Quando ancora era permesso insegnare, era mia abitudine mostrare un “trucco di magia” ai giovani allievi di Kung Fu!
Durante le sedute di allenamento può capitare di cadere e sbattere ginocchia, gomiti ecc. Niente di grave, ma si tratta pur sempre di urti dolorosi, soprattutto per i più piccoli. Il trucco consisteva nell’avvicinare le mie mani al punto dolorante, respirare allo stesso ritmo del bambino per meno di un minuto, e il dolore scompariva!
Naturalmente prima di “eseguire la magia” anche gli allievi dovevano imparare alcune semplici regole: la respirazione diaframmatica e la concentrazione dell’attenzione nelle diverse regioni del proprio corpo.
L’aspetto entusiasmante di questa pratica era la facilità con cui i bambini stessi la acquisivano, diventando presto autonomi nell’avvicinare le proprie mani alla fonte del dolore per farlo cessare.
Magia? Casualità? Effetto placebo?
È assurdo che qualcuno prenda ancora in considerazione queste risposte.
Stiamo già vivendo sulla nostra pelle le terribili conseguenze di ignoranza e ottusità mentale, protratte per millenni fino al punto di non ritorno… Non possiamo più permetterci di proseguire sulla stessa strada.
Nei precedenti articoli “Il problema del linguaggio: come tradurre le antiche culture orientali in scienza occidentale” e “I ‘superpoteri’ dei mistici orientali spiegati dalla scienza moderna” abbiamo analizzato a fondo le basi scientifiche della “magia orientale”.
Il baratro culturale che si è creato negli ultimi secoli non deve impedirci di proseguire il cammino sulla via della conoscenza, adesso che la tecnologia ha finalmente ridotto le distanze geografiche e gli ostacoli comunicativi, fornendo contemporaneamente strumenti sempre più adeguati per sondare il “mondo invisibile”.
In questo particolare frangente, riassumendo al massimo, pranoterapia e reiki consistono nel curare una persona tramite l’imposizione delle mani dell’operatore sul suo corpo, procedimento durante il quale avviene un certo tipo di scambio energetico (ne vedremo tra poco i dettagli) in grado di ristabilire l’equilibrio in un organismo malato e/o in uno “spirito irrequieto”.
Cerchiamo anzitutto di fare chiarezza sul metodo dell’imposizione delle mani con un linguaggio accessibile a coloro che non hanno dimestichezza con il “vocabolario metafisico”.
Sia chiaro però che neppure l’approccio scientifico è scontato e di facile comprensione!
Occorre, adesso più che mai, che tu faccia un piccolo sforzo per recuperare le basi della fisica studiate durante il percorso scolastico. Dovrai poi aprire la tua mente a possibilità che non hai ancora considerato, non perché tu non ne fossi in grado, ma semplicemente perché nessuno prima d’ora ti aveva proposto la sfida!
I prossimi due paragrafi non elencheranno formule matematiche impossibili, né pretenderanno di dimostrare teoremi fantascientifici…
Essi saranno semmai un riassunto di ciò che la moderna scienza occidentale ha compreso, con l’aggiunta di un sottile filo di seta, sentiero nascosto tracciato dall’intuito di ricercatori indipendenti che, nel presente e nel passato, hanno intravisto un ponte di collegamento tra Oriente e Occidente, tra scienza e magia.
Mi appello quindi alla tua volontà di sapere, affinché ti guidi verso la riscoperta delle incredibili potenzialità sopite nell’Essere Umano.
Il campo elettromagnetico umano
All’interno del corpo umano il sistema nervoso e alcune reazioni biochimiche basano il proprio funzionamento sulla trasmissione di impulsi elettrici e, come sappiamo, dove esiste una carica elettrica in movimento, per quanto piccola, si crea un campo magnetico.
A partire da Faraday e Maxwell l’elettrodinamica si è progressivamente evoluta, acquisendo sempre più importanza nella concezione globale dell’universo.
Nuove scoperte e migliori strumenti di osservazione hanno portato alla teoria della relatività di Einstein, e all’unificazione dei concetti di campo elettrico e campo magnetico: poiché ogni moto è relativo, ogni carica può essere in movimento rispetto ad un osservatore diverso, ed il suo campo elettrico può quindi manifestarsi come un campo magnetico.
