L’argomento che stiamo per affrontare è talmente vasto da costringerci a fare una selezione.
Cosa si intende per “superpoteri”?
Volare in astrale? Compiere “miracoli”? Curare con la propria “mente-cuore” qualunque tipo di malattia? Vivere in eterno?
Il panorama cinematografico occidentale ci ha fornito un’ampia gamma di scelta! E, ad essere sincero, con il film Marvel “Doctor Strange” la “fantascienza” si è avvicinata molto alla concezione orientale della realtà.
Per aiutarti ad entrare in questo ordine di idee, ti fornisco qualche altro esempio: “X-PAX – Da un altro mondo”, “Inception”, “Source Code”, “Lucy”, “I Origins”, “Interstellar”… Spero che tu abbia avuto occasione di vedere almeno uno di questi film, esempi interessantissimi di come gli esseri umani cerchino di rispondere ai propri dubbi esistenziali con un mix di fantasia e tecnologia d’avanguardia.
Nell’articolo “Il problema del linguaggio: come tradurre le antiche culture orientali in scienza occidentale” abbiamo infatti evidenziato come spesso l’ostacolo maggiore della ricerca sia quello di definire un concetto astratto attraverso uno strumento concreto, sia esso un’immagine, un insieme di parole o un’equazione matematica.
L’Occidente conta ormai migliaia di testimoni dei cosiddetti “poteri” dei grandi asceti induisti, buddhisti o daoisti, ovvero appartenenti alle principali correnti di pensiero – troppo limitante definirle religioni – che in Oriente considerano ancora l’Uomo come parte “integrante e integrata” del Cosmo.
In tale concezione “organicistica” della realtà l’esperienza diretta di un fenomeno avviene grazie agli “strumenti interni”: anni di meditazione e pratiche esoteriche conducono il praticante ad esperire una realtà diversa, ad osservare l’“anima”, a sentire lo “spirito” e a vedere l’energia sottile – bioelettricità – che avvolge i nostri corpi e le altre dimensioni dell’esistenza.
L’Occidente, ancora profondamente influenzato dall’assioma cartesiano “cogito ergo sum”, continua a ragionare in termini di causa e effetto, analizzando con una mente separata dal corpo fenomeni sezionati e racchiusi in compartimenti stagni, come se la legge del determinismo contenesse la chiave del segreto della realtà.
Allora tutto deve essere misurato, sperimentato e dimostrato, ogni evento deve poter essere isolato e ripetuto, ogni ambito della fisica, dell’astronomia e della geometria (rigorosamente euclidea) deve essere etichettato e definito da equazioni matematiche…
O almeno così è stato fino al crollo della fisica Newtoniana, dovuto all’inarrestabile avanzamento dell’indagine scientifica nei campi dell’elettromagnetismo, dello spettro di frequenza e della fisica dei quanti, “mattoni” della materia dalla natura duale di particelle e onde… [Se vuoi comprendere meglio il concetto di onda e di frequenza vibrazionale, ti consiglio di dare un’occhiata all’articolo “Perché cadiamo prima di addormentarci?” prima di proseguire.]
Improvvisamente il ragionamento logico non è riuscito più a spiegare la “realtà”, ed il rigoroso determinismo (legge di causa-effetto tra fenomeni) non è stato più sufficiente a comprendere ciò che la coscienza intuiva: la realtà subatomica altro non era che una “probabilità di esistenza”!
Lasciando ad un prossimo articolo l’avvincente excursus storico che ha portato la fisica moderna ad accettare una visione “olistica” dell’universo, focalizziamo la nostra attenzione su alcuni punti salienti della fisica quantistica, necessari per capire l’ultimo argomento affrontato: “‘I Ching’, il libro dei mutamenti: come funziona l’antico oracolo cinese?”
