Questo approfondimento può sembrare un articolo riservato agli addetti ai lavori, ma non è così.
Sebbene sia monotematico, e affronti i diversi aspetti dei Chakra (adattamento della parola sanscrita cakra), è possibile comunque cogliere spunti di pratico utilizzo anche per coloro che non seguono le discipline orientali.
Il trucco, come sempre, è la chiave di lettura!
Se infatti è vero che l’argomento principale sono le famose “ruote energetiche”, i centri di forza-vitalità nascosti “all’interno” del nostro corpo, è altrettanto vero che a questi “snodi” eterici sono associati simboli, emozioni, ghiandole, stati d’animo, e molto altro…
Come vedrai presto, non è necessario abbracciare il credo induista per trarre benefici da questa conoscenza!
Ecco un esempio: se sbatti un arto su un oggetto, il dolore localizzato in quel punto ti spinge istintivamente a massaggiarti la zona ferita…
In qualche modo, se il danno non è grave, il contatto con la mano allevia la sofferenza [vedi anche “Pranoterapia e Reiki – Curare e curarsi con le proprie mani”].
Ma come puoi alleviare la sofferenza generata da uno stato d’animo alterato, da un evento nefasto, da un’incapacità di comprensione, da un distacco emotivo apparentemente immotivato?
Dove potresti mai orientare il massaggio confortante delle tue mani?!
Il nostro corpo è il nostro tempio in questo mondo, uno strumento che, complessivamente, ha le potenzialità di guarire ogni squilibrio, sia esso mentale che fisico, energetico o emotivo.
La difficoltà sta nell’accedere alle “modalità di guarigione”…
In questo articolo allora, energie sottili o meno, cerchiamo di capire cosa possono rappresentare i Chakra per gli occidentali, e quali aspetti del benessere quotidiano sono legati ad essi.
Spero di riuscire a fornirti un “glossario completo” sull’argomento, non necessariamente da esplorare tutto in una volta, ma da tenere a portata di mano nelle occasioni in cui un’informazione a prima vista insignificante può fare la differenza, connettendo conoscenze apparentemente isolate e aprendo nuovi orizzonti di sapere!
Una panoramica generale sui sette Chakra
I guerrieri della tribù Sikh, nel Panjab, in passato portavano molti Chacram (“dischi da guerra”) attorno alle braccia, legati alla cintura o infilati nel loro caratteristico turbante conico.
Erano anelli di acciaio dal diametro di 10-30 cm, con il bordo esterno affilato ed il profilo aerodinamico: armi da lancio camuffate da ornamenti… Se appartieni alla mia generazione, non puoi non aver pensato al famosissimo cerchio rotante di Xena!
L’idea alla base del funzionamento dei Chakra è proprio questa: si tratta di cerchi di energia invisibili all’occhio umano ed intangibili sul piano fisico (alcuni autori li collocano nel Linga Sharira, o Corpo Astrale, ma non quello degli omonimi viaggi! – Vedi “La composizione della macchina umana: corpi sottili e aggregati vibrazionali”).
Tali “ruote sottili” possiedono un moto di rotazione perpetua che contribuisce al mantenimento della vitalità e della salute psicofisica, e alla corretta distribuzione dell’energia eterica in ogni parte del corpo.
Come abbiamo già visto in breve nell’articolo “Kundalini, Chakra, Bandha e Granthi: sigilli nascosti e antichi poteri” infatti, questi sette centri distribuiti lungo la linea mediana del corpo sono snodi energetici dove convergono più canali sottili, attraverso i quali l’energia circola all’interno del corpo.
Se vuoi avere una panoramica di questi canali energetici, leggi l’articolo “I meridiani del “pianeta corpo”: Nadi e Jingluo” prima di continuare!
Non immaginare però i Chakra come elementi del corpo umano, quanto piuttosto come antenne in grado di connettere la macchina umana (microcosmo) all’universo (macrocosmo), sul piano grossolano-fisico, sul piano sottile-energetico e sul piano spirituale.
Due importanti energie cosmiche che pervadono il corpo sono ad esempio quella del Sole (irradiata attraverso la nadi Pingala) e quella della Luna (recepita tramite la nadi Ida).
Dopo un addestramento specifico e costante è effettivamente possibile percepire queste due “emanazioni energetiche”, e se sei interessato ti invito a seguire i miei corsi sull’argomento. Iscriviti alla newsletter per essere aggiornato sulle date di upload!