La teoria dei campi della relatività si è poi estesa alla forza gravitazionale, la quale, al contrario di quella elettromagnetica, è sempre attrattiva. Essa è presente ovunque esista una massa. Il campo gravitazionale si manifesta come una curvatura dello spazio attorno alla suddetta massa, spazio dal quale tuttavia non si distingue: il campo infatti corrisponde proprio a tale spazio curvo!
L’evoluzione delle teorie scientifiche ha condotto “infine” alla scoperta della fisica quantistica, all’interno della quale l’elettrodinamica ha assunto un nuovo aspetto, dato “… dalla combinazione di due concetti: quello di campo elettromagnetico e quello di fotoni, intesi come manifestazione corpuscolare delle onde elettromagnetiche. Poiché i fotoni sono anche onde elettromagnetiche, e poiché queste onde sono campi variabili, i fotoni devono essere manifestazioni dei campi elettromagnetici.” [Così ci spiega il fisico Fritjof Capra ne “Il Tao della fisica”.]
In questa modernissima visione subatomica dell’universo, le particelle “di materia” non sono altro che condensazioni locali e temporanee del campo quantistico.
Citando ancora il dott. Capra, “… La concezione delle cose e dei fenomeni fisici come manifestazioni effimere di una entità fondamentale soggiacente non è solo un elemento di fondo della teoria dei campi, ma anche un elemento basilare della concezione orientale del mondo.”
Ecco l’anello di congiunzione tra Oriente ed Occidente, il ponte di collegamento tra discipline come la pranoterapia e il Reiki da una parte, la fisica quantistica dall’altra. L’argomento è già stato affrontato negli articoli “Perché cadiamo prima di addormentarci?” e “La composizione della macchina umana: corpi sottili e aggregati vibrazionali”, fornendo altri esempi e osservando da vicino la concezione orientale dell’Uomo nella sua globalità.
Il punto della questione è il medesimo: il mondo invisibile, sia esso microscopico o su un livello vibrazionale non percepibile dai nostri cinque sensi, costituisce comunque una realtà innegabile, che ha effetti tangibili sul nostro corpo e sulla nostra salute.
Ne sono un ulteriore esempio gli studi sugli effetti di un’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici esterni, dei quali puoi farti un’idea a questo link.
L’esistenza di un campo elettromagnetico umano è quindi un’implicazione intrinseca delle più avanzate scoperte scientifiche, sebbene molti pseudo-scienziati continuino a negarne l’esistenza.
Nel 1939 il fotografo e studioso russo Semën Kirlian scoprì addirittura, accidentalmente, la tecnica per fotografare l’aura magnetica degli oggetti animati e inanimati. Anche in questo caso però gli scettici hanno abbattuto spietatamente i pilastri di un nuovo ramo del sapere.
Così la Fotografia Kirlian, o “elettrografia”, non ha potuto esplorare le sue incredibili potenzialità, finché il suo uso non è stato relegato alle cosiddette “pseudoscienze”, etichetta dispregiativa che raccoglie tutto ciò che il mondo scientifico ufficiale non accetta o non riesce a capire.
La fisica quantistica e le più antiche discipline orientali (dalle arti marziali allo yoga, dallo sciamanesimo – anche occidentale – alla pranoterapia) incorporano le proprietà del campo elettromagnetico umano, sfruttandole per spiegare – ad Ovest – e curare – ad Est – l’incredibilmente complessa “macchina umana”.
Tornando quindi al nostro argomento, come ci aiuta la scienza moderna a capire il funzionamento del mio “trucco di magia”, intimamente legato al meccanismo della pranoterapia e del reiki?
La risonanza
Tutti noi sappiamo, a grandi linee, in cosa consiste una risonanza magnetica.
Quando un paziente viene sottoposto ad un campo magnetico statico, lo spin (momento angolare-numero quantico) dei protoni all’interno dei tessuti tende ad allinearsi alle linee di forza di tale campo. Alla frequenza così raggiunta (detta “frequenza di Larmor”) viene applicato un altro campo magnetico rotante alla stessa frequenza, che permette di orientare a piacimento la magnetizzazione dei suddetti protoni per ottenere l’immagine desiderata.
