Misogi: un bagno gelido per purificare il corpo, la mente e lo spirito!

8 Gen 2022 | Eventi

Domenica 30 gennaio, alle ore 10:00, appuntamento sul Monte Amiata per l’antico rito shintoista!

Quest’anno abbiamo deciso di ripetere l’esperienza dello scorso anno (puoi trovare il video integrale a questo link!), allargando l’invito a tutti i praticanti di Arti Marziali e di Yoga, e a coloro che, insomma, si trovano a percorrere la Via della Consapevolezza e della Conoscenza.

Nei prossimi paragrafi ripropongo quindi l’articolo sul misogi (si legge “misòghi”), rivisto e approfondito per essere integrato nel mio ultimo libro “Frammenti di una conoscenza perduta”.

Neppure questo capitolo però è sufficiente ad includere tutte le motivazioni di tale prova, poiché, in un Cosmo in perenne movimento, la nostra civiltà, lo nostra volontà e la nostra coscienza non fanno che evolvere, giorno dopo giorno, proponendoci nuove incognite e nuove sfide.

Quali possono essere allora le ragioni di un bagno in un fiume ghiacciato, in pieno inverno, per l’uomo e la donna del ventunesimo secolo?

Iniziamo dalla premessa, e cerchiamo di scoprirlo insieme in questi brevi paragrafi…

 

L’idea di forza in Occidente e nelle Arti Marziali

Nell’identificare l’immagine occidentale di “forza”, la mente corre subito ad un corpo dalla muscolatura scolpita, alla capacità di “sollevare pesi”, alla perfezione estetica del culturista. Un’immagine che si è fatta strada con prepotenza nell’ideologia comune come simbolo di potenza e salute.

L’intero processo ha raggiunto il suo apice di pari passo con l’espandersi delle tecnologie di comunicazione e dei social media. È facile mostrarsi, quindi è prioritario apparire rispettando determinati canoni. Così “si va a fare i muscoli” senza uno specifico obiettivo da raggiungere: l’ipertrofia muscolare non serve più a vincere una medaglia o a battere un record, ma ad alimentare il proprio narcisismo. Al di fuori di un contesto sportivo, quindi, l’allenamento ha l’unico scopo di “abbellire” l’estetica del corpo e, di conseguenza, esaltare l’ego di chi ne fa bella mostra.

Chi pratica arti marziali ha familiarità con il concetto di allenamento quotidiano: sono molti gli aspetti da curare, dalla tecnica alla resistenza fisica, dall’elasticità all’esplosività, dalla concentrazione al condizionamento, e così via… Fino ad arrivare alle pratiche meno comuni, legate al mondo della meditazione e a quello del “lavoro sull’energia”, o Qi Gong (氣功), strettamente connesso con la respirazione. In ogni caso, per tutti i praticanti la muscolatura è una conseguenza dell’allenamento costante, non la meta da raggiungere.

Questo processo di addestramento a 360 gradi non è necessariamente finalizzato ad un incontro sul ring, anzi: molte scuole tradizionali praticano con l’unico scopo di conoscere se stessi e superare i propri limiti, mantenendo contemporaneamente il corpo in salute e la mente serena.

Il luogo comune delle arti marziali come sinonimo di violenza è ormai sfatato, e anche il “combattimento sportivo” ingloba molte varianti e significati, ma entrambi gli argomenti necessitano di una trattazione troppo ampia per essere inserita qui.

 

Allenare la volontà

Quale che sia la finalità pratica di una scuola di arti marziali, l’analisi solleva un’altra questione di cruciale importanza: l’allenamento della “volontà”.

Cosa accade se, lasciando da parte ego, competizioni sportive ed estetica, gli sforzi quotidiani vengono orientati verso un nuovo obiettivo? Noi stessi, i nostri limiti e le nostre paure.

Non occorre organizzare un combattimento per mettersi nella condizione di dover superare un ostacolo: ci pensa la vita a proporci tutte le difficoltà di cui abbiamo bisogno!

Nella società contemporanea non c’è bisogno di essere avventurieri o praticanti di sport estremi per trovarsi di fronte alla sfida più grande: la sopravvivenza. L’evoluzione (diciamo così…) ha fatto sì che gran parte delle persone vivano nella costante paura di ammalarsi e morire.

