentirlo”?

… Basta provare!

Nel suo “Mistici e maghi del Tibet”, Alexandra David-Néel testimonia una peculiarità del “percepire il Sé” tipica degli asceti tibetani:

… Uno di questi lama colse l’occasione di una osservazione che io feci, per dare esca alle sue idee. Avendo egli parlato di ‘cuore come sede del pensiero e dello spirito’, gli dissi che gli occidentali ritengono, invece, che la sede del pensiero e dello spirito non sia da porre nel cuore ma nel cervello [vedi anche “Empatia: il segreto del ‘sentire l’altro’”]. Il mio interlocutore replicò immediatamente: ‘Vedete bene che si può sentire lo spirito in differenti posti. Poiché gli stranieri provano la sensazione dello ‘spirito nella testa’ ed io la provo nel ‘cuore’, si può ritenere possibile l’impressione di pensare con i ‘piedi’.

Da ciò si evince che il nostro radicato “sentire con la testa” non è che una convenzione, un’abitudine legata alla razionalità che guida le nostre vite, punto di forza – ma anche grande debolezza – dell’intero sistema occidentale.

Come sarebbe la nostra vita se “ascoltassimo con il cuore”?

La risposta a questo quesito esula dal tema di questo articolo, e comunque è già stata proposta in “La mente nel cuore: un antico metodo scientifico per ritrovare il benessere psicofisico”.

Qui stiamo parlando di attenzione sul baricentro, equilibrio fisico e mentale, accompagnato dalla progressiva percezione di un qualcosa che ha sede proprio nel centro naturale del corpo umano… Come sempre, però, soltanto l’esperienza diretta può far luce sull’ignoto.

Naturalmente, nei miei corsi, basati sul metodo Hashi, descrivo diversi metodi per amplificare questa percezione di sé, per “sentire lo spirito/pensiero in ogni dove”, sensazione che con il tempo può essere estesa ad ogni parte del corpo… Fa parte del cosiddetto “allenamento ideomotorio”, purtroppo non ancora diffuso nel nostro Paese.

Per il momento, comunque, è il caso di soffermarsi sugli esempi pratici.

Secondo i canoni marziali giapponesi, ad esempio, portare l’attenzione sul baricentro durante le nostre azioni quotidiane implica essere centrati, equilibrati e consapevoli.

Il maestro di Aikido Koichi Tohei, autore del già menzionato “principio del non-dissenso“, ci svela qualche dettaglio in più!

 

“Il Ki nella vita quotidiana”

In questa sua opera il maestro Tohei ci regala preziose gocce di saggezza tratte della tradizione marziale giapponese, e non solo.

Il concetto di Ki racchiude sì l’energia interna, ma, in maniera più blanda, implica anche la nostra capacità di essere attenti, concentrati, presenti.

Uno dei principi fondamentali contenuti in questo libro è chiamato “Mantenere il punto”: sì, si tratta proprio del nostro baricentro, che il sensei chiama “seika-no-itten”, ovvero “punto unico nella parte bassa dell’addome”.

Concentrando la mente in quel punto possiamo sviluppare una grande forza addominale; il processo di concentrazione lo chiamiamo “assorbire il Ki” oppure “concentrare il Ki nel punto”. Dal punto di vista del ruolo che riveste a livello puramente fisico, questo punto corrisponde al centro di gravità o baricentro del corpo. Dal punto di vista spirituale è il luogo dove deve essere concentrata la mente. È il punto di unione tra la mente e il corpo: una volta che lo padroneggerete correttamente sarete in grado di unificare mente e corpo, e mantenendolo costantemente potrete muovervi con la mente e il corpo unificati. Il punto unico è la chiave dell’unificazione tra mente e corpo.

 

Pratica, pratica, pratica!

La teoria ha efficacia solo fino ad un certo punto.

Occorre metterla in pratica, assiduamente e con costanza, senza demordere se non vediamo immediatamente dei risultati.

La nostra mente non è mai stata addestrata: nella vita quotidiana tende a perdersi, ad aggrapparsi ad azioni monotone, a divagare in pensieri inutili o, peggio ancora, a spegnersi completamente di fronte ad un programma televisivo demenziale o un social media.

Portare l’attenzione sul baricentro è soltanto uno dei metodi utili a riconquistare al nostra “presenza di spirito”, ma non è assolutamente semplice.

La volontà può aiutarci ad indirizzare la mente, ma deve essere accompagnata da un obiettivo ben chiaro e dalla ferma motivazione a migliorarsi, nonché da una corretta respirazione.

I risultati sono racchiusi, ancora una volta, in quella famosa formula del “fare per avere”: conoscere è soltanto il primo passo verso il conseguimento di un traguardo, ma è l’esperienza diretta a forgiare la nostra macchina umana, e a regalarci (costruirci!) le chiavi d’accesso ad un mondo infinito di possibilità e capacità, accessibili soltanto attraverso un controllo sinergico del corpo, della mente e… di quella strana entità che possiamo scegliere di chiamare respiro, energia o spirito.

Quindi, liberi da dubbi e incertezze, non preoccupiamoci troppo di “definire tutto”, ma passiamo piuttosto all’azione impegnandoci a scegliere una Via da percorrere, e camminando dritti verso la meta, a testa alta e in perfetto equilibrio psicofisico.

Mantenere l’attenzione sul baricentro e sulla propria respirazione sembrano azioni scontate, forse perfino semplici… Ma contengono in sé incredibili potenzialità inesplorate!

Ti invito a provare, per un’intera settimana, a focalizzare la tua “presenza mentale” su questi due fattori… E a scrivere nei commenti i risultati ottenuti!

A presto con il prossimo articolo!

 

 

Roberto Fagnani

COACH DI GUERRIERI MODERNI E CONSULENTE DI VIAGGI INTERIORI

Coach di crescita personale per scoprire te stesso attraverso metodi non convenzionali: Arti Marziali orientali, libri, viaggi e antiche scienze spirituali.

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