Ecco il fenomeno della risonanza: “si tratta dello stesso principio per cui, fornendo la spinta al momento giusto, si può aumentare l’ampiezza delle oscillazioni di un’altalena, seppur nel nostro caso applicato a livello atomico.”
Sebbene una simile spiegazione sia lontana dalla concretezza quotidiana, ognuno di noi ha ben presente il funzionamento – la “risonanza” – di due calamite.
A seconda di quale lato avviciniamo, tra due calamite è facile osservare l’attrazione o la repulsione magnetica.
E se accadesse lo stesso tra due corpi?
Sappiamo già tutto?
Questo lungo preambolo aveva lo scopo di fornire esempi scientifici di come l’elettromagnetismo e la risonanza (di qualunque tipo essa sia) tra corpi umani esistano indipendentemente dalla nostra consapevolezza ti tali fenomeni.
L’obiettivo era inoltre quello di fornire una spiegazione concreta alle discipline conosciute come pranoterapia e reiki.
Sono convinto tuttavia che ciò che sappiamo di queste discipline sia molto limitato. Ricorda che entrambe sono di origine orientale, e nascono in Paesi dove l’ordine sociale (addirittura l’appartenenza ad una casta) ha un’importanza fondamentale.
Concedere ai Pària, ad esempio, un potere come quello dell’autoguarigione è inconcepibile, senza considerare gli anni di studio necessari per padroneggiare le conoscenze alla base di una simile facoltà, studi comunque preclusi alla casta induista degli intoccabili.
Caste a parte, il potere è sempre stato comunque riservato a pochi, e per proteggerne i segreti è lecito pensare che siano state diffuse informazioni inesatte circa l’acquisizione di tali capacità.
Così ci è stato tramandato che i pranoterapeuti sono individui eccezionalmente dotati di riserve energetiche, mentre i maestri di reiki acquisiscono l’accesso a maggiori flussi energetici tramite attivazioni e iniziazioni da parte di altri maestri, al prezzo di un’infinita dedizione, una pratica assidua e… molto denaro!
Con i dati del ventunesimo secolo alla mano, sono certo che sia possibile “ottenere” molto di più, e che queste forme di “applicazione della conoscenza” siano alla portata di tutti, o quasi… Vediamo anzitutto in cosa consistono pranoterapia e reiki, quali sono, secondo l’opinione comune, le loro differenze e limiti, e infine cerchiamo di integrare gli aspetti scientifici osservati e le altre discipline conosciute per superarne i confini!
Cos’è la pranoterapia e come funziona
Nel già citato articolo “Il problema del linguaggio: come tradurre le antiche culture orientali in scienza occidentale” accenniamo alla corrente di pensiero conosciuta come “mesmerismo”, dal nome del medico tedesco che la coniò: Franz Anton Mesmer.
“Fin dalla sua tesi di laurea, nella seconda metà del diciottesimo secolo, il dottor Mesmer cercò di dimostrare una sua personale osservazione, ovvero l’influenza dell’universo e degli astri sul pianeta Terra e sui corpi degli esseri che lo abitano.
Inizialmente chiamò questo fenomeno “gravità animale”, per poi passare al termine “magnetismo animale”, viste le analogie tra le sensazioni suscitate negli altri dalla sua presenza e le forze magnetiche tipiche dei metalli.
Utilizzò sia i magneti che le sue innati doti taumaturgiche – fluidi magnetizzanti – per curare molti pazienti, con un procedimento che poco si discosta dall’attuale pranoterapia.”
Il dottor Mesmer è stato etichettato come mistificatore e ciarlatano da una comunità scientifica razionalista e incapace di “misurare e spiegare” le sue tecniche. Queste ultime tuttavia erano indubbiamente efficaci, e i risultati sui pazienti osservabili e innegabili.
Successivamente, con la “globalizzazione” dell’Oriente, concetti come aura, corpi eterici, illuminazione spirituale e così via sono stati traghettati fin sulle nostre coste, accompagnati da quell’insondabile energia sottile tanto amata dai cartoni animati giapponesi e dalle discipline yogiche, conosciuta come ki nei primi e come prana nelle seconde (fluidi vitali già approfonditi nell’articolo “I meridiani del pianeta corpo: Nadi e Jingluo”).