Molte pratiche orientali, a partire dallo Yoga, lavorano sull’apertura dei sette Chakra al fine ultimo di risvegliare la Kundalini, l’energia cosmica serpentina che giace “addormentata” alla base della spina dorsale, dove ha sede il primo Chakra…
Indipendentemente dalle implicazioni di questo obiettivo, vediamo da vicino cosa rappresentano i singoli Chakra e come possono tornare utili a noi comuni mortali!
E vediamo in che modo, direzionando la nostra mente, la nostra volontà e la nostra sensibilità verso determinati punti fisici, che soltanto fisici non sono, è possibile ottenere qualcosa di più del buon vecchio benessere…
Il primo Chakra: Muladhara Chakra
È arrivato il momento di schematizzare le caratteristiche di ogni Chakra, in modo da poterli confrontare e analizzare al meglio, evitando descrizioni lunghe e noiose!
- Traduzione del nome: “mula”: fonte, “adhara”: sostegno, parte vitale; è il Chakra basale, o Chakra della radice.
- Collocazione: tenendo presente che le diverse dottrine collocano i Chakra in punti diversi, siano essi al centro del corpo, all’interno della colonna vertebrale, nel Linga Sharira o nel corpo aurico esterno, cerchiamo di visualizzarli dove può “tornarci utile”. Il primo Chakra, in linea di massima, viene posizionato alla base della colonna vertebrale, tra l’origine dell’organo riproduttivo e l’ano, proprio al di sotto del kanda (cauda equina) da dove, secondo alcuni testi, si originano tutte le nadi, i canali energetici sottili.
- Parti del corpo e organi collegati: ghiandole surrenali, genitali, retto, ossa, denti, unghie, colonna vertebrale.
- Simbologia: ad ogni Chakra, rappresentato da un cerchio, è associato un certo numero di petali di loto che lo circondano (simbolo del risveglio della coscienza pura – il fiore di loto – in mezzo al “fango” della terza dimensione). Tale numero dipende dalle nadi che convergono o si originano da quel Chakra. Ognuno di questi canali ha una sua vibrazione, la cui frequenza è rappresentata dal suono di una lettera sanscrita. [Affronto l’argomento nell’articolo “Mandala, Mantra e Mudra: arti del suono e geometrie sacre”.] Il primo Chakra è rappresentato da un loto giallo (secondo altri è rosso, con al centro un quadrato giallo, comunque associato al Sole) con quattro petali, ognuno dei quali “contiene” una specifica lettera: vam, sam, sham e çam. La bijakshara (“lettera-seme-origine-vibrazione”) del Muladhara Chakra è lam, raffigurata di solito al centro del loto, come mantra latente.
- Elemento e senso associati: l’elemento del primo Chakra è la Terra, e presiede il senso dell’olfatto.
- Divinità e Deva (“essere celeste”, ma anche “elemento”): Ganesh, Dakini (Shakti) e Prithvi (terra).
- Animale: l’elefante, simbolo di solidità e pesantezza, legato alla Terra.
- Funzioni: assimilazione del cibo e eliminazione degli scarti; la sua attivazione migliora la connessione con la natura, la creatività, la vitalità, la sicurezza in se stessi, l’energia sessuale ed il controllo del respiro.
- Curiosità: la famosa Kundalini, la forza cosmica spiraliforme che giace sopita dentro ciascuno di noi, si trova proprio all’interno di questo Chakra. Anche il Brahma granthi (“nodo di Brahma”) si trova tra questo e il secondo Chakra, primo ostacolo alla risalita dell’energia Kundalini.
Il secondo Chakra: Svadisthana Chakra
- Traduzione del nome: “sede di una forza vitale”, anche detto centro della croce o Chakra sacrale.
- Collocazione: si trova a metà strada tra il pube e l’ombelico, nel baricentro naturale del corpo.
- Parti del corpo e organi collegati: apparato riproduttore, reni, vescica (tutto ciò che riguarda i liquidi insomma).
- Simbologia: il secondo Chakra è rappresentato da un loto bianco (su altri testi arancione, colore comunque associato alla Luna, la cui falce è rappresentata al centro) dal quale emanano sei petali di loto, “contenenti” le lettere sanscrite-vibrazioni bam, bham, mam, yam, ram e lam. La bijakshara dello Svadisthana Chakra è vam.