La “famosa” legge di attrazione
Nell’articolo “Il potere della forza di volontà tra presente e passato” abbiamo visto in che modo la forza di volontà può influenzare il successo o l’insuccesso nelle nostre vite, riportando come esempi due tecniche molto in voga negli ultimi anni. Ecco il breve estratto che ne parla:
“L’esempio più eclatante è la tecnica dei 101 desideri di Igor Sibaldi: elencare 101 desideri in un quaderno, seguendo precise regole, e rileggerli ogni giorno per un anno intero! Dopodiché, buttare il quaderno e non pensarci più. Lo scopo? Capire a fondo cosa desideriamo e orientare la volontà verso l’ottenimento di tali obiettivi, che spesso si realizzano, soprattutto se materialistici…
Una tecnica simile è la legge di attrazione, spiegata nel libro di Rhonda Byrne “The Secret”, tratto dall’omonimo documentario che raccoglie le interviste a grandi formatori e manager di successo statunitensi. Il succo è questo: un essere umano può attrarre a sé, proprio come un magnete, tutte le situazioni o gli oggetti materiali che desidera, semplicemente pensandovi intensamente!”
Ma in cosa consiste questa “attrazione”? O meglio, come possono i suoi effetti spiegare in modo concreto il funzionamento dell’oracolo I Ching?
Nel precedente articolo abbiamo descritto la tecnica usata per consultarlo, ovvero il lancio di tre monete ripetuto per sei volte, con la “ferma consapevolezza mentale” della domanda da rivolgere all’antico libro. La disposizione delle teste e delle croci risultate dai lanci deve infatti costruire il simbolo (esagramma) contenente la risposta al quesito.
Come può questo gesto apparentemente aleatorio incorporare al tempo stesso il nostro “stato psicofisico” e la probabilità più alta che un evento qualsiasi si materializzi nel nostro prossimo futuro?
Per quanto improbabile, è proprio la fisica moderna a fornirci gli strumenti per risolvere il mistero! Non la percezione extrasensoriale, non la metafisica o una qualche filosofia orientale… Certo, queste ultime conoscono da millenni gli “ingranaggi sottili” del fenomeno descritto, ma anche la nostra cara vecchia fisica può finalmente procurarci una soluzione a prova di scetticismo!
Il principio di indeterminazione di Heisenberg
Ho già citato in molti articoli questo principio, che considero di fondamentale importanza per avvicinare concetti astratti come corpi sottili e dimensioni vibrazionali alle leggi fisiche già dimostrate, nelle quali siamo inciampati più o meno tutti durante il percorso scolastico!
Lungi da me voler descrivere le realtà spirituali con teoremi ed equazioni: l’esperienza diretta è l’unica chiave per accedervi, per vedere e capire con i propri occhi interiori…
Però può far comodo un’ancora al mondo dei cinque sensi, e per quanto la fisica quantistica sia di difficile comprensione, un’infarinatura generale si rivela utile per superare l’innato scetticismo occidentale per tutto ciò che è “spirituale”, “metafisico”, “energetico” o, senza mezzi termini, “da hippie”!
Una breve premessa storica
Devi sapere che la scienza occidentale non è sempre stata “aperta all’impossibile”, anzi! Un primo esempio degno di nota sono le equazioni della meccanica classica scoperte da Isaac Newton. Esse equiparano l’intera gamma di eventi fisici al moto di punti materiali nello spazio, il cui movimento, appunto, è dovuto alla reciproca attrazione causata dalla forza di gravità. In quanto all’origine del tutto, beh, quella era assolutamente opera di Dio…
Nonostante la sua innegabile genialità, soprattutto se imputata ad un singolo uomo, la fisica newtoniana non spiegava però tutti i fenomeni presenti in natura.
I primi a superarne i confini furono Michael Faraday e Clerk Maxwell, i quali, “giocando” con bobine di rame, calamite e cariche elettriche, scoprirono che ogni carica genera una “perturbazione” nello spazio circostante – chiamata “forza di campo” – che esiste indipendentemente dalla presenza o meno di altre cariche che ne subiscano l’influenza.
La loro “elettrodinamica” raggiunse l’apice comprendendo la natura ondulatoria della luce, da allora in poi riconosciuta anch’essa come uno dei molti campi elettromagnetici esistenti.