In tale circostanza la forza di cui disponevamo si è rivelata completamente inadeguata. L’avversario è invisibile, per i più inconoscibile, e le discipline apprese sembrano inutili davanti al suo potere. Allora la nostra mente diventa vittima della paura, e l’istinto di sopravvivenza, alimentato dal bombardamento mediatico, ci fa alzare barriere invalicabili attorno alla nostra presunta zona di comfort. La proiezione pessimistica del terrore, scaturito dall’ignoranza (nel vero significato del termine), si manifesta in visioni catastrofiche del futuro, che alimentano l’eggregora in grado di concretizzarlo…

Senza perderci nei meandri del misticismo, della fisica quantistica o dell’epigenetica, è in queste condizioni di “rischio” che il desiderio di sopravvivere dovrebbe spingere l’adepto della “Via del risveglio” ad allenare la propria volontà contro le sferzate del mondo contemporaneo. Non accontentiamoci della realtà che si para davanti ai nostri cinque sensi, non rinunciamo ad indagare l’ignoto, non neghiamo ancora la nostra interiorità, così ricca di potenziale inespresso da rischiare di esplodere!

La paura frena i nostri istinti, annienta i nostri impulsi animici, ci costringe ad omologarci agli standard di vita moderna… Procedere lentamente per non cadere, “far piano” per non affaticarci, coprirci per non prendere freddo.

Ed eccoci finalmente all’argomento principale: il misogi.

 

I segreti del Misogi

Nelle antiche tradizioni orientali, per sviluppare la forza è necessario mettersi alla prova attraverso esercizi fisici o mentali, in un crescendo di difficoltà. L’alternativa è sfidare un avversario. Ma se quest’ultimo non fosse un proprio simile, quanto piuttosto uno dei cinque elementi, un limite fisiologico o la potenza stessa della natura? In tal caso si tratterebbe di un vero e proprio combattimento, oppure di un modo per creare sinergia tra il proprio corpo-mente-spirito e l’ambiente in cui viviamo?

Negli ultimi secoli abbiamo assistito ad un progressivo distacco dalla natura che circonda l’essere umano, il quale ha gradualmente perso anche la capacità di percepire le energie sottili che avvolgono intimamente il nostro organismo e tutto ciò che ha vita su questo pianeta. Questa “voce” (vedi anche l’articolo sul “Buddhismo Dzog-chen”, oppure pensa alla “voce di tutte le cose”, cui accenna il famosissimo mangaka Eiichiro Oda in “One Piece”), è udibile/percepibile da chiunque sappia ascoltare, entrando nella giusta modalità d’ascolto…

Il misogi (禊, si legge “misòghi” e letteralmente può essere tradotto come “abluzione”, “cerimonia di purificazione”) è uno degli “strumenti” capaci di metterci in contatto con una parte della nostra essenza rimasta a lungo sopita sotto la coltre della mondanità. Si tratta di un rituale di purificazione giapponese, risalente alle prime forme di spiritualità, come lo sciamanismo autoctono e l’animismo che, nel sesto secolo, presero il nome di Shinto per distinguersi dal Buddhismo, appena “sbarcato” sulle isole del Sol Levante.

Secondo i miti dello Shintoismo, il primo misogi fu effettuato da Izanagi no Okami, la grande – “O” – divinità – “Kami” (神) – che creò il sistema solare, per eliminare le impurità accumulate durante la discesa nello Yomi (黄泉), il regno dei morti nipponico.

Questa religione animista politeista, dai tratti sciamanici, pone l’attenzione sulla ricerca dell’armonia in questo mondo, sia essa tra la natura e l’essere umano, che tra quest’ultimo e i milioni di Kami: spiriti, divinità, forze elementari e guardiani che permeano l’ambiente e dal piano astrale influiscono sulla nostra vita quotidiana.

Secondo le tradizioni giapponesi questa interazione viene modulata attraverso preghiere (mantra), rituali (come appunto il misogi), mandala e particolari elementi architettonici, i famosi Torii (鳥居): portali artificiali simbolo di buon auspicio aperti sul mondo degli spiriti e, per coloro che ne sono consapevoli, veri e propri accessi a differenti dimensioni vibrazionali.

Per eseguire il misogi occorre anzitutto trovare una sorgente di acqua naturale: il mare, un fiume, una cascata o un lago, anche se l’acqua corrente è più indicata per lo scopo. Quindi non resta che immergersi completamente nel luogo prescelto, di solito intorno alla metà di gennaio. È un’esperienza unica e rigenerante, durante la quale si sperimenta un’intima connessione con la natura incontaminata del luogo scelto per il misogi.