- Elemento e senso associati: l’elemento del secondo Chakra è l’Acqua, e presiede il senso del gusto.
- Divinità e Deva: Brahma, Rakini e Varuna (nei Veda è il garante dell’ordine cosmico – “Rta” – e divinità – “Asura” – del cielo, della pioggia e dei fenomeni celesti, ma anche della Legge e del mondo sotterraneo). Varuna è anche un fiume dello stato indiano dell’Uttar Pradesh, e un corpo celeste del Sistema Solare situato oltre l’orbita di Nettuno.
- Animale: il coccodrillo, animale acquatico per eccellenza.
- Funzioni: custode di poteri psichici, una volta aperto favorisce l’apprendimento intuitivo, il controllo dei sensi e la conoscenza delle entità astrali. Lo Svadisthana Chakra ci aiuta ad esprimere le nostre emozioni e a vivere serenamente la nostra vita sessuale.
- Curiosità: è il punto conosciuto come dantian inferiore nella MTC e come hara in Giappone. Il famoso harakiri dei samurai non è altro che il “taglio della pancia”, sede dello spirito e della forza vitale del guerriero; tale pratica veniva eseguita durante il seppuku, il suicidio rituale.
Il terzo Chakra: Manipura Chakra
- Traduzione del nome: generalmente viene tradotto con plesso solare, ed indicato anche come Chakra dell’ombelico.
- Collocazione: nonostante il nome, il terzo Chakra va collocato leggermente al di sopra dell’ombelico, all’altezza della regione diaframmatica che si espande con l’omonima tecnica di respirazione, abbinata alla tenuta dell’Uddiyana Bandha (perdona il linguaggio tecnico, avrò modo di entrare nei dettagli in altri articoli e durante i miei corsi!).
- Parti del corpo e organi collegati: pancreas, stomaco, fegato, milza, cistifellea.
- Simbologia: il terzo Chakra è rappresentato da un loto rosso (su altri testi giallo), con al centro un triangolo rovesciato, dal quale emanano dieci petali di loto “contenenti” altrettante lettere sanscrite-vibrazioni, che non starò ad elencare. La bijakshara del Manipura Chakra è ram.
- Elemento e senso associati: l’elemento del terzo Chakra è il Fuoco, e presiede il senso della vista.
- Divinità e Deva: Vishnu, Lakshmi e Agni (fuoco).
- Animale: l’ariete, messaggero di Agni, l’elemento/Signore del fuoco.
- Funzioni: è il Chakra della volontà individuale, del carisma e del desiderio; funge da collegamento tra i due Chakra inferiori (“materiali”) e i quattro superiori (“spirituali”): la sua attivazione migliora quindi la calma e l’equilibrio, sia esso mentale, fisico o emotivo. Un suo malfunzionamento può causare problemi digestivi, letargia, cambiamenti d’umore repentini e depressione.
- Curiosità: pare che sia proprio da questo centro e dal precedente che si emana il grande calore corporeo in grado vincere qualunque freddo: ne è la prova vivente Wim Hof, lo sportivo olandese capace di immergersi nel ghiaccio per quasi due ore. Le sue capacità nascono da una combinazione di tecniche di respirazione e meditazione, derivanti probabilmente dal tumo tibetano… Ma occorrerebbe un intero libro per entrare nel dettaglio! Nella regione del terzo Chakra si individua il dantian intermedio della MTC.
Il quarto Chakra: Anahata Chakra
- Traduzione del nome: Chakra del cuore, plesso cardiaco.
- Collocazione: il quarto Chakra si trova, naturalmente, nell’area cardiaca, in corrispondenza del cuore.
- Parti del corpo e organi collegati: cuore, timo, torace, sangue.
- Simbologia: Anahata Chakra è rappresentato da un loto rosso scuro o grigio fumo (secondo altre interpretazioni verde…), con dodici petali dai quali si diramano altrettante nadi, rappresentate da dodici lettere sanscrite. Al centro due triangoli intrecciati formano un esagono. La bijakshara (“lettera-seme”) è yam.
- Elemento e senso associati: l’elemento del quarto Chakra è l’Aria, e presiede il senso del tatto.
- Divinità e Deva: Shiva, Kakini e Vayu (aria, vento, intesi come respiro vitale o prana).