La vera rivoluzione iniziò nel 1905, quando Albert Einstein pubblicò due articoli: uno sulla teoria della relatività speciale e l’altro su una nuova concezione della radiazione elettromagnetica.
Einstein fu il primo in assoluto ad intuire la convergenza delle precedenti teorie, e a studiarne le equazioni matematiche: la meccanica e l’elettrodinamica si fusero nella futuristica “teoria della relatività”.
Per la prima volta nella storia un occidentale negava la tridimensionalità dello spazio, aggiungendo una quarta dimensione all’universo “tangibile”: il tempo! Per di più, questo continuum spazio-temporale perdeva la caratteristica di assolutismo: osservatori diversi, che si muovono a velocità relative diverse, ottengono osservazioni altrettanto diverse del medesimo evento.
La formula E = mc2 (l’energia equivale alla massa moltiplicata per la velocità della luce al quadrato) è la principale conseguenza della scoperta di Einstein: la massa è una forma di energia.
Questo incredibile risultato comporta un altro sconvolgimento: la forza di gravità ha l’effetto di curvare lo spazio e il tempo, minando anche il pilastro della geometria euclidea. [Ho volutamente omesso alcuni passaggi per non appesantire troppo l’articolo, per i quali rimando ad un prossimo pezzo dedicato specificatamente all’argomento.]
Werner Heisenberg e i colleghi della fisica quantistica
A questo punto è bene sottolineare che, per quanto le nuove scoperte stessero portando a risultati inimmaginabili, la “vecchia fisica” era ancora applicabile alla cosiddetta “zona delle medie dimensioni”, ovvero alla nostra realtà quotidiana.
Ma, poiché la metafisica e l’esperienza spirituale trascendono necessariamente questa quotidianità, è bene spingersi fino ai poli estremi del “fisicamente sondabile”, e per farlo ci occorre l’aiuto di un team internazionale di fisici senza eguali!
Negli anni Venti del secolo scorso Niels Bohr, Paul Dirac, Louis de Broglie, Erwin Schrӧdinger, Wolfgang Pauli e Werner Heisenberg unirono le forze per affrontare una realtà finora inesplorata: il mondo alieno della fisica subatomica.
Il fisico Fritjof Capra, nell’encomiabile opera “Il Tao della fisica”, ci accompagna con le seguenti parole verso la scoperta che probabilmente ha sancito la più grande rivoluzione nella storia della ricerca scientifica:
“… Gli esperimenti di Rutherford avevano mostrato che gli atomi, invece di essere duri e indistruttibili, consistevano in vaste regioni di spazio nelle quali si muovevano particelle estremamente piccole, e ora la meccanica quantistica chiariva che anche queste particelle non erano affatto simili agli oggetti solidi della fisica classica. Le unità subatomiche della materia sono entità molto astratte che presentano un carattere duale. A seconda di come le osserviamo, ora esse sembrano particelle, ora onde; e questa natura duale è presente anche nella luce, che può assumere l’aspetto di onde elettromagnetiche o di particelle.”
Eccolo qui, il punto cruciale: a livello subatomico, questi quanti – pacchetti di energia – non erano né del tutto corpuscolari né del tutto ondulatori, ma tendevano ora all’uno ora all’altro stato, costringendo gli osservatori a tracciarne i contorni con equazioni di probabilità: “sono ‘onde di probabilità’, quantità matematiche astratte che hanno tutte le proprietà caratteristiche delle onde e sono legate alle probabilità di trovare le particelle (la materia) in particolari punti dello spazio e in particolari istanti di tempo.”
In questo contesto fantascientifico, difficile sia da dimostrare che da immaginare, si inserisce il “nostro” principio di indeterminazione di Heisenberg: non è possibile conoscere contemporaneamente e con precisione la posizione e la quantità di moto (data dal prodotto della massa per la velocità della particella) di una particella subatomica. La misura di una delle due grandezze sancisce l’impossibilità di definire l’altra, e la ragione non è imputabile agli strumenti utilizzati: è l’osservatore a scegliere quale delle due qualità assuma la particella, perdendo di conseguenza l’altra!