Guarda caso, è proprio questa energia l’elemento comune alle due arti esplorate in questo articolo: pranoterapia e reiki.
La pranoterapia viene praticata – si dice – da individui naturalmente dotati di riserve energetiche fuori dal comune, i quali, avvicinando le proprie mani ad una persona sofferente, sono in grado di lenire il dolore o curare la malattia.
In particolare, sembra che la mano destra emetta una sorta di energia curatrice, mentre alla sinistra è affidato il compito di assorbire/ricevere le energie negative del “paziente”.
Il pranoterapeuta deve quindi stare attento da un lato a non esaurire le proprie riserve energetiche, dall’altro a non assimilare la “negatività” di colui che sta aiutando.
La storia della pranoterapia, che puoi approfondire visitando questa pagina, si perde nella notte dei tempi e, nonostante le diverse definizioni, esistono da sempre “stregoni” in grado di curare attraverso l’imposizione delle mani, dall’India al Tibet, dalla Cina agli sciamani di tutto il mondo.
Quello che ci interessa adesso è capire come fare! Ma prima diamo un’occhiata al reiki…
Il reiki 霊氣: essenza spirituale ed energia vitale
Come tradotto nel titolo del paragrafo, questa disciplina giapponese integra i concetti di energia vitale (“ki” – corrispondente al cinese “qi”, per il quale ti rimando all’articolo “Jing, Qi, Shen, i tre tesori”) e spirito trascendente (o essenza spirituale, “rei”), inglobando nel nome i principi della pratica.
Il reiki consiste infatti nell’integrazione dell’anima del praticante con l’energia universale che circola nel cosmo.
Nel primo livello il discepolo viene iniziato da un maestro reiki attraverso l’apertura del “canale energetico” che gli permetterà di accedere alla suddetta fonte di energia infinita.
Il nemico in agguato è l’ego: una grande fonte di potere rischia di alimentare l’io dell’adepto, troncando sul nascere la possibilità di evolvere spiritualmente.
A parte questo, la prima attivazione è divisa in quattro fasi, per far sì che l’allievo assorba gradualmente l’energia universale, adattando progressivamente i “propri corpi” alla guarigione in corso e al cambio vibrazionale (per quanto riguarda la composizione della macchina umana, vedi l’omonimo articolo).
Contemporaneamente vengono riattivati i primi quattro chakra.
La riscoperta del reiki viene attribuita a Mikao Usui, la cui figura è avvolta da un alone di mistero: nessuno pare conoscerne bene le origini, né la vita. A pensarci bene non è insolito che la leggenda si mescoli alla storia dei grandi innovatori del passato, tranne per il fatto che Mikao Usui è vissuto nel 1900!
Sappiamo però che Usui ha lasciato ai posteri tre simboli, già usati dai monaci tibetani per far vibrare i rispettivi canali energetici. Tali simboli sono provvisti di un aspetto grafico e di un aspetto vibratorio, o mantra, una ricorrenza riscontrabile in moltissime discipline orientali (vedi l’articolo “Mandala, Mantra e Mudra: arti del suono e geometrie sacre”).
I simboli vengono rivelati soltanto al secondo livello reiki, al quale possono accedere soltanto i “puri di cuore”, coloro che sono mossi da intenti benevoli e dalla sincera volontà di fare del bene al prossimo. In giapponese questo stadio viene infatti definito oku den, che significa tempio interiore o conoscenza profonda.
L’adepto adesso ha riattivato anche gli ultimi tre chakra, ed è pronto ad inviare l’energia universale non solo attraverso l’imposizione delle mani, ma anche mentalmente…
Dobbiamo sottolineare che il reiki, al contrario della pranoterapia, non consuma le riserve del praticante, ma lo “utilizza” come intermediario tra l’energia universale e colui che ne richiede il trattamento, fornendo al tempo stesso enormi benefici anche al terapeuta stesso.
Il terzo ed ultimo livello reiki, il master, è una scelta di vita: la disciplina diviene una parte inscindibile del proprio quotidiano, e la dedizione all’esplorazione di sé e alla cura degli altri deve essere totale.