- Animale: la gazzella, che nella tradizione indiana è associata a Vayu, Signore dell’aria.
- Funzioni: oltre alla circolazione sanguigna, il quarto Chakra regola gli aspetti emotivi e sentimentali dell’essere umano: la sua capacità di provare amore incondizionato, compassione, di essere sensibile e in armonia con l’universo. Un blocco su questo centro causa egoismo, freddezza, indifferenza e attaccamento materiale.
- Curiosità: il paradigma cinese – e indiano – di “portare la mente nel cuore” racchiude una delle chiavi fondamentali di qualunque disciplina spirituale; se ti interessa approfondire questo aspetto leggi gli articoli “La mente nel cuore: un antico metodo scientifico per ritrovare il benessere psicofisico” e “Empatia: il segreto del ‘sentire l’altro’”. Tra il terzo e il quarto Chakra si trova anche il Vishnu granthi, il secondo sigillo che impedisce la risalita della Kundalini.
Il quinto Chakra: Vishuddha Chakra
- Traduzione del nome: “visuddhi” significa “puro”; è il Chakra della gola, centro della comunicazione.
- Collocazione: si trova nella regione faringea, alla base del collo.
- Parti del corpo e organi collegati: tiroide, gola, orecchie, trachea, bronchi.
- Simbologia: il quinto Chakra è un loto blu con sedici petali e altrettante nadi/vibrazioni associate. Al centro è rappresentato un cerchio racchiuso in un triangolo rovesciato, entrambi bianchi. La sua bijakshara è ham.
- Elemento e senso associati: l’elemento del quinto Chakra è l’Etere, e presiede l’udito.
- Divinità e Deva: Sadasiva, Shakini e Akasa (etere).
- Animale: su alcuni testi, al centro del cerchio più piccolo, è disegnato un elefante bianco con sette proboscidi (a rappresentare le sette Leggi naturali che ognuno deve riscoprire dentro di sé).
- Funzioni: il Vishuddha Chakra è associato alle capacità di comunicazione, di linguaggio e di espressione artistica. Funge da intermediario tra pensiero (sesto Chakra) e sentimento (quarto Chakra), e quindi da equilibratore emotivo.
- Curiosità: uno sviluppo eccelso del quinto Chakra apre le porte ad una tecnica di meditazione ormai quasi scomparsa, che si abbina alla ripetizione di mantra utilizzando le due corde vocali separatamente, ed emettendo così due suoni su tonalità e vibrazioni diverse contemporaneamente.
Il sesto Chakra: Ajna Chakra
- Traduzione del nome: “ajna” significa “comando”, ma lo conosciamo come terzo occhio, Chakra della fronte, dimora della gioia.
- Collocazione: il sesto Chakra è localizzato all’incirca al centro dell’arcata sopraccigliare, alla radice del naso.
- Parti del corpo e organi collegati: occhi, viso, orecchie, seni frontali, naso. C’è discordanza nell’attribuire a questo Chakra la ghiandola pineale (o epifisi – per alcuni legata al settimo Chakra), oppure la ghiandola pituitaria (ipofisi).
- Simbologia: due petali di loto coronano il cerchio-fiore color bianco puro (per altri indaco…), al centro del quale un triangolo rovesciato è sovrastato da una mezzaluna e da un sole. Il triangolo riporta la lettera sanscrita om, famosissimo mantra latente del sesto Chakra, mentre i due petali-nadi possiedono le vibrazioni ham e ksham.
- Elemento e senso associati: l’elemento del sesto Chakra è di nuovo l’etere, inteso come pensiero/aura spirituale: ad esso sono infatti associate tutte le percezioni extrasensoriali.
- Divinità e Deva: Paramasiva (Shambhu), Hakini (Shakti) e Manas (mente, ma anche “anima umana”).
- Animale: il cigno.
- Funzioni: il terzo occhio è la sede della comprensione e dell’intuizione superiori, e chi lo sviluppa è in grado di padroneggiare il cosiddetto “sesto senso”. Nelle antiche tradizioni molte facoltà extrasensoriali sono associate a questo Chakra, tra le quali la telepatia, la chiaroveggenza, la capacità di vedere l’aura delle persone, ecc. Tieni comunque presente che non si tratta di un interruttore in On o in Off: così come esistono molti livelli di consapevolezza e differenti gradi di dominio della propria mente, l’apertura è progressiva e avviene con modalità diverse per ciascun individuo.