In che modo questo assunto stravolge la nostra concezione della realtà?
La formula segreta che unisce spiritualità e scienza
“… Lo spazio esiste solo in relazione alla nostra coscienza che particolarizza.”
Questa frase sembra il riassunto del principio sopra descritto: la coscienza dell’osservatore sceglie la caratteristica che deve assumere la particella che sta misurando, modificandone di conseguenza la sua posizione nello spazio e definendone addirittura la probabilità stessa di esistenza!
In realtà queste parole appartengono ad Aśvaghoṣa (devanāgarī: अश्वघोष), monaco buddhista indiano vissuto duemila anni fa!
Sebbene le leggi della fisica subatomica non si applichino direttamente alla realtà quotidiana, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la ricerca spirituale, i corpi sottili e le diverse dimensioni dell’esistenza (si vedano gli articoli “Dimensioni quantistiche e Yogin vegani: l’inutilità spirituale della dieta vegana” e “La composizione della macchina umana: corpi sottili e aggregati vibrazionali”).
Citando ancora l’incipit della famosa Tavola Smeraldina, testo alchemico attribuito al leggendario Ermete Trismegisto, “È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare il miracolo della cosa unica.”
Il dualismo che caratterizza le particelle subatomiche, al tempo stesso corpuscoli di materia e onde di energia, è il riflesso degli antichi archetipi polari yin e yang, che trovano equilibrio e complementarità (la stessa attribuita da Niels Bohr alle due rappresentazioni di una particella) nel famoso simbolo cinese del tàijítú (太极图), chiamato anche “diagramma della Realtà Ultima” (nell’immagine sotto).
L’essere umano è parte integrate di questo Cosmo e di questo equilibrio: un osservatore inserito nel sistema che egli stesso osserva, capace di influenzarlo perché parte del suo flusso sia spiritualmente che a livello subatomico.
La moderna fisica quantistica ha finalmente riallacciato il legame reciso millenni or sono con la “scienza dell’anima”, e trovato risposta al funzionamento di “magie spirituali” come la legge di attrazione o l’oracolo dell’I Ching.
La Sincronicità di Carl Gustav Jung
L’ultima (si fa per dire!) deduzione/spiegazione scientifica all’oracolo cinese e al grande insieme di “coincidenze fortuite” che scandiscono la nostra vita è stata data dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung.
Il concetto di sincronicità compare per la prima volta nel 1950, nel saggio intitolato appunto “Sulla sincronicità”, e sembra studiato proprio per fornire una spiegazione al grande Libro dei Mutamenti. L’anno precedente infatti Jung aveva firmato l’introduzione all’I Ching scritta dall’amico Richard Wilhelm, inserendovi già le sue idee sul “principio di acasualità”.
Secondo le parole dello psichiatra, sottoscritte – guarda caso! – anche dal già citato fisico Wolfgang Pauli, “sincronicità significa la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, e – eventualmente – viceversa.”
In altre parole, la mente dell’osservatore (soggetto) è intimamente connessa alla natura (oggetto osservato) che lo circonda, e concorre al verificarsi di “coincidenze” che non possono essere spiegate con la legge di causa-effetto.
Eventi e stati oggettivi, come ad esempio il risultato – apparentemente casuale – del lancio di tre monete, derivano quindi da un particolare stato soggettivo di colui che è coinvolto nello sviluppo o nell’osservazione dell’evento in questione.
Già, a questo punto è facile riconoscervi il meccanismo di misurazione delle proprietà di una particella subatomica: la mente dell’osservatore ne determina l’esistenza stessa, scegliendo se dare all’equazione di probabilità che la descrive il risultato di una quantità di moto o di una funzione d’onda…
La mente umana che influenza la materia.
Un risultato a dir poco strabiliante, ma che ancora non risponde alla domanda più importante: come?!
La chiave di accesso al “proprio superpotere”
Per spiegare gli eventi sincronici Jung citava una frase dello psicologo francese Pierre Janet: “abaissement du niveau mental” (‘abbassamento del livello mentale’).