Sembra che al termine del percorso venga insegnato un quarto simbolo, con il quale il nuovo maestro può accedere ad un’energia ancora più potente e può iniziare a sua volta nuovi adepti…
Impressioni personali
Non ho mai partecipato ad un’iniziazione reiki, ma ho ricevuto un trattamento, nonostante il mio maestro spirituale mi avesse altamente sconsigliato di avvicinarmi a questa pratica energetica.
La curiosità però ha vinto! Quindi ho provato… e non ho avuto un’impressione positiva.
Per quanto animata da buone intenzioni, l’operatrice che mi ha trattato era, come tutti noi, coinvolta in un processo evolutivo personale!
L’energia universale che attraversava il suo corpo per raggiungere il mio – energia ben percepibile anche senza contatto diretto con l’operatrice – assorbiva inevitabilmente il suo bagaglio emotivo, portandone residui consistenti all’interno del mio corpo aurico.
Insomma, questa fantomatica energia cosmica pura veniva filtrata dalle dinamiche interiori del “canale umano”, perdendo gran parte degli effetti benefici.
Devo aggiungere inoltre che l’esperienza personale mi ha insegnato una dura lezione in merito ai gruppi di “prescelti”, dei quali ho già parlato anche nell’articolo “Cinque consigli per esplorare in sicurezza il mondo spirituale”: in tutto ciò che riguarda simbolismo, gerarchie e iniziazioni si creano dinamiche stagnanti e ripetitive, terreno fertile per l’ego e l’ambizione personale.
Per quanto riguarda la pranoterapia invece la situazione cambia, ma l’ego è sempre in agguato…
Integrazione multidisciplinare
Credo fermamente che ognuno di noi sia un pranoterapeuta.
Tutti abbiamo fonti inesauribili di energia e, sebbene esistano individui naturalmente predisposti per percepirla e utilizzarla, con il giusto allenamento è possibile accedervi ed imparare a gestirla.
Il passaggio energetico tra operatore e paziente suscita in me molte perplessità perché, come nel caso del reiki, lo stato emotivo del pranoterapeuta può non essere adeguato al momento della seduta e, anche inconsciamente, c’è il rischio di trasmettere qualcosa di negativo.
Ma, partendo dal presupposto di essere tutti dotati di un’energia sottile latente, cosa accadrebbe se applicassimo una “risonanza” invece di una trasmissione di energia?
Ripensa all’esempio delle calamite: avvicinandone due, può esserci attrazione o repulsione. Ma con i metalli c’è sempre attrazione, ed è perfino possibile magnetizzarli!
Se un individuo consapevole della propria energia sottile fosse equiparato ad una calamita, ed un altro ancora incapace di percepire la propria forza vitale rappresentasse invece il metallo da magnetizzare, cosa accadrebbe in seguito ad un’interazione tra i due?
Ecco svelato il trucco di magia di cui parlavo all’inizio!
Creando una risonanza tra la mano di un operatore e una parte del corpo di un soggetto ancora inconsapevole è possibile stimolare il suo apparato energetico, ed “attrarlo” in questo modo nel punto desiderato.
Con i bambini è ancora più semplice, dato che non sono viziati dai limiti culturali imposti dalla società: la loro mente è aperta e recettiva, capace di “sentire” e “vedere” ben oltre le ristrette possibilità dei cinque sensi!
Allora non resta che concentrare la propria attenzione nelle mani, dirigervi il respiro e ascoltare il formicolio, il calore o la vibrazione che vi si sviluppa…
Chiedi quindi ad un amico di aiutarti, facendogli chiudere gli occhi e avvicinando alla sua pelle le tue “mani magnetizzate”! Riuscirà a capire a quale punto del suo corpo sei più prossimo?
Una volta liberi dai costrutti mentali e dai pregiudizi, è molto più facile di quanto tu creda acquisire consapevolezza del proprio equilibrio energetico, e discipline come il Qi Gong e la meditazione possono fornire un grande trampolino di lancio.
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Intanto grazie per aver avuto la pazienza di terminare questo articolo lungo e complesso! A presto!
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