Si viene a creare una grande armonia tra il corpo ed il fiume (prima di immergersi si chiede al suo Kami di essere accettati), tra la mente e il silenzio dell’ambiente, tra le energie sottili e la circolazione del sangue… Si percepisce distintamente una forza che si sprigiona dalle profondità del proprio essere, accompagnata da una sensazione di totale controllo e serenità, ponte tra la consapevolezza e una parte ancora sopita della coscienza. Tutto ciò possiede una “componente magica” indescrivibile, che si somma ai grandi benefici fisiologici propri della crioterapia.

 

Un po’ di basi scientifiche

Quest’ultima differisce dal misogi in quanto a tempi di esecuzione e ripetitività nel lungo periodo, ma i meccanismi di integrazione corpo-ambiente e gli effetti sono basati sugli stessi principi.

Come ci spiega Wim Hof (“the iceman”!), sportivo e recordman olandese che integra le tecniche di pranayama con il tumo tibetano, un’immersione graduale e ripetuta nel tempo in acque che scendono al di sotto dei 15°C, per tempi progressivamente crescenti, aumenta le difese immunitarie e l’autocontrollo dell’individuo.

Secondo le sue ricerche, svolte presso l’università del Canada, i maggiori benefici derivano dal rilascio naturale di dopamina ed endorfine all’interno del corpo, in grado di attenuare ansia, stress e depressione. Inoltre, trattandosi di una ginnastica cardiaca e vascolare, la sua reiterazione senza shock termici porta ad un adattamento progressivo alle basse temperature, con il conseguente aumento di globuli bianchi (da qui il potenziamento del sistema immunitario) e di “grasso bruno”, che crea calore ed è presente in alte percentuali soltanto nel corpo dei neonati.

Dall’altro lato avviene una modulazione in senso negativo di macrofagi e linfociti T: questi “guardiani” del nostro corpo, deputati all’attacco delle sostanze potenzialmente pericolose in ingresso, spesso agiscono in modo sproporzionato rispetto all’entità del pericolo, provocando febbre e, nei casi peggiori, malattie autoimmuni. Una loro regolazione aiuta il nostro organismo ad emettere una risposta adeguata per ogni genere di patologia, migliorando esponenzialmente le capacità di auto-guarigione (alle quali si aggiunge l’aumento di consapevolezza e di controllo mentale) e lo stato globale di salute della persona.

Naturalmente questa esperienza richiede una preparazione adeguata, ed è sconsigliata in caso di malformazioni cardiache e anoressia. È altamente raccomandato inoltre praticarla sempre in presenza di compagni, pronti a prestare soccorso in caso di ipotermia o nell’eventualità che insorgano problemi di altra natura.

È bene tuttavia sottolineare che, evitando gli eccessi e riscaldando bene le estremità prima di immergersi, i pericoli sono davvero minimi, sebbene la paura, il pregiudizio e la scarsa conoscenza spingano molti a credere che sia una pratica nociva per la salute.

 

Preparazione ed esecuzione

Entrando nel dettaglio delle modalità di esecuzione, nella crioterapia inizialmente l’immersione deve durare meno di un minuto, in acque non troppo gelide, così che nel tempo sia possibile resistere sempre più a lungo a temperature progressivamente inferiori.

Il misogi, dal canto suo, viene effettuato una sola volta l’anno, ma non per questo può essere fatto con leggerezza. Anche se l’immersione completa dura pochi secondi, la temperatura di alcune sorgenti montane in pieno inverno scende fino ad 1°C, specialmente se il corso d’acqua deriva dallo scioglimento delle nevi in quota.

È bene quindi seguire le seguenti regole per tutta la settimana che precede l’esecuzione dell’antico rito:

  • Evitare carne, alcolici, zuccheri, derivati di farine raffinate e caffè;
  • Totale astinenza sessuale;
  • Bere molta acqua (è consigliato un bicchiere di acqua calda con limone, ogni mattina appena svegli, ma soltanto se non crea fastidi intestinali) e, se piace, tè verde;
  • Aumentare il consumo di verdure, di semi oleosi e di legumi;
  • Dormire presto, subito dopo aver stabilito l’obiettivo del giorno successivo;
  • Praticare almeno 20 minuti di meditazione al giorno, e altrettanti di esercizi di respirazione, che saranno descritti nei prossimi video sui miei canali social;
  • Aumentare l’attività fisica, anch’essa quotidiana;
  • Evitare pensieri negativi o inutili, conflitti e situazioni stressanti;
  • Stabilire quale aspetto di “Sé” purificare attraverso il misogi;
  • Il giorno del misogi, arrivare al momento dell’immersione completamente a digiuno.