Tale condizione consisteva in uno stato di affievolimento delle energie vitali, accompagnato da una grande stanchezza o da un lieve esaurimento nervoso. Lo stress, la fatica o un evento traumatico potevano essere le cause scatenanti, determinando un crollo del quotidiano “stato conscio”, e permettendo al tempo stesso all’inconscio di sfuggire alla gabbia nel quale è abitualmente rinchiuso.
Valeva però anche l’opposto: stati di eccitamento cerebrale e emotivo sembravano dar adito ai medesimi eventi sincronici…
Oggi sappiamo che il nostro cervello è diviso in due emisferi: la parte destra concerne le funzioni immaginative e intuitive, la parte sinistra quelle logiche e razionali. Senza dubbio il mondo moderno ha stabilito la propria dimora nell’emisfero della razionalità, ma artisti e “viaggiatori notturni” sanno bene cosa significhi abbandonarsi al flusso dell’Io irrazionale…
Tuttavia non è ancora questa la chiave che stiamo cercando.
Sono fermamente convinto che il superamento del dualismo caratteristico del mondo di materia sia l’unico modo per accedere alla dimensione spirituale, recuperando la capacità creatrice di cui era originariamente dotata la nostra anima.
Ma se parlare di spirito e anima mette a disagio, forse il primo passo da fare è spostare la propria mente nel cuore (vedi anche l’articolo “La mente nel cuore: un antico metodo scientifico per ritrovare il benessere psicofisico”): al contrario del cervello, caratterizzato da due emisferi, il cuore contiene un’unica mente (definita “sistema nervoso intracardiaco”), capace di aprirsi all’ascolto delle emozioni altrui e della “voce di tutte le cose”…
Le potenzialità nascoste in noi sono ancora lungi dall’essere (ri)scoperte, ma già migliaia di anni fa potevamo leggere negli “Inni della Conoscenza” indiani (Ṛgveda, devanāgarī: ऋग्वेद, Libro decimo, Inno 129, quarto versetto) le seguenti parole:
“I saggi che cercarono con il pensiero del loro cuore scoprirono l’affinità dell’esistente nel non esistente…”
L’affinità dell’esistente nel non esistente… In pratica il sunto della fisica quantistica sopra descritta! Queste proprietà intrinseche delle particelle che ci compongono forse rivelano la nostra natura multidimensionale molto più di qualsiasi fede terreste, ma sta a noi cambiare punto di osservazione.
Fin dall’antichità i mistici orientali hanno esplorato la coscienza spostando il proprio punto di osservazione ben oltre la mente razionale, ben oltre l’universo tangibile conosciuto e analizzato nei nostri laboratori.
La sinergia, l’intreccio e l’armonia del visibile e dell’invisibile sono ormai ampiamente dimostrati, così come la mutua interrelazione di tutte le cose e di tutti gli eventi, “visti come parti interdipendenti e inseparabili di questo tutto cosmico, come differenti manifestazioni della stessa realtà ultima. Le tradizioni orientali si riferiscono costantemente a questa realtà ultima, indivisibile, che si manifesta in tutte le cose e della quale tutte le cose sono parte. Essa è chiamata Brahman nell’Induismo, Dharmakāya nel Buddhismo, Tao nel Taoismo…” (citando ancora Fritjof Capra).
Una simile consapevolezza non è appannaggio esclusivo dell’Asia però… Sciamani provenienti da ogni continente hanno da sempre utilizzato tecniche introspettive, erbe allucinogene, tamburi e altri strumenti per superare il cosiddetto “stato ordinario di coscienza” (si veda “Sciamanesimo e introduzione ai viaggi sciamanici”), così da aprire il proprio cuore alla propria anima, ed accedere ai “superpoteri” che garantivano loro di guarire qualsiasi malattia, di parlare con i morti e di visitare altre dimensioni dell’esistenza.
Impossibile? Fantasioso?
Provare per credere…
Scavando a fondo abbiamo trovato tutte le dimostrazioni di cui potevamo aver bisogno, sia di ordine spirituale che di matrice scientifica; adesso non resta che iniziare a scavare dentro noi stessi…
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