- Curiosità: l’Ajna Chakra è in corrispondenza del dantian superiore della MTC e del Rudra granthi (o Shiva granthi: Rudra è uno dei nomi di Shiva), terzo e ultimo cancello che blocca la risalita del potere Kundalini. Non posso che cogliere l’occasione per consigliarti il bestseller internazionale “Il Terzo Occhio”, di T. Lobsang Rampa.
Il settimo Chakra: Sahasrara Chakra, il loto dai mille petali
- Traduzione del nome: Chakra della corona, loto dai mille petali.
- Collocazione: alla sommità della testa, nel punto spesso chiamato “fontanella alchemica”. Soltanto metà del settimo Chakra interseca il corpo fisico.
- Parti del corpo e organi collegati: epifisi (ghiandola pineale) e cervello.
- Simbologia: il simbolo del settimo Chakra è un loto dai mille petali, a rappresentare le innumerevoli nadi che emanano da esso. Per alcuni il colore prevalente è il violetto, ma non darei troppo peso a questa informazione…
- Elemento e senso associati: non è possibile qui parlare di uno specifico elemento: attivare il settimo Chakra significa ottenere il risveglio coscienziale, l’illuminazione.
- Divinità e Deva: il Sahasrara Chakra è la dimora del Signore Shiva, Dio, lo Spirito Supremo.
- Funzioni e curiosità: quando l’energia Kundalini raggiunge questo centro, l’uomo è connesso con il proprio Sé divino, ed interrompe i legami con i mondi di terza e quarta dimensione, riconoscendo il suo vero Sé e riacquistando consapevolezza dell’Anima. Il tutto torna ad essere Uno, e dualismo, razionalità e morte cessano di esistere.
I Chakra: discrepanze culturali e altre interpretazioni
Molte culture si sono affacciate allo studio dei centri energetici del corpo umano. Ne ho già parlato in articoli come “Jing, Qi, Shen, i tre tesori: risveglia il tuo potenziale e vivi in salute”, e in altri già citati… Non sempre si è trattato di uno studio indipendente, e nel corso dei secoli, tra traduzioni e trasmissioni orali, si sono create incomprensioni e discrepanze.
Come hai potuto leggere, la scelta dei colori dei Chakra conta molte discordanze… Ti ricordo però che i Chakra non sono visibili agli occhi fisici, e sul piano astrale i colori sono diversi rispetto a quelli che conosciamo. Tali colori, inoltre, sono spesso filtrati dal “livello di purezza-evoluzione” del corpo aurico del singolo osservatore…
Senza perdersi in complicate spiegazioni, la ragione più ovvia dell’attribuzione di un colore ad un Chakra è la loro medesima risonanza vibrazionale: se sulla scala di frequenza occupano all’incirca la stessa posizione, ecco che avviene l’abbinamento. Ma resta comunque poco costruttivo perdersi tra le varie interpretazioni, sperando che questa conoscenza teorica comporti risultati tangibili nella percezione dei Chakra. In fondo, non è “il vedere” a determinare il lavoro che possiamo fare su di essi.
È impossibile evitare malintesi nello studio di discipline così antiche, e sono certo che i ricercatori attenti avranno notato anche le incongruenze nella collocazione di alcuni Chakra: la base della spina dorsale e l’area dei genitali spesso ospitano due Chakra distinti, altre volte uno soltanto. Oppure troviamo un Chakra in corrispondenza dell’ombelico, e poi nessun altro al di sotto di quello del cuore…
Il seguente paragrafo, tratto dal saggio di B.K.S. Iyengar “Teoria e pratica del Pranayama”, forse getterà un po’ di luce sulla questione:
“I chakra principali sono: 1) muladhara, situato nella pelvi sopra l’ano; 2) svadisthana, situato sopra l’organo genitale; 3) manipuraka, situato nell’ombelico; 4) surya, il sole e 5) manas, la mente, tra l’ombelico e il cuore; 6) anahata, nell’area cardiaca; 7) visuddhi, nella regione faringea; 8) ajna, tra le sopracciglia; 9) soma, la luna, nel centro del cervello; 10) lalata, alla sommità della fronte; e 11) sahasrara, chiamato loto dai mille petali, nel cervello.”
