Kundalini, Chakra, Bandha e Granthi: sigilli nascosti e antichi poteri

2 Nov 2020 | Arti Marziali e Salute

Questo articolo è il sequel dei due precedenti: “Jing, Qi, Shen, i tre tesori: risveglia il tuo potenziale e vivi in salute” e “Vata, Pitta, Kapha: quale è la tua energia dominante?!

In nome di quel filo sottile che lega qualsiasi conoscenza, è infatti impossibile separare un argomento dall’altro nello sforzo di svelare i segreti della nostra cara “macchina umana”.

Nell’articolo sui tre tesori – “san bao” – abbiamo osservato come, nella cultura cinese, questi tre serbatoi energetici vadano a costituire il triplice riscaldatore, un organo sottile sconosciuto alla medicina occidentale.

Ogni serbatoio, chiamato dantian, contiene una specifica energia ed è collocato in una zona del nostro corpo: il dantian inferiore si trova nel basso addome e custodisce il Jing, l’essenza vitale; il dantian intermedio è al centro del petto e contiene il Qi, l’energia vitale; il dantian superiore si trova infine all’altezza della fronte, e conserva la nostra coscienza spirituale, chiamata Shen.

Queste energie interne sono in continuo scambio e trasformazione, dalla più grossolana (Jing) alla più raffinata (Shen), e vengono rifornite tramite l’alimentazione e l’aria che respiriamo.

Tre energie simili sono individuate dalla medicina Ayurvedica, di origine indiana: Vata, Pitta e Kapha costituiscono il sistema dei tridosha, e occupano delle specifiche “zone corporee”, leggermente diverse rispetto ai tre dantian.

Esse vanno a determinare le caratteristiche peculiari dell’individuo, il loro squilibrio genera malattie e si ricostituiscono attraverso l’alimentazione e la respirazione.

Al contrario di Jing, Qi e Shen però, le energie ayurvediche sono indipendenti l’una dall’altra, ovvero non ci sono trasformazioni che portano Vata a diventare Pitta, né Pitta a diventare Kapha.

Queste energie però attraversano anche altri canali, e hanno molti diversi obiettivi, funzioni e… “centri di smistamento”.

 

Per non confondere le idee

Lo scorso articolo introduceva i cosiddetti granthi, nodi o cancelli energetici riconosciuti dalla cultura yogica, che ha la stessa provenienza dell’Ayurveda.

Sono il collegamento che cercavamo con la cultura cinese, poiché vengono collocati esattamente nella stessa posizione dei tre danitan.

A ciascuno di essi sono associati uno o più chakra, altri “centri energetici”…

Ma non erano i tre dantian i centri energetici? E i tre dosha per l’Ayurveda?

Sì…ed è per questo che adesso, prima di procedere con l’analisi di chakra e granthi, occorre fare un po’ di chiarezza.

Quando parliamo di energie sottili non è facile per la nostra mente razionale tradurre in termini concreti quanto letto o sentito dire…

Trascendendo i cinque sensi, rischiamo di confonderci.

Quante energie ci sono? Dove sono? Come si contraddistinguono? Eccetera…

Proviamo allora a paragonare i centri di cui abbiamo parlato a dei grandi laghi sparsi su una catena montuosa.

Ognuno di essi conterrà acqua con caratteristiche diverse: salinità, colore, temperatura, densità, flora, fauna ittica e così via… Ma pur sempre di acqua si tratterà!

Se immaginiamo il nostro corpo come la catena montuosa dove risiedono i laghi, sarà facile capire che l’acqua non si trova soltanto all’interno di essi: scorre nei fiumi, nei ruscelli sotterranei; è nella neve delle vette più alte e nella rugiada del mattino; all’interno degli alberi, perfino nella nebbia fitta e nelle nuvole, pronta a trasformarsi in una qualsiasi forma di precipitazione.

L’acqua è ovunque nella catena montuosa, così come l’energia è ovunque all’interno del nostro corpo.

Non importa in quale forma, non importa come la chiamiamo… Quindi non leghiamoci troppo alle definizioni, ma concentriamoci piuttosto nel capire come si muove, come si trasforma, e cosa comporta il suo corretto utilizzo per la nostra salute e la nostra evoluzione spirituale.

 

I Chakra…in breve!