In fase preparatoria e durante l’immersione è necessario conoscere alcune tecniche di respirazione diaframmatica, tratte ad esempio dai già citati tumo tibetano o pranayama, di derivazione yogica; risultano di estrema utilità anche il Qi Gong cinese e la trattenuta dei bandha, anch’esso un esercizio che trova i suoi natali tra le tradizioni indiane.

Il tumo consiste in un insieme di tecniche di meditazione, visualizzazione e respirazione che gli antichi monaci himalayani utilizzavano per sviluppare calore dall’interno del proprio corpo, grazie al quale potevano resistere a lungo, completamente nudi, alle rigide temperature delle montagne.

Per quanto riguarda il pranayama, le tecniche volte a prolungare l’espirazione agiscono sul sistema parasimpatico, antagonista del sistema simpatico (che secerne adrenalina), facendo sì che il corpo si mantenga rilassato anche se sottoposto a stress estremi, risparmiando così energia e rallentando il sopraggiungere – in questo caso – dell’ipotermia. Ne consegue anche un miglioramento delle prestazioni atletiche, poiché infatti gran parte della dispersione dell’energia avviene attraverso l’affanno respiratorio, a sua volta favorito dalla secrezione di adrenalina.

Una respirazione calma e controllata favorisce il rilascio di acetilcolina, un importantissimo neurotrasmettitore deputato, appunto, alla regolazione del sistema parasimpatico: in questo modo si riesce a svolgere un’azione antagonistica nei confronti del sistema simpatico, impedendo gli eccessi di adrenalina. Fino a venti anni fa la scienza riteneva impossibile questo controllo volontario su entrambi i sistemi.

In ogni caso, se al momento del “faccia a faccia” con il fiume per qualche ragione l’istinto suggerisce di non entrare in acqua, allora dobbiamo assolutamente ascoltarlo!

L’immersione non è l’unico modo per raccogliere i benefici di questa esperienza. Il percorso di crescita personale è scandito da tappe che differiscono da individuo a individuo, e non dobbiamo avere fretta di svolgere un determinato compito. Citando il Buddha storico: “Il cambiamento deve essere volontario e non imposto.” La preparazione, la purificazione fisica, il mindset mantenuto per un’intera settimana ed il focus sui propri obiettivi costituiscono già un enorme arricchimento per la propria persona.

 

Un’ultima riflessione

Per concludere, al di là dei tecnicismi, imporre al proprio corpo e alla propria mente una sfida di questo tipo presuppone una grande forza di volontà. Come abbiamo già visto (articolo “Il potere della forza di volontà tra presente e passato”), la volontà è un “dare-fare per ricevere”: orientando la nostra determinazione verso il raggiungimento di specifici traguardi, non facciamo altro che ampliare e riempire il serbatoio di questa forza primordiale. Una volta a disposizione, possiamo farne l’uso che vogliamo, dirigendo questo immenso potere a piacimento, per conseguire qualunque tipo di risultato… Un esito importante quasi quanto quello di migliorare la propria salute!

In quanto all’imparare ad “ascoltare”, ci sarebbe moltissimo da dire. L’essere umano è per natura l’unico animale non sintonizzato sulla frequenza d’ascolto (8-10 Hz circa, frequenza alla quale, guarda caso, funziona gran parte del sistema immunitario). Noi elaboriamo continuamente informazioni, e tale analisi/aggressione/sopravvivenza è uno stato di coscienza del tutto incompatibile con la percezione.

Per quanto inflazionata, la meditazione è un ottimo strumento per porsi in uno stato d’ascolto, e ai miei studenti consiglio sempre di farlo con la musica… Lo so, sembra un controsenso, ma in realtà è un suggerimento: non è con le orecchie che dobbiamo ascoltare!

Il nostro corpo, il nostro respiro, i nostri campi elettromagnetici hanno un loro modo di comunicarci il nostro stato di salute psicofisica ed energetica, ma non è studiando sui libri che è possibile accedere a queste conoscenze. Non esiste un vocabolario, almeno non nella nostra lingua, quindi l’unica modalità di accesso rimane l’esperienza diretta.

Già, ma…“esperienza diretta” di cosa?

 

Sull’ammalarsi…

Escludendo gli ultimi due anni di storia (per ovvi motivi), voglio porre l’attenzione sull’idea che ci siamo fatti delle cause di una qualsiasi malattia. Non parlo per coloro che hanno una formazione medica universitaria, o che sono professionisti del settore… Mi rivolgo piuttosto alle persone comuni, che possiedono conoscenze vaghe e di circostanza.

Che sfortuna, quest’inverno si è ammalato molte volte.

In questa stagione prende sempre il raffreddore, invece sua sorella niente, sebbene facciano le stesse cose!

Che fortuna, mi sono ammalato, salterò la scuola!

Chiunque ha sentito almeno una di queste frasi e, tirando le somme, ne possiamo dedurre che, al di là di virus e batteri, l’insorgere di una patologia è attribuito generalmente al caso!

Perché colpisce una persona piuttosto che un’altra? Per quale motivo nella stagione invernale sono più ricorrenti? È ovviamente il caso dei malanni stagionali… Che dire, però, di cancro, malattie autoimmuni e psicopatologie?

La scienza occidentale cerca le sue risposte con tecnologie avanzate e potenti microscopi, tuttavia, complete o incomplete che siano, tali risposte rimangono inaccessibili all’uomo comune: come quantificare un virus? Cos’è il “sistema immunitario”? Come lavora effettivamente un nervo? Potremmo continuare all’infinito… Nonostante definizioni ed esperimenti di laboratorio, i nostri cinque sensi – gli unici strumenti d’indagine a disposizione delle masse – sono inadeguati per poter accedere quantitativamente e qualitativamente allo stato di benessere generale del corpo umano.

Neppure la medicina orientale fornisce una soluzione a questo ostacolo: MTC e Ayurveda sono comunque conoscenze riservate ad una stretta cerchia di studiosi. Per i più è praticamente impossibile assimilare sufficienti nozioni per poter applicare i principi al proprio corpo. E allora?

Possibile che l’unico sistema sia quello di affidarsi ad un “esperto esterno”?

Di “esperti” ce ne sono molti… Ma – e qui torniamo al presente – è ormai chiaro a tutti quanto siano determinanti e sicuri di sé…

Di conseguenza il dubbio fa piombare di nuovo la mente nell’insicurezza e nella superstizione (sì, anche nel 2022…), e gli sforzi fatti fino ad oggi vengono spazzati via dalla facilità con la quale l’origine di una patologia può essere attribuita alla sfortuna.

Forse allora la risposta risiede nel recuperare strumenti che travalicano i cinque sensi. La materia fisica (sulla quale si basa ciò che noi chiamiamo “scienza empirica”) costituisce il 4% di ciò che esiste nell’universo, il restante 96% è composto da energia e materia oscura… Di quel 4%, il 3,6% è idrogeno ed elio.

I nostri cinque sensi si aggrappano allo 0,4% del reale… Non serve tirare in ballo l’occultismo o la magia per capire che, come affermò lo psicologo e filosofo William James, “i fuochi del nostro io sono spenti, siamo frenati in ogni nostra azione.”

C’è un unico modo per sfuggire alla gabbia del “visibile”: ascoltare l’invisibile. Basta con la teoria, con i dibattiti filosofici e con la cieca – e inutile – fede nell’inconoscibile. È il momento di imparare ad ascoltare “il sottile”, e nessuno può insegnarlo meglio dell’esperienza diretta.

Il misogi sarà solo un primo passo verso una maggiore consapevolezza di sé, che travalica i luoghi comuni e le aspettative teoriche. Come strumenti per affrontare l’esperienza, condividerò con voi alcuni esercizi di respirazione, ai quali abbiamo già accennato. Il resto… It’s up to you!

Che l’avventura inizi! Senza aspettative né impazienza, ma con determinazione e disciplina… A volte basta conoscere la domanda per intuire di possedere già la risposta!

Buona preparazione a tutti, e non perdete gli aggiornamenti sulle metodologie di allenamento fisico, mentale ed energetico!!!

 

 

Roberto Fagnani

COACH DI GUERRIERI MODERNI E CONSULENTE DI VIAGGI INTERIORI

Coach di crescita personale per scoprire te stesso attraverso metodi non convenzionali: Arti Marziali orientali, libri, viaggi e antiche scienze spirituali.

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