Ho tagliato le traduzioni dei singoli nomi, già inserite nella precedente analisi dei sette Chakra più importanti, ma come puoi vedere non è semplice ottenere un quadro completo ed esaustivo delle vastissime conoscenze metafisiche…
L’importante, sottolineo di nuovo, è prendere ciò che ci è necessario per il nostro sviluppo interiore, compensando con l’esperienza diretta tutto quello di cui la distanza temporale e culturale ci priva.
I Chakra in occidente
I Chakra non sono appannaggio esclusivo del subcontinente indiano.
Influenzato della Kabbalah ebraica, dell’induismo e del daoismo, anche il movimento Archeosofico italiano ci offre, ad esempio, una sua personale sintesi dei principali “centri di forza”.
Nei saggi di Tommaso Palamidessi, fondatore di questa corrente di pensiero, troviamo così dodici centri di forza, che elencherò brevemente qui sotto, partendo dall’alto e indicando tra parentesi il Chakra “classico” corrispondente o la zona dove è localizzato:
- Centro della corona (settimo Chakra);
- Centro frontale (sesto Chakra);
- Centro occipitale (posteriore, sulla nuca-cervelletto);
- Centro della gola (quinto Chakra);
- Centro cardiaco (quarto Chakra);
- Centro ombelicale (terzo Chakra);
- Centro genitale (secondo Chakra);
- Centro basale (primo Chakra);
- Centro della mano destra e Centro della mano sinistra (nella MTC questi due punti sono conosciuti come “palazzi della fatica”, e corrispondono all’ottavo punto del meridiano del pericardio);
- Centro del piede destro e Centro del piede sinistro (nella MTC questi due punti sono conosciuti come “fonti gorgoglianti”, e corrispondono al primo punto del meridiano dei reni).
I Chakra nello sciamanesimo
Un’analisi originale e indipendente ci viene data da alcune forme di sciamanesimo di origine sudamericana (per farti un’idea iniziale della disciplina puoi leggere l’articolo “Sciamanesimo e introduzione ai viaggi sciamanici”).
Infatti, oltre ai sette Chakra precedentemente analizzati, vortici di energia che ruotano in senso orario (come le braccia della nostra galassia!), in corrispondenza di ghiandole endocrine e plessi nervosi, gli sciamani ci parlano di due ulteriori Chakra esterni al corpo umano.
Per gli indiani Hopi “Viracocha” è il Grande Spirito, ma, come in tutte le dottrine spirituali del pianeta, noi non siamo che un’emanazione di esso. In questo particolare contesto, la traduzione del nome ci aiuta ad individuare quella sacra parte della nostra identità: “vira” significa “sacro”, “cocha” significa “sorgente”.
La fonte del “corpo fisico che indossiamo” viene così individuata nell’ottavo Chakra, proprio al di sopra della nostra testa.
È la nostra anima individuale, parte luminosa del Grande Spirito dalla quale scaturisce un nuovo corpo dopo la purificazione che ha luogo tra un’incarnazione e l’altra (per approfondire puoi leggere “Reincarnazione e vite precedenti: la testimonianza dello psichiatra Brian Weiss”).
Se sei pratico di arti egizie, ti interesserà sapere che questo ottavo Chakra corrisponde al famoso “Ka”, la parte dell’essere umano che sopravviveva alla morte al tempo dei faraoni.
L’ottavo Chakra è l’apice “dell’uovo aurico dorato” che circonda il corpo umano e che contiene tutte le informazioni che lo riguardano, dalle malattie che erediterà alle conseguenze dei suoi “trascorsi karmici” (puoi approfondire l’argomento “Karma” nell’articolo “Cos’è il Karma e come incide nella reincarnazione”).
Ultimo, ma non meno importante, il nono Chakra!
Così come l’ottavo è l’anima individuale, il nono è lo Spirito di tutti gli esseri viventi, unico e comune, quella fonte di Luce primordiale alla quale desiderano tornare tutti coloro che hanno intrapreso un percorso spirituale.
C’è poco da dire sul Sé, sull’Io cosmico al di fuori del fiume del tempo e dello spazio…
In quanto al percorso spirituale per raggiungerlo, ci sarebbero invece molte cose da dire… Ma mi sono già dilungato abbastanza, quindi ne parleremo in un prossimo articolo!
Spero che le informazioni qui condivise ti siano state utili, e se hai qualcosa da aggiungere ti invito a farlo nei commenti!
A presto!
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