Chakra è una parola decisamente famosa!

Significa “ruota”, o “cerchio”, ed è l’adattamento occidentale della parola sanscrita cakra, che indica uno snodo energetico dove convergono più canali sottili, attraverso i quali l’energia circola all’interno del corpo.

Ad ogni chakra sono associati alcuni organi, un certo numero di petali di loto, un colore, un simbolo e una specifica funzione, ma approfondirò questo vasto argomento nell’articolo “I sette Chakra… e tutti gli altri!”; per il momento voglio soltanto darti un riferimento per capire meglio la funzione dei grandhi

Prenderò quindi in analisi la teoria più conosciuta, secondo la quale i chakra principali sono sette. In altre culture sono di più o di meno, ma come ho già detto non è il caso di entrare nei dettagli in questa sede.

Nella cultura indiana, partendo dal coccige e risalendo fino alla sommità della testa, i chakra sono i seguenti, e generalmente corrispondono ai principali plessi del corpo umano (ovvero dove si intrecciano nervi, arterie e vene).

  • Primo chakra: Muladhara, chakra basale all’altezza del coccige, del pavimento pelvico e dei genitali;
  • Secondo chakra: Svadisthana, chakra del basso addome, situato per la precisione tre o quattro centimetri sotto di esso, in corrispondenza del baricentro naturale del corpo;
  • Terzo chakra: Manipura, chakra del plesso solare, o dell’ombelico, collocato al centro del diaframma;
  • Quarto chakra: Anahata, il chakra del cuore;
  • Quinto chakra: Vishuddha, il chakra della gola;
  • Sesto chakra: Ajna, chakra situato al centro della fronte, tra le due sopracciglia, conosciuto anche come “terzo occhio”;
  • Settimo chakra: Sahasrara, si trova sulla sommità della testa e rappresenta la sede dell’anima e la meta ultima di Kundalini.

 

Cosa serve sapere?

Prima di proseguire nel descrivere bandha e granthi, voglio aprire una piccola parentesi…

Sono consapevole che nel precedente paragrafo sia stata messa “molta carne al fuoco”. Cerca di non dimenticare però che queste tradizioni hanno millenni di storia, e altrettanti studiosi le hanno approfondite, tradotte e tramandate ai posteri.

Potremmo scrivere libri sull’argomento senza riuscire comunque ad arrivare fino in fondo!

Infatti, ad esempio, alcuni autori collocano questi chakra al centro del corpo fisico, in corrispondenza degli organi che maggiormente rappresentano, o delle ghiandole e delle fasce di nervi che ne costituiscono la sede.

Altri invece li posizionano lungo la colonna vertebrale, ai lati della quale scorrono le nadiIda” e “Pingala”, che corrispondono approssimativamente ai cordoni nervosi simpatici destro e sinistro.

Swami Sivananda, medico e yogi del secolo scorso, definisce le nadi come “canali energetici fatti di materia astrale che trasportano le correnti psichiche”.

La più importante di esse si trova proprio in corrispondenza del midollo spinale, ed è chiamata Sushumna nadi, o Brahma nadi, poiché costituisce il canale attraverso il quale la forza ancestrale Kundalini, una volta risvegliata, risale dal primo fino al settimo chakra, donando l’illuminazione al praticante.

Quest’ultimo chakra è infatti conosciuto anche con il nome di Brahmarandhra, o “buco di Brahman”, ovvero il luogo fisico attraverso il quale questo creatore dell’universo materiale ha inserito la “luce divina” (il termine “anima” è un po’ limitante).

Ecco quindi che il settimo chakra, il Sahasrara, diviene la dimora del Signore Shiva

Mi fermo qui!

Come vedi, non finiremmo mai..!

Voglio però condividere con te un appunto ritrovato tra le note di un symposium (come piaceva chiamarli a lui!) con il mio vecchio maestro di metafisica:

I chakra non sono all’interno del corpo fisico, ma nel corpo aurico.

Una frase del genere smonta tutto ciò che abbiamo detto finora!

Allora come interpretarla?

Sappi che, nell’esplorare l’universo spirituale, non c’è mai nulla di univoco e unilaterale. Spesso infatti le regole vengono infrante, le carte in tavola scambiate senza permesso, e ciò che credevamo fisso ricomincia improvvisamente a mutare, proprio come ha sempre fatto il mondo…

In questa frase si racchiude un saggio consiglio: staccati da ciò che ti dicono i cinque sensi!

Il fatto di avere un corpo non significa essere limitati ad esso.

Tessuti, ossa e nervi non rappresentano tutto ciò che siamo.

I chakra energetici possono sì trovarsi in corrispondenza degli organi che abbiamo elencato, così come possono essere lungo la spina dorsale… Ma al tempo stesso possono esistere anche al di fuori della “macchina umana”, in altre dimensioni dello spazio e del tempo! Senza essersi mossi di un solo centimetro…

Infatti solitamente i chakra sono collocati all’interno del corpo fisico solo per convenzione, e per facilitarne la comprensione! Si trovano in realtà su un diverso piano vibrazionale, intersecato con questa nostra terza dimensione (vedi l’articolo “Perché cadiamo prima di addormentarci?”), all’interno del corpo astrale (“Linga Sharira” in sanscrito), a sua volta erroneamente ritenuto il soggetto dei viaggi astrali, dei quali parlo nell’articolo “OBE e NDE – Esperienze fuori dal corpo e Viaggi Astrali”.

La cosa migliore da fare al momento è proseguire l’esplorazione liberi dalla presunzione, o dalla necessità, di capire ogni cosa…ma con la volontà di “ascoltare” e imparare, e con l’attitudine mentale di chi non si fa influenzare dai pregiudizi.

 

I Granthi e Kundalini

Partendo dal presupposto di trovarci a vivere in questo mondo per compiere un percorso evolutivo, durante il quale siamo costretti ad affrontare prove di vario genere, ostacoli e sofferenze, è piuttosto scontato che, anche a livello energetico, esistano degli impedimenti che ci precludono l’accesso al nostro massimo potenziale “animico”.

Come ho già evidenziato in un precedente articolo infatti, una cultura antica come quella indiana, dedita da millenni all’evoluzione spirituale, doveva per forza prevedere la possibilità di una trasformazione energetica interna che accrescesse la nostra consapevolezza interiore, a dispetto dell’apparente impossibilità di trasformare un tipo di dosha in un altro…

Così, nello studio delle energie sottili, dei chakra e delle nadi, mi sono imbattuto nei granthi, nodi eterici che impediscono la risalita di Kundalini, il nostro più grande potere sopito secondo i dettami della cultura vedica.

Per accedere a tutte le potenzialità nascoste del corpo e dello spirito, l’energia, o prana, deve scorrere liberamente lungo i propri canali, le nadi, e raggiungere ogni chakra e ogni punto della “macchina umana” rapidamente e con fluidità.

In particolare, gli yogi insistono sull’importanza di risvegliare Kundalini, l’energia primordiale che giace addormentata nel Muladhara chakra, il primo dei sette.

Questo “potere cosmico spirituale” è oggetto di molte leggende e dicerie, ma fin da quando ho vissuto in India, chiunque nell’ambiente mi ha sempre raccomandato di non prendere alla leggera la risalita di Kundalini lungo i sette chakra, arrivando per gradi a questo risveglio e facendolo sotto la guida di un maestro esperto.

Come in ogni ambito, un grande potere riserva sempre dei trabocchetti, e in questo caso il rischio è quello di perdere sé stessi, preda del proprio ego o di forze talmente grandi da prendere il sopravvento sulla nostra coscienza.

Comunque non è il caso di scoraggiarsi!

Procediamo per gradi, osservando da vicino le proprietà dei tre granthi.

 

Il primo Granthi e i Bandha

Il primo granthi, o nodo di Brahman (da non confondere con Brahmarandhra, il “buco di Brahman”, di cui abbiamo parlato prima), si trova nel basso addome, proprio in corrispondenza del secondo chakra e del dantian inferiore descritto nei classici cinesi!

Questo cancello si sblocca grazie all’utilizzo del primo dei tre bandha (all’altezza “fisica” del primo chakra, chiamato Mulabandha), che consistono in contrazioni o chiusure fisiche e psichiche, tecniche respiratorie e blocchi energetici volontari.

Non li approfondirò in questa sede, in quanto ritengo che necessitino di un apprendimento “dal vivo”, in modo da poter vedere e sentire come si comporta il corpo durante l’applicazione di ogni specifico bandha.

Come in ogni aspetto delle discipline orientali, esiste una stretta correlazione tra ciò che è fisico e ciò che è sottile, tra ciò che è energetico e ciò che è emotivo.

Così ad una progressiva apertura di Brahman Granthi corrisponderà un minor attaccamento ai piaceri fisici e agli oggetti materiali, una diminuzione di egoismo, inedia e pessimismo, ed una maggior concentrazione mentale.

 

Il secondo Granthi

Risalendo verso i chakra più in alto, troviamo il secondo nodo, o Vishnu Granthi, collocato al centro del petto, proprio come il dantian intermedio!

Questo cancello, collegato al chakra del cuore, si apre tramite il bandha subito sotto di esso, l’Uddiyana Bandha, che consiste in una contrazione del diaframma, all’altezza del terzo chakra. Si tratta infatti di applicare la respirazione diaframmatica inversa, con l’avvicinamento dell’ombelico alla colonna vertebrale.

Tale tecnica è importantissima nelle arti marziali tradizionali, soprattutto a livello avanzato, poiché favorisce la compressione dell’energia interna, l’utilizzo della stessa e l’efficacia del kiai… Ma potrò approfondire questi aspetti soltanto durante i miei corsi!

Sciogliere questo nodo fortifica la propria identità, la passione e l’ambizione. Si instaura un legame più forte con chi ci sta vicino e con il mondo, entrando in uno stato di compassione e di pace.

 

Il terzo Granthi

Il terzo ed ultimo nodo è lo Shiva Granthi, in corrispondenza del sesto chakra…e del dantian superiore!

Il suo sblocco è favorito dal Jalandhara Bandha, la contrazione della gola, all’altezza del quinto chakra.

L’apertura dell’ultimo cancello porta l’energia Kundalini al termine del suo viaggio “terreno” all’interno del corpo del praticante, aprendosi all’infinito oltre il settimo chakra, o loto dai mille petali.

Chiunque raggiunga questo livello accede a facoltà extrasensoriali e “poteri” di vario genere, sui quali non mi dilungherò poiché…non ho esperienza diretta in merito!

Occorre però fare attenzione a non cadere di nuovo vittima del proprio ego, cercando piuttosto di abbandonare l’io individuale per poter ricercare l’unità spirituale con l’intero cosmo…

Per quanto astratti siano questi concetti, sono certo che una parte di te trova incredibile e meraviglioso il concepimento stesso di questa eventualità.

Quale che sia la verità nascosta dietro queste antiche tradizioni, è mia ferma intenzione continuare a sforzarmi per scoprirla, dando alla vita un’elettrizzante sfumatura di avventura, ed eludendo così il rischio di rimanere impantanato nell’apatia del quotidiano…

Tu come pensi di “applicare” al mondo materiale queste nuove conoscenze, queste ipotetiche potenzialità?

 

Corrispondenze interculturali

Se non sbaglio ho già utilizzato questo titolo di paragrafo…ma come farne a meno?

Abbiamo appena visto in che modo si intersecano due culture separate da millenni di storia e dalla catena montuosa più alta del pianeta!

Curiosità e perseveranza aiutano a scoprire come fin dall’antichità l’uomo sia stato consapevole del proprio potere nascosto, e che le tecniche elaborate per risvegliarlo non differiscano poi così tanto…

La trasformazione del Jing in Qi e del Qi in Shen somiglia moltissimo alla risalita di Kundalini lungo i sette chakra, attraverso i tre cancelli energetici.

Forse allora è il caso di prestare un po’ più di attenzione alle leggende e alle “scienze non riconosciute”…

Le possibilità sono molte, ma occorre innanzitutto ritrovare gli strumenti per metterle in atto!

Grazie per aver avuto la pazienza di terminare questo difficile articolo!

Aggiungi le tue domande nei commenti se non sono stato sufficientemente chiaro su qualche argomento!

 

 

Roberto Fagnani

COACH DI GUERRIERI MODERNI E CONSULENTE DI VIAGGI INTERIORI

Coach di crescita personale per scoprire te stesso attraverso metodi non convenzionali: Arti Marziali orientali, libri, viaggi e antiche scienze spirituali.

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