Quest’anno per Natale abbiamo deciso di regalarvi un’esperienza di meditazione e relax, tratta dalle antiche discipline orientali!!!
Sabato 18 dicembre, dalle ore 10:00 alle ore 11:30, presso il centro Blue Move [Via Voltella n°115, Sinalunga (SI)], vi offriamo una lezione di Qi Gong e meditazione, integrati con la “danza” della Noguchi Taiso e con le tecniche base del Pranayama e del KungFu Tradizionale!
La lezione è aperta a tutti i livelli e le età, quindi non mancate!!! Per gli amici più lontani sarà disponibile anche la diretta streaming!
[Causa normative vigenti e distanze di sicurezza, è gradita la prenotazione.]
Nei seguenti paragrafi verranno illustrate brevemente le tecniche che andremo ad esplorare insieme, buona lettura!
Il Qi Gong
Il Qi Gong (氣功, Pinyin: Qì Gōng) è un termine cinese traducibile come “lavoro sull’energia interna”, inteso come l’insieme di pratiche marziali, meditative e respiratorie volte al mantenimento della salute e del benessere psicofisico.
Può essere sia statico, cioè protraendo nel tempo una specifica postura e abbinandovi determinate visualizzazioni e tecniche respiratorie, che dinamico, la cui forma assume i connotati del più conosciuto Tai Chi Chuan.
Entrambe le modalità sono finalizzate all’attivazione, allo sviluppo e alla corretta circolazione del Qi (氣, Pinyin: qì), l’energia vitale – o bioelettricità – che circola all’interno del nostro organismo secondo la Medicina Tradizionale Cinese (MTC).
A seconda del background culturale di provenienza, tale energia può essere intesa come il “respiro dell’universo” e la forza vitale che collega gli elementi del corpo umano e ne regola il funzionamento, oppure come il campo “bioelettromagnetico” che avvolge l’intero organismo umano (assumendo la famosa forma toroidale) e ne compenetra ogni sua singola cellula.
Quale che sia l’interpretazione scelta dal singolo praticante, il Qi Gong aiuta a stabilizzare il proprio assetto posturale, a rafforzare la muscolatura strutturale (più duratura rispetto a quella ipertrofica) e a regolare il ritmo respiratorio, portando l’attenzione sul baricentro del corpo attraverso l’utilizzo consapevole del diaframma.
Sebbene occorra molto più di un breve paragrafo per spiegare in modo esaustivo un simile argomento, è possibile approfondire le teorie inerenti l’energia interna a questo link, mentre più essere utile sapere che una pratica costante del Qi Gong, tra i vari benefici, comporti il raggiungimento del cosiddetto “stato di tranquillità”, caratterizzato da onde cerebrali sincrone, riduzione del 16% del consumo di ossigeno nel cervello, livello metabolico di noradrenalina intorno al 60% rispetto all’ordinario, predominanza di pensieri concreti scaturiti dalle percezioni sensoriali e distrazioni ridotte al minimo.
Nessun libro comunque può dare un termine di paragone quanto un’ora di pratica in prima persona!
La Meditazione
Questo termine purtroppo è stato vittima della sua stessa fama, cresciuta a dismisura negli ultimi decenni. Approdata sulle nostre sponde senza dubbio dopo un lungo viaggio dall’Oriente, quest’idea ingloba molti concetti, tra i quali il sedersi ad occhi chiusi e lasciarsi trasportare verso dimensioni superiori dell’essere, dove la mente non è più incatenata dalle dinamiche dualistiche della razionalità e l’Io si manifesta in ogni sua personalissima sfaccettatura…
Tutto ciò affascina l’occidentale intrappolato nella routine quotidiana, regalandogli le sfumature de “Le mille e una notte”, accompagnandolo tra i mistici perduti sulle montagne Himalayane e gli asceti indiani avvolti in mantelli color zafferano, intenti a contemplare l’alba e l’origine della vita sulle rive del Gange.
Al di là del romanticismo ormai legato a questo termine, tuttavia, meditare significa effettivamente sedersi in silenzio, ma subito dopo questa “partenza” la strada si dirama in infinite possibilità, una per ciascun “viaggiatore”.
Per farla breve, è impossibile parlare di meditazione in poche parole, così come è impossibile insegnare a meditare. Si può tuttavia aiutare a ritrovare la capacità di ascoltare ed ascoltarsi, facoltà che abbiamo perso da molto tempo. Chiudere gli occhi e volgere l’attenzione verso la propria interiorità è il primo passo di un lungo cammino, ed è per questo che sono solito iniziare dalle tecniche che il lama Ngakpa Chӧgyam raccoglie sotto il nome di Sci-ne, che in tibetano significa “non rimanere coinvolti”.
Escludere il chiacchiericcio interiore, i pensieri ossessivi, le preoccupazioni e le proiezioni, concentrando l’attenzione sul qui ed ora, sull’istante presente, che in fin dei conti è tutto ciò che costituisce la realtà…
Dal silenzio scaturisce poi una visualizzazione, che può essere guidata dalla nostra consapevolezza fino a dar vita alle più svariate forme: il “Giardino Sacro” delle culture sciamaniche, il palazzo della memoria dei monaci gesuiti, lo stato di “Stong pa nyid” del buddhismo Dzogchen (o “vuoto perfetto”) e così via… Partire dalla mente per superare la mente, attraverso forme di “allenamento ideomotorio” utili sia per il corpo che per lo spirito.
Ma, ancora una volta, nessuna spiegazione può sostituire l’esperienza diretta!
La Noguchi taiso
Questa tecnica è una ginnastica (“taiso”, per l’appunto, in giapponese) elaborata dal signor Michizo Noguchi (1914-1998), professore di educazione fisica a Tokyo. Sconvolto dagli orrori della seconda guerra mondiale, Mr. Noguchi sfiorò il gesto estremo del suicidio. Fu la consapevolezza di possedere un corpo, una fisicità tangibile, a far sbocciare di nuovo in lui la percezione della vita. Avere un peso, essere soggetto alla forza di gravità, erano una prova della sua esistenza come persona, in un mondo ricoperto di macerie.
Iniziò così ad esplorare il movimento, libero da forme e schemi precostituiti, “…come se il corpo umano altro non fosse che una sacca d’acqua, all’interno della quale fluttuano ossa, muscoli e viscere.”
Creare forza divenne allora uno spreco: era perentorio lasciar andare il controllo, lasciar fluire i movimenti in modo naturale e armonico… Queste furono le sue nuove linee guida, che lo condussero a “danzare” sulla spinta della forza di gravità, mentre ogni catena cinetica articolare trovava la perfetta coordinazione.
Tali movimenti sono ripresi da moltissime arti marziali moderne e antiche, spesso inconsapevolmente, ma con risultati strabilianti. È l’armonia che vince sulla forza bruta, la grazia contro la meccanicità, la gentilezza che sovrasta la violenza… Impossibile non ripensare al motto del grande artista marziale e filosofo Bruce Lee: “Be water, my friend!”
Il Pranayama
Il Pranayama è un termine sanscrito che comprende tutti gli esercizi propri dell’arte della respirazione, volti al “controllo della mente e dell’intera coscienza umana”. Questo controllo della respirazione, oltre ad insegnarci diverse modalità per “immettere aria ed energia – prana – nell’organismo”, include esercizi che influiscono sulle energie fisiologiche e neurali, così come sulle attività psichiche e cerebrali (ampliamento della memoria, controllo delle emozioni, ecc.).
Come per il Qi Gong, l’attenzione sul baricentro e la respirazione diaframmatica sono le fondamenta di questo un metodo millenario, così come il controllo dell’energia interna chiamata prana – il corrispettivo indiano del qi cinese – e la sua circolazione all’interno dei famosi Chakra.
Il Pranayama è la struttura portante dello Yoga, ma rischiamo di perderci in un dedalo di tradizioni antiche quanto l’umanità… In questi casi è meglio lasciar perdere la troppa teoria, e partire dall’essenza dell’esercizio: “il controllo del respiro, della mente e dell’intera coscienza umana, che sta alla base della cognizione e della consapevolezza.”
Il Kung Fu tradizionale
Non mi dilungherò molto sull’arte marziale più famosa del pianeta. Il Kung Fu è nato in Cina molti secoli fa, anche se alcuni ne attribuiscono l’origine al monaco indiano Bodhidharma, giunto presso il monastero Shaolin all’inizio del sesto secolo.
Sono molte le teorie in proposito, e spesso la storia si confonde con la leggenda… Ma, come ben sappiamo, le più grandi tradizioni del globo tendono ad affondare le radici nel mito, in un luogo così antico e misterioso da non poter essere mai completamente svelato. In questo modo le origini di una tradizione possono lecitamente rimanere dubbie, forse terrene, forse divine… Per l’Oriente questo luogo è l’India, terra di divinità e magia, di leggende e idiomi scomparsi, culla della vita e della civiltà.
Quale che sia la sua origine, il Kung Fu si è sviluppato in una miriade di stili, e attraversando il mare ha gettato anche le fondamenta del Karate nipponico.
Shaolin, Tang Lang, Hun Gar, Wing Chun, Meihua, Baguazhang, Zhan Zhuang, Da Chen Quan, Qi Gong… Mi fermo qui. Ogni stile ha una sua peculiarità, un suo metodo, e in ultima analisi esprime un aspetto della nostra identità.
Il mio insegnamento cerca di stimolare il singolo praticante a trovare la propria identità attraverso il movimento, non a conformarsi ad uno stile prestabilito. Andremo quindi ad osservare quanto di meglio hanno da offrirci questi stili, senza cristallizzare la nostra “espressività” in uno in particolare, ma facendo sì che ci aiutino ad esprimere al meglio le nostre potenzialità.
Il corpo è il nostro strumento principale, e ogni geometria che esso forma ha una sua specifica frequenza vibratoria. Saremo in grado di districare dal nostro bozzolo il filo di seta che conduce alla nostra identità, alla nostra essenza? Soltanto pratica, volontà e determinazione potranno rivelarcelo, a patto di vincere i dubbi e metterci in gioco, senza aspettative né preconcetti, ma con lo stesso senso di meraviglia che ci insegnano i bambini..!
Vi aspetto all’evento di sabato 18 dicembre